«La quindicenne era consenziente» Il giudice non gli crede, resta in cella
Violenza in spiaggia, convalidato l’arresto. Il Comune di Jesolo parte civile
Lui ha dato la sua «verità», lei non gli ha creduto e l’ha tenuto in carcere. Mohamed Gueye, il 25enne senegalese accusato di aver violentato una 15enne triestina in spiaggia a Jesolo alle 4 di notte di giovedì scorso, ha risposto per un’ora e mezza alle domande del gip Roberta Marchiori e ha ammesso che quella sera ha avuto un rapporto sessuale con la giovane. «Ma lei era consenziente», è stata la sua giustificazione. Il giudice Roberta Marchiori, in questa prima fase, però, ha convalidato il fermo di Gueye e ordinato che resti in carcere, come aveva chiesto il pm Massimo Michelozzi.
Un primo punto a favore delle indagini della squadra mobile di Venezia guidata dal dirigente Stefano Signoretti, che in 36 ore aveva risolto il caso: l’arresto dell’uomo è infatti stato disposto dalla procura alle quattro del pomeriggio di venerdì ed eseguito poco prima di mezzanotte nell’ascensore dell’ostello A&O di Mestre. Ma il difensore di Gueye, l’avvocato Jacopo Stefani, non molla e sta già valutando il ricorso al tribunale del riesame. «Io ritengo che ci siano i presupposti - spiega La sua ricostruzione è stata più in linea con gli elementi d’indagine rispetto a quella data dalla persona offesa».
Gueye ha raccontato di aver conosciuto la quindicenne all’interno del locale Gasoline di piazza Mazzini a Jesolo e che da lì erano usciti poco dopo le 3 di notte per andare assieme in spiaggia. La giovane era infatti a Bibione con i genitori in vacanza, ma quella sera aveva ottenuto il permesso per una serata di divertimento con un gruppo di amici più grandi. Fin qui il racconto è riscontrato anche dal- le immagini di quelle telecamere della piazza che poi sono servite a identificare il presunto stupratore: nei video infatti si vedono i due abbracciati, che si dirigono verso la battigia. A quel punto però le versioni divergono: la ragazza ha infatti detto di essere stata violentata, mentre il giovane sostiene che lei era d’accordo. La parola dell’uno contro quella dell’altro ed è per questo che saranno fondamentali alcuni riscontri oggettivi, visto che in caso di consenso non ci sarebbe neppure il reato, che scatta solo sotto i 14 anni. La procura potrebbe disporre nei prossimi giorni l’esame del Dna, mentre la ragazzina è già stata visitata dal pronto soccorso ed avrebbe dei segni compatibili con la violenza oltre a una graffio sul braccio. L’uomo ha poi raccontato che si era allontanato non per abbandonare la ragazzina, ma per andare a prendere qualcosa da bere. Al suo ritorno però avrebbe visto le sirene della polizia e sarebbe scappato, visto che aveva in tasca uno spinello e vista la sua condizione di irregolare sul territorio nazionale: il suo permesso di soggiorno era infatti scaduto nel 2015 e visti alcuni precedenti per furto non avrebbe potuto rinnovarlo. Nel 2017 era stato anche destinatario di un provvedimento di espulsione, bloccato però perché aveva avuto un figlio con una donna italiana, anche se pare che non avesse ancora formalizzato una richiesta di rinnovo. «In un Paese civile è possibile che un individuo con questi precedenti giri indisturbato?», ha ribadito ieri su Twitter il governatore del Veneto Luca Zaia. «Contro gli stupri servono leggi più severe e certezza della pena. Espellere chi commette un crimine così orribile», dice il consigliere regionale del Pd Claudio Sinigaglia.
Ieri il Comune di Jesolo ha annunciato che si costituirà parte civile nell’eventuale procedimento ai danni di Gueye, per solidarietà alla vittima e alla sua famiglia e visto il danno d’immagine per una località che vive di turismo. «Una scelta non solo giusta ma doverosa - ribadisce il sindaco Valerio Zoggia - Intendiamo rispondere con forza a questo episodio odioso: dietro al provvedimento non c’è solo l’amministrazione ma tutti i cittadini che sono stati colpiti dalla vicenda. Desideriamo sottolineare il nostro massimo impegno per garantire, ogni giorno, la sicurezza di tutto il territorio. Su questa linea siamo determinati».