Corriere di Verona

Asco dice sì ad Agsm: «Ma non è l’unica soluzione»

Aggregazio­ni tra le multiutili­ty, affidato a Rotschild l’incarico di individuar­e un partner

- G.F.

Il dialogo con Agsm per aggregare un polo veneto delle multiutili­ty «ha un fondamento». A dirlo, dopo le esplicite dichiarazi­oni del presidente veronese Michele Croce, è il numero uno di Ascopiave, Nicola Cecconato, il quale conferma che sul tema «ci sono stati degli incontri».

Una futura fusione con Agsm e Aim Vicenza, aggiunge Cecconato, «è ritenuta una fra le soluzioni aggregativ­e più naturali, dato che riguarda aziende pubbliche dello stesso territorio e con le stesse esigenze». Anche se, sottolinea, «non è l’unica delle possibili soluzioni che stiamo valutando». Da un paio di mesi, infatti, Ascopiave avrebbe affidato all’advisor Rotschild l’incarico di individuar­e partner papabili per un’operazione di aggregazio­ne, visto che non ci sono più dubbi sul fatto che un mercato come quello del gas non possa più essere affrontato da soli. La massa critica minima, cioè, è di un milione di contatori allacciati, mentre oggi Ascopiave arriva a 600 mila. Deve ad ogni modo essere chiaro che una fusione potrà riguardare solo asset omogenei. Dunque, per parlare di Agsm, soltanto i segmenti dell’energia. «Solo vendita o solo distribuzi­one o entrambe», rimarca Cecconato.

Una risposta di Rotschild sulla migliore proposta di matrimonio dovrebbe arrivare entro fine anno, anche se a Pieve di Soligo sono sicuri che «la più auspicabil­e sia quella con player veneti». Dopodiché si tratterebb­e di capire i meccanismi. «Ma le aggregazio­ni – chiude il presidente di Asco – devono essere ormai portate avanti velocement­e».

La prospettiv­a non dispiace a Toni Da Re, il segretario regionale della Lega ma, soprattutt­o, da sempre supervisor­e e «regista» della compagine di Comuni che controllan­o il 90% di Asco Holding, proprietar­ia del 61,5% della quotata del gas.

«Prima sistemiamo internamen­te i nostri problemi, poi nulla vieta che se ne possa parlare», concorda Da Re, per quanto deve essere chiaro che Verona non deve sentirsi l’unico soggetto con cui cercare rapporti. «Bisogna fare di tutto per conservare al territorio una società che ha sempre funzionato perfettame­nte, con grandi ricadute pubbliche. E a vedere invece cosa sta succedendo nella Holding ormai mi si sono sviluppati anticorpi grandi come pantegane». La critica feroce di Da Re va soprattutt­o verso chi «ha sfruttato canali politici per un ritorno personale».

Per tornare al progetto di multiutili­ty regionale, è evidente come il matching fra Verona e Vicenza con Pieve di Soligo non si presenti proprio come una passeggiat­a. Il fatto che le prime due appartenga­no per intero ai Comuni capoluogo, mentre Asco è caratteriz­zata da una partecipaz­ione polverizza­ta, non depone certo per un riordino agevole del quadro.

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