La dedica di Tomovic ad Astori l’unica cosa bella del Chievo
Allarme rosso. La fase difensiva balla e dichiara la sconfitta più pesante di sempre, il 6-1 della Fiorentina, mentre quella offensiva produce a strappi.
Il modulo, 4-3-3, è quello giusto? Domanda sul tavolo. Come l’altra, più attinente al lato psicologico: cos’ha spento il Chievo nel secondo tempo del Franchi e quanto pesa sulla testa dei giocatori il processo sportivo per le plusvalenze? Primi 180 minuti del campionato più delicato da dieci anni a questa parte, la Juventus passata a fatica (ma tanti gli sciupi di Madama), la Fiorentina quasi in pantofole e già un pieno d’interrogativi che agita – basta farsi un giro dei social – i tifosi della Diga.
Premessi l’ostilità del calendario e quel mese di tempo che Lorenzo D’Anna aveva fissato alla vigilia dell’esordio come tempo da concedere al suo nuovo Chievo, l’impegno casalingo di domenica sera con l’Empoli diventa un primo svincolo da non sbagliare. Specie dopo il cappotto di Firenze. Una serata il cui unico momento di luce è stata la dedica di Tomovic ad Astori, gol (quello del momentaneo 4-1) sguardo all’insù e dita a formare il numero 13 in ricordo dell’ex compagno di squadra e capitano viola scomparso il 4 marzo scorso.
Una serata che appesantisce il Chievo sia per il ko di Cacciatore in fascia (da valutare) sia per quello di Hetemaj in mediana, lui che per una frattura composta di una costola tornerà a disposizione dopo la sosta dell’8 e 9 settembre. Zero punti, il bilancio andava messo in conto. Già nove gol subiti, però: tre dalla Juve, e potevano essere di più, addirittura 6 dai viola.
Questo primo Chievo concede molto. Se la Juventus aveva tirato in porta 11 volte, la Fiorentina è arrivata a 15 di cui 13 tentativi da dentro l’area. Avversari d’altro livello, certo, ma si notano falle (specie su palla inattiva). Risponde, almeno, il Chievo? Non molto. Tra centrocampo e attacco, aspettando Obi, la perdita del connettore Castro si sente. Con la Juve, due tiri in porta. Con la Fiorentina, tre (e Stepinski ha sprecato).
Da un lato, la domanda sul 4-3-3. Dall’altro, il dato oggettivo di un mercato che non ha inciso sulle due posizioni scoperte. Un terzino sinistro puro in alternativa a Jaroszynski non c’è, anche a Firenze era previsto l’adattamento di Cacciatore, il cui infortunio però ha spedito il polacco nell’undici. Lo stesso discorso vale per un centrocampista che replichi coperture e inserimenti di Castro. Va anche detto che per D’Anna, adesso, c’è da «lavorare psicologicamente». Il Chievo gli era piaciuto contro la Juve per non aver mollato mai e gli è piaciuto per un tempo a Firenze.
Dopodiché, al Franchi, nella ripresa «si è spento qualcosa». Un episodio ch’esce dal seminato atletico e tattico per investire l’aspetto mentale. E qui sorge spontaneo collegarsi al processo sportivo. Alla prima richiesta della procura Figc, -15 sulla stagione scorsa cioè retrocessione, la botta emotiva per la squadra, in ritiro, fu forte. Poi quel processo sportivo è andato in soffitta per un errore di forma e adesso, il 12 settembre, si aprirà il secondo con la nuova richiesta della procura Figc. Il Chievo non rischia più la B ma una penalizzazione su questo campionato. E il rischio è che il pensiero, a quella situazione, ci corra.