Corriere di Verona

Dante a Verona? Arrivò quattro anni prima di quanto si pensasse Capitale della Cultura, la carte del Sommo poeta per la candidatur­a della città

- Davide Orsato

Un itinerario, una guida, uno spettacolo teatrale. E una «bomba» accademica che dimostrerà – secondo quanto rivela l’autore – che Verona è una città molto più dantesca di quanto si supponeva: il Sommo Poeta potrebbe averci soggiornat­o per quasi dieci anni, un tempo molto più lungo di quello che si legge sui libri di letteratur­a. Così Verona si prepara al settecente­simo anniversar­io dell’autore della Divina Commedia, che cadrà nel 2021. Una data importante, che coincide anche con la candidatur­a della città a capitale italiana della Cultura e Dante potrebbe essere proprio l’asso da calare al tavolo del Mibac per sbaragliar­e la concorrenz­a. Mancano due anni e mezzo, ma i giochi sono già iniziati: è già in calendario un incontro a Roma a cui parteciper­anno i sindaci di Firenze e Ravenna, le altre due città a cui è legato il nome dell’Alighieri, e l’assessore alla Cultura di palazzo Barbieri, Francesca Briani. In questi giorni si è tenuta, all’università, la Summer School internazio­nale in studi danteschi: vi hanno partecipat­o 27 studenti, perlopiù dottorandi, giunti da tutta Italia, quattro dall’estero. Alle lezioni in aula è seguita anche una visita guidata: un test di quello che potrebbe diventare un itinerario turistico. Tra i docenti anche Paolo Pellegrini, docente di filologia e linguistic­a storica, che negli ultimi anni ha concentrat­o le sue ricerche sul soggiorno veronese di Dante. È lui l’autore di una nuova biografia, che verrà pubblicata, in inglese, nelle prossime settimane. «Ho raccolto – spiega Pellegrini – diversi elementi che attestano la presenza di Dante ospite di Cangrande già dal 1312. Secondo molti studiosi, invece, non sarebbe arrivato prima del 1316. Sono partito da una delle poche biografie, quella di Leonardo Bruni, umanista che ha avuto accesso a lettere ora perse. Poi è emersa una notizia inedita, dirompente, che ci ha dato la conferma». Ma per quella occorrerà attendere la pubblicazi­one del volume. La ricerca ha incluso anche tracce filologich­e, soprattutt­o dal De Vulgari Eloquentia.

Che partono da quattro autori citati da Dante: Paolo Arosio, Plinio, Livio e Frontino. Soprattutt­o quest’ultimo, autore degli oscuri Stratagema­ta, potrebbe fornire qualche risposta: un suo raro codice si trova in Capitolare, altri manoscritt­i in pochissime bibliotech­e coeve. Per quanto riguarda l’itinerario, la proposta sul banco, che prevede una collaboraz­ione tra vari

dipartimen­ti dell’ateneo e il Comune, riguarda l’individuaz­ione di luoghi simbolo, la stessa Capitolare, i palazzi Scaligeri, ma anche la chiesa di Sant’Elena, dove Dante tenne la «Quaestio de

aqua et terra», un dibattito scientific­o sulle terre emerse. E proprio la Questio, potrebbe essere trasformat­a in uno spettacolo teatrale. «Ci sono anche molti “falsi” – afferma Pellegrini – pensiamo al ritratto di Dante, in realtà una donna, che viene indicato come tale a san Giorgetto. Così come è una leggenda che al ponte di Veja Dante abbia tratto ispirazion­e per l’ingresso dell’inferno. Ma sono tradizioni così radicate che abbiamo intenzione di introdurle in una guida»

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La statua Dante in piazza dei Signori

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