Corriere di Verona

Henderson ci crede «L’Hellas vincerà, serve solo tempo»

Il centrocamp­ista scozzese: «Con il Padova non ho reso come avrei voluto. Il Verona? Qui per Grosso»

- Matteo Fontana

Domenica, con il Padova, la sua prova è diventata presto sofferta: «Non sono contento di quel che ho fatto, non ho reso per quanto volevo», ammette Liam Henderson. Ma se è vero com’è vero che a Bari l’avevano soprannomi­nato – non poteva che essere così, data l’origine scozzese – Braveheart (con la connotazio­ne specifica dei «piedi brasiliani»), al giocatore dell’Hellas il cuore di certo non manca, né il desiderio d’immediato riscatto, che viene da sé: «Occorre tempo per essere al meglio. Questa è una squadra rinnovata, ma è anche e soprattutt­o forte. Tra non molto raggiunger­emo il livello a cui puntiamo», assicura.

Il Verona, su di lui, ha investito forte. Contratto quadrienna­le, per Henderson, sottratto a una folta concorrenz­a dopo il crac del Bari. Tony D’Amico, ds gialloblù, ha «bruciato» in volata, in particolar­e, la Fiorentina, sorprenden­do, con un robusto sprint, degno del miglior Elia Viviani, un corsaro dei mari del mercato come Pantaleo Corvino. L’asso nella manica, d’altronde, il Verona ce l’aveva in panchina: «Fabio Grosso mi ha allenato a Bari. Avevo delle altre offerte, ma dopo sei mesi dal mio arrivo in Italia non era nelle mie intenzioni cambiare tutto. Ho scelto la continuità: per questo ho deciso di ripartire con un tecnico che conosco e che mi conosce. Inoltre il direttore D’Amico mi ha chiarito le ambizioni del club. Verona è una realtà storica, e per tutti questi motivi ho scelto di passare all’Hellas».

L’inizio è stato in altalena. In Coppa Italia, dopo aver travolto la Juve Stabia (con Henderson protagonis­ta con due assist prelibati trasformat­i in gol da Pazzini e Di Carmine), c’è stata la sconfitta, con eliminazio­ne incorporat­a, di Catania. Poi, il pareggio in trincea col Padova. Henderson sospira e fa: «Siamo solamente all’inizio. Come in ogni posto, c’è bisogno di prendere confidenza, di maturare. Guardate anche quel che succede in Inghilterr­a: il Manchester City, che è un gigante mondiale, è stato fermato dal Wolverhamp­ton. Il mio è un esempio, ovvio, ma serve per dire che non c’è mai nulla di scontato. Il Catania è stato un avversario duro, di fatto una squadra di Serie B. Il Padova ha giocato bene, in modo aggressivo, con notevole forza fisica. Tuttavia sappiamo che questo Verona vale molto. Lo dimostrere­mo». E se la ricetta presentata da Henderson è tanto minimale quanto pratica («Il lavoro è la via da percorrere», dice), per vedere l’Hellas fare passi avanti a velocità sostenuta proprio il ruolo del centrocamp­ista scozzese, che ha in Steven Gerrard il mito personale, è rilevante: «Ho imparato a muovermi in più posizioni, a seconda delle esigenze che stabilisce il tecnico. Mi piace portare palla e giocarla, per questo apprezzo il calcio italiano, che ti consente di crescere sul piano delle conoscenze tattiche, di migliorart­i. L’impostazio­ne che ho è questa, e in Scozia l’ho appresa da Miodrag Krivokapic, che mi ha formato nelle giovanili del Celtic Glasgow. Un tecnico montenegri­no, che ha avuto esperienze internazio­nali, da cui ho ricevuto molti insegnamen­ti utili». Ecco, quindi, un «Hendo» che è una miscela di atletismo britannico, di estro slavo e di acutezza italiana. Ecco, ancora, che attorno a lui ruota molto dell’idea del Verona che Grosso vuole plasmare e che, per adesso, è in laboratori­o: «Con l’unione che abbiamo tra di noi potremo vincere, ricordando sempre come non ci sia nulla di agevole – prosegue Henderson –. La squadra più forte che abbia affrontato in Italia è il Palermo: aveva tutto per essere promossa e invece è rimasta in B. Con Grosso c’è tutto per fare il salto di qualità».

La certezza Tra non molto il Verona raggiunger­à il livello a cui punta

L’unità

Con l’unione che abbiamo tra giocatori possiamo vincere

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In azione Liam Henderson, scozzese, al debutto contro il Padova

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