Dante a Verona? Arrivò quattro anni prima di quanto si pensasse Capitale della Cultura, la carte del Sommo poeta per la candidatura della città
Un itinerario, una guida, uno spettacolo teatrale. E una «bomba» accademica che dimostrerà – secondo quanto rivela l’autore – che Verona è una città molto più dantesca di quanto si supponeva: il Sommo Poeta potrebbe averci soggiornato per quasi dieci anni, un tempo molto più lungo di quello che si legge sui libri di letteratura. Così Verona si prepara al settecentesimo anniversario dell’autore della Divina Commedia, che cadrà nel 2021. Una data importante, che coincide anche con la candidatura della città a capitale italiana della Cultura e Dante potrebbe essere proprio l’asso da calare al tavolo del Mibac per sbaragliare la concorrenza. Mancano due anni e mezzo, ma i giochi sono già iniziati: è già in calendario un incontro a Roma a cui parteciperanno i sindaci di Firenze e Ravenna, le altre due città a cui è legato il nome dell’Alighieri, e l’assessore alla Cultura di palazzo Barbieri, Francesca Briani. In questi giorni si è tenuta, all’università, la Summer School internazionale in studi danteschi: vi hanno partecipato 27 studenti, perlopiù dottorandi, giunti da tutta Italia, quattro dall’estero. Alle lezioni in aula è seguita anche una visita guidata: un test di quello che potrebbe diventare un itinerario turistico. Tra i docenti anche Paolo Pellegrini, docente di filologia e linguistica storica, che negli ultimi anni ha concentrato le sue ricerche sul soggiorno veronese di Dante. È lui l’autore di una nuova biografia, che verrà pubblicata, in inglese, nelle prossime settimane. «Ho raccolto – spiega Pellegrini – diversi elementi che attestano la presenza di Dante ospite di Cangrande già dal 1312. Secondo molti studiosi, invece, non sarebbe arrivato prima del 1316. Sono partito da una delle poche biografie, quella di Leonardo Bruni, umanista che ha avuto accesso a lettere ora perse. Poi è emersa una notizia inedita, dirompente, che ci ha dato la conferma». Ma per quella occorrerà attendere la pubblicazione del volume. La ricerca ha incluso anche tracce filologiche, soprattutto dal De Vulgari Eloquentia.
Che partono da quattro autori citati da Dante: Paolo Arosio, Plinio, Livio e Frontino. Soprattutto quest’ultimo, autore degli oscuri Stratagemata, potrebbe fornire qualche risposta: un suo raro codice si trova in Capitolare, altri manoscritti in pochissime biblioteche coeve. Per quanto riguarda l’itinerario, la proposta sul banco, che prevede una collaborazione tra vari
dipartimenti dell’ateneo e il Comune, riguarda l’individuazione di luoghi simbolo, la stessa Capitolare, i palazzi Scaligeri, ma anche la chiesa di Sant’Elena, dove Dante tenne la «Quaestio de
aqua et terra», un dibattito scientifico sulle terre emerse. E proprio la Questio, potrebbe essere trasformata in uno spettacolo teatrale. «Ci sono anche molti “falsi” – afferma Pellegrini – pensiamo al ritratto di Dante, in realtà una donna, che viene indicato come tale a san Giorgetto. Così come è una leggenda che al ponte di Veja Dante abbia tratto ispirazione per l’ingresso dell’inferno. Ma sono tradizioni così radicate che abbiamo intenzione di introdurle in una guida»