Il giallo su Steve Bannon, in sala la docu-intervista sull’ideologo della destra
Uno spettro si aggira per il Lido: lo spettro di Steve Bannon. Se il suo intento – o l’intento della produzione del film – era di attirare l’attenzione su
American Dharma di Errol Morris, l’obiettivo è stato centrato. Per oltre mezza giornata ieri al Lido i giornalisti – ai quali peraltro in modo particolare era rivolto il documentario – hanno inseguito il fantasma dell’ideologo dell’Alt right, quello Steve Bannon stratega della campagna elettorale di Donald Trump, poi cacciato dal
presidente americano dopo i fatti di Charlottesville dell’estate 2017. Dalla sera prima si era sparsa la voce che Bannon, che non faceva parte della delegazione del film, avesse preso un biglietto per assistere alla prima ieri in Sala Grande.
La mattina, in conferenza stampa, il regista Morris, sotto accusa per un documentario dove Bannon è protagonista assoluto e a tratti sembra prendere la regia, aveva evitato la domanda diretta: «È lei che non ha voluto Bannon qui?». Risposta: «Non ho capito la domanda. Comunque no. Bannon non è stato invitato ma se si presentasse non ne sarei sorpreso. Potrebbe essere anche lì, seduto dietro di lei». I presenti si guardavano l’un l’altro per capire se davvero Bannon potesse celarsi dietro qualche tesserino giornalistico, ma ogni tentativo d’indagine non ha portato a nulla. Stesso clima all’ingresso in Sala Grande: qualcuno giura di averlo visto entrare, pantalone avorio e maglietta nera, e posizionarsi in Galleria, dove prendono posto le delegazioni dei film. Ma perfino i più alti che hanno tirato il collo tutto il tempo per vedere dove potesse essere l’uomo che inneggia alla rivoluzione e fa risalire l’inizio dei guai al Vietnam, non l’hanno scorto in sala.
Salvo poi giurare d’averlo visto allontanarsi da una porta secondaria. Misteri. Perfetti per il lancio di un film che in America, e non solo, ha già provocato molte polemiche, sollevando l’interrogativo sull’opportunità di dare voce a idee deflagranti: «Ho cercato d’investigare l’elemento razzista nella sua filosofia. Abbiamo tutti un’idea di come dovrebbe essere un’intervista, dovremmo essere tutti entomologi che infilzano una farfalla per poterla osservare meglio. Ma io non la penso così: io cerco di capire e il mio punto di vista viene fuori».