Fuoco nel campo diventato prigione
Incendio doloso nella proprietà di Thurner, l’uomo che ha segregato la compagna
Un incendio è scoppiato nel campo di proprietà di Reinhold Thurner, l’imprenditore altoatesino arrestato con le accuse di sequestro di persona e tortura per aver segregato una bracciante polacca di 44 anni per due settimane in un cassone per la frutta. Quegli stessi cassoni, usati come prigione, sono andati distrutti. Il rogo, probabilmente doloso e con più innesti, potrebbe essere stato appiccato per vendetta: questa la pista seguita dagli inquirenti.
All’ipotesi del cortocircuito, seppur impossibile da scartare a priori, sono in pochi a credere. Anzi, considerata l’estensione del rogo, non è nemmeno da escludere la possibilità che gli inneschi siano stati più di uno. Bisognerà comunque attendere le relazioni dei tecnici dei vigili del fuoco per avere certezze. Al momento sembra assai probabile che chi ha scatenato le fiamme, la scorsa notte, volesse distruggere. E, forse, vendicarsi. Perché oltre ai due trattori, al rimorchio e al container adibito ad abitazione con tanto di letto e cucinino, l’incendio ha letteralmente «sciolto» intere cataste di cassoni per la raccolta della frutta. Quelle stesse casse in cui, nei giorni scorsi, era stata segregata per due intere settimane Malgorzata B., una bracciante polacca di 44 anni. E l’ipotesi della vendetta, pur se gli investigatori al momento non confermano, resta una delle più plausibili. Perché il materiale andato distrutto è di proprietà di Reinhold Thurner, l’imprenditore agricolo altoatesino di 53 anni attualmente in carcere con le pesantissime accuse di sequestro di persona e tortura.
Era stato lui, insieme al dipendente polacco Piotr Nowicki, a imprigionare la donna (con la quale aveva avuto anche una relazione) al termine di una lite avvenuta la sera del 14 agosto e a tenerla segregata dentro al cassone per due settimane, fino all’allarme lanciato dai giardinieri impegnati a sfalciare le aiuole a lato dell’autostrada che avevano sentito i lamenti della vittima provenienti poco distante. Thurner era stato arrestato martedì scorso dalla polizia stradale e dai carabinieri, ma assistito dall’avvocato Mirko Zambaldo, di fronte al gip Livia Magri aveva raccontato un’altra versione rispetto a quella della donna. L’altoatesino non aveva negato di averla chiusa nella cassa, ma aveva sostenuto di averlo fatto la sera del 23 perché letteralmente esasperato dal comportamento della dipendente che più volte, in passato, aveva creato problemi sul lavoro. Parole che non avevano convinto il gip che aveva lasciato in cella sia lui che il complice. La scorsa notte, però, i carabinieri della compagnia di Villafranca sono tornati in quei campi dove avevano ritrovato la donna. Verso le 23,alcuni automobilisti hanno chiamato i vigili del fuoco segnalando una colonna di fumo e fiamme che saliva dal piazzale al civico 6 di via Campagnola, a Sona. Una delle tante «basi logistiche» utilizzate da Thurner per il lavoro nei campi. I vigili del fuoco hanno lavorato fino all’alba per domare il rogo che ha distrutto la pensilina e tutti i macchinari sistemati lì sotto, tra i quali anche due trattori. Su disposizione del pm Gennaro Ottaviano, l’area è stata sequestrata e si indaga per accertare le cause. Non è escluso che, nelle prossime ore, venga sentita anche la donna che, da qualche giorno, risulterebbe essere tornata in Polonia.