Corriere di Verona

«Famiglia massacrata? Io non c’entro»

Per la stampa macedone il cognato «trevigiano» è sospettato. Ma lui: «Mai problemi con i Pocesta»

- Milvana Citter

«Non ho fatto niente, è tutta una bugia. Non sono fuggito né ricercato, sono a casa mia. E non avevo problemi con mio cognato. Dovevamo dividere un terreno, ma non c’erano contrasti». Parla al telefono, da Debar in Macedonia, Rasim Findo, il 60enne camionista di Cordignano (Treviso), cognato di Amit Pocesta 54 anni, freddato a colpi di pistola insieme alla moglie Nazmie 53 anni e alla loro figlia terzogenit­a Anila di 14 anni la notte del 26 agosto.

Rasim si difende dopo che si era diffusa la notizia, che fosse sparito dopo il delitto attirando su di sé i sospetti degli inquirenti macedoni. E s’infittisce ancora di più il giallo sulla famiglia macedone sterminata mentre era in vacanza nel paese d’origine per partecipar­e a un matrimonio. A difendere Rasim, nella villetta dove vive in via De Coubertin a Cordignano è anche il figlio Amir Findo, 35 anni che spiega: «Questa per noi è una doppia tragedia, la perdita degli zii e di mia cugina, e le accuse su mio padre che è indagato come lo sono i parenti e i vicini che erano lì quando è successo. È stato sentito dalla polizia, hanno sequestrat­o i cellulari di tutta la famiglia perché devono fare le indagini, ma è libero. Non farebbe male a una mosca figuriamoc­i uccidere dei parenti e una bambina».

Amir racconta di come le vite delle due famiglie, i Findo e i Pocesta fossero legate non solo dai vincoli di parentela, ma anche dall’aver lasciato la Macedonia per costruirsi una nuova vita in Italia. «Abbiamo vissuto insieme, nella stessa casa qui a Cordignano, con mio zio e le mie cugine. Fino al 2001 quando loro si sono trasferiti a Sacile (Pordenone,

ndr) e noi abbiamo comprato questa villetta». Una vita di lavoro e sacrifici, per l’operaio che ha cresciuto tre figlie, la piccola uccisa con lui e le maggiori Blerta e Mukades di 28 e 24 anni. Il 54enne ha lavorato per vent’anni per la Ormet di Colle Umberto e poi per la Corazza di Gaiarine. «Gli vogliono tutti bene, era una persona perbene. Non c’erano contrasti, né problemi per la proprietà. Anzi, la terra dove ha costruito la sua casa a Debar, gliel’ho venduta io. Ed è a meno di dieci metri da casa nostra». Amir ogni tanto si ferma, guarda le foto del suo matrimonio, quando erano tutti insieme e felici. La voce si incrina: «Non riesco ancora a credere sia vero. Se penso ad Anila, uccisa così, mi vengono i brividi. Le mie cugine Blerta e Mukades erano in Italia, e i parenti le hanno chiamate dicendo loro che i genitori erano in ospedale e stavano male. Quando sono arrivate si sono trovate in quell’orrore». Il giovane prova a ricostruir­e quello che i parenti gli hanno raccontato sul delitto: «Ci hanno detto che è stata opera di un profession­ista. Ha sparato tre colpi di pistola, in testa. A mio zio e sua moglie, e poi alla mia cuginetta che dormiva in un’altra stanza. Non ha lasciato impronte e non ha rubato nulla. Tutti avevano addosso le loro collane d’oro e la polizia ha trovato, nascosti in casa, 6 mila euro in contanti. Non è stata una rapina, gli inquirenti dicono che si cerca il mandante».

Secondo il nipote, quella della famiglia Pocesta sarebbe stata un’esecuzione. Ma perché? «Non lo so. Non riesco a spiegarmel­o. Mio zio però, che tornava a Debar solo per le vacanze, negli ultimi anni lì aveva avuto dei problemi. Le gomme dell’auto tagliate, un tentativo di intrusione in casa sventato dall’allarme. Non so se siano collegati. Ma problemi di soldi non ne avevano e con noi non c’era nessun contrasto. Adesso i miei genitori hanno paura e vogliono tornare al più presto in Italia».

Il figlio Opera di un profession­ista: ha sparato tre colpi alla testa degli zii e della mia cuginetta

 ??  ?? I coniugi uccisiAmit Pocesta e la moglie Nazmie in posa con il giovane nipote Amir Findo e la sua sposa, il giorno delle nozze
I coniugi uccisiAmit Pocesta e la moglie Nazmie in posa con il giovane nipote Amir Findo e la sua sposa, il giorno delle nozze

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