Boccia: «Inaccettabili gli attacchi a Zoppas»
Lo scontro con il governo: «Fatica ad accettare critiche, vogliamo il confronto»
«Inaccettabili gli attacchi a Matteo Zoppas. Entriamo in un terreno irrituale da evitare, così si alza solo la tensione». Il leader nazionale di Confindustria, Vincenzo Boccia (in
foto) si rivolge al governo e stigmatizza le bordate dei 5 Stelle al presidente veneto.
Maggiori autonomie regionali? Ben venga, se non si creano altri centralismi
La fusione PadovaTreviso ha valore Il triangolo industriale è dirimente
Era l’ospite d’onore, ieri alla fiera di Bologna, dell’assemblea di Confindustria Emilia, con Alberto Vacchi, suo ex sfidante per la poltrona di viale dell’Astronomia, al passo d’addio come guida degli industriali emiliani. E il numero uno di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha chiarito prima di tutto che le parole del vicepremier Matteo Salvini (che ha rassicurato sulla tenuta dei conti pubblici) hanno riportato un po’ di sereno tra gli imprenditori dopo «il grande malessere delle settimane precedenti». Alla fine del suo intervento il leader degli industriali italiani accetta un’intervista per il Corriere di Bologna, il Corriere del Veneto e il Corriere del Trentino e Alto Adige, il perimetro del Nord-Est che insieme a Milano costituisce per gli imprenditori italiani il nuovo triangolo industriale italiano.
L’opposizione al decreto Dignità del ministro Luigi Di Maio dal mondo confindustriale è partita da una lettera aperta di 400 imprenditori veneti a cui sono seguite le proteste degli industriali dell’Emilia. Alla fine andrete in piazza a protestare contro il governo?
«Non vogliamo passare alla storia — dice Boccia — come quelli che per la prima volta portano in piazza gli imprenditori insieme ai lavoratori. Il confronto con il governo è partito in salita, perché con il decreto Dignità nel migliore dei casi si aumenta il costo del lavoro; soprattutto in certi territori, c’era malessere. Purtroppo c’è una tendenza del nuovo governo: fatica ad accettare critiche. Noi valutiamo i provvedimenti, punto e basta. Le parole di Salvini delle ultime ore però rasserenano un po’ il quadro. Invitiamo il governo a un confronto su idee proposte».
Nel suo intervento ha definito «inaccettabile» che il governo attacchi i vostri presidenti territoriali rei di aver solo espresso opinioni. Si riferiva agli attacchi subìti dal
presidente di Confindustria Veneto, Matteo Zoppas, da un parlamentare Cinque Stelle che lo accusava di organizzare la marcia degli imprenditori contro il governo solo per difendere le concessioni sulle acque?
«Certo, anche se non voglio parlare di casi personali. Dico solo che se arriviamo alle critiche con nome e cognome entriamo in un terreno irrituale da evitare: si alza solo la tensione. Noi vogliamo aprire momenti di confronto con il governo». A giugno c’è stata la fusione
tra gli industriali di Padova e Treviso, che ha seguito l’aggregazione già sperimentata dagli industriali emiliani. Che ne pensa?
«La valuto come cosa molto positiva ed elemento di valore. L’obiettivo finale previsto dalla commissione Pesenti è di arrivare a una convergenza regionale delle Confindustrie. Dobbiamo avere organizzazioni più forti, radicate sul territorio regionale».
I governatori del Nordest dopo la tragedia di Genova e il ripensamento del governo sulle concessioni ad Autostrade della rete autostradale hanno proposto una holding a maggioranza pubblica con l’ingresso di capitali privati. Trento e Bolzano hanno appena ricevuto l’ok di Bruxelles per la gestione in house dell’autostrada del Brennero e manca solo l’ok del governo. Come valuta questi processi?
«Non voglio entrare nel merito delle singole questioni ma posso dire che per Confindustria non ci sono impostazioni ideologiche che dicono lo Stato sì e i privati no. In questa fase dobbiamo evitare
confusioni dei ruoli in campo. Ad esempio lasciamo alla Magistratura l’accertamento delle responsabilità del disastro di Genova».
Nel suo intervento lei ha detto che Confindustria contrasta l’idea delle nazionalizzazioni decise dal punto di vista ideologico. Non sembra particolarmente entusiasta all’idea che siano le Regioni a gestire le Autostrade: è così?
«No, io dico che in generale noi ci aspettiamo che siano fatte le cose e siano fatte bene. Invito tutti a non cavalcare la protesta ma ad individuare soluzioni. A noi interessa che il ponte di Genova venga rifatto e venga rifatto in fretta. Poi per Autostrade c’è una concessione in essere che scadrà e verranno fatte le scelte che devono essere fatte».
A Bologna il governo ha bloccato la realizzazione del Passante autostradale. E anche in Veneto ci sono opere sotto osservazione.
«Queste infrastrutture non sono locali, servono al Paese. Serve un grande piano infrastrutturale: ci sono 150 miliardi da spendere in dote. Voglio lanciare un grande messaggio: evitiamo pregiudiziali ideologiche sulle infrastrutture. Sblocchiamo almeno i cantieri che sono pronti».
Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia, pur con sostanziali differenze, hanno avviato richieste di autonomia al governo. Pensa sia un processo virtuoso?
«Bisogna far attenzione ad evitare che ad un centralismo italiano si sovrappongano altri centralismi. Ma se ci sono ragioni per chiedere maggiore efficienza allora ben vengano questi processi: ci saranno maggiori oneri e responsabilità».
Quanto conta per il sistema Confindustria il triangolo industriale Milano-Bologna-Venezia?
«È questione dirimente, di interesse nazionale. Ma deve ripartire anche il Sud, iniziando dalla questione Ilva».