«I miei genitori dormono nel capannone»
La normalità, nella villetta della famiglia Zanotti, è una cesta blu piena di biancheria confezionata in buste di plastica. «Ho comprato qualcosa oggi, giusto per ripartire» spiega Roberta, mentre fa la spola dal giardino al salotto cercando di ripulire ogni cosa.
I suoi anziani genitori, Giuseppe e Paola, la osservano e ripensano al disastro di sabato pomeriggio, quando la strada si è trasformata in un fiume in piena all’improvviso. Sono loro una delle cinque famiglie di Negrar costrette ad abbandonare l’abitazione a seguito dell’alluvione dello scorso fine settimana.
«Il sindaco Grison ci ha contattato già domenica e ci ha messo a disposizione una soluzione, ma papà e mamma hanno bisogno di riferimenti precisi e non potevano finire in una casa in cui non erano mai stati prima» racconta la figlia. Lì, nella villetta di via Monti ad Arbizzano, comunque non potevano rimanere. L’acqua e il fango, approfittando proprio del lieve avvallamento della strada di fronte all’ingresso della villetta degli Zanotti, hanno sommerso il giardino prima di penetrare nell’abitazione. Roberta, con il marito Giovanni e i figli Matteo (26 anni) e Cristiano (19) sono riusciti comunque a restare a casa in questi giorni.
Ma i nonni Giuseppe e Paola, con tutto quello strato di melma sopra il pavimento, rischiavano di scivolare e cadere a ogni passo. «Così abbiamo deciso che almeno per la notte dormono in un nostro capannone che abbiamo a Prun» ricorda Roberta. I suoi anziani genitori (80 anni lui e 72 la moglie) erano là anche sabato, prima che iniziasse il diluvio, mentre lei invece si trovava in vacanza fuori Verona con il marito e i figli.
«Ero in strada - racconta papà Giuseppe -. Mi sono messo al sicuro nella piazzola di un distributore di benzina, ma per tornare a casa ci sono volute ore». Roberta li ha contattati al telefono pregandoli di rimanere fermi: «Temevo che si facessero prendere dalla foga di sistemare e si facessero male». Intanto, si prova a fare un bilancio dei danni: «So che Zaia ha firmato lo stato di crisi, ma io non mi sono resa conto di quel che è successo in paese perché da quando sono arrivata a casa non ho fatto altro che spalare fango e pulire». Il pensiero corre al progno: «Prego solo perché non si ripeta più una cosa del genere. Spero vengano messi in sicurezza al più presto questi corsi d’acqua. Oggi stiamo provando a rimetterci in piedi con una forza che non avrei mai nemmeno potuto immaginare. Ma se succedesse di nuovo, sarebbe un disastro».