Corriere di Verona

Revocato l’appalto di Cona «Allora regalo al ministero il colosso dell’accoglienz­a» L’imprendito­re Marinese gestisce due hub: «Scelta etica»

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«Ricordo questo ragazzo, uno dei primi spediti alla caserma “Serena”. Arrivò con i vestiti inzuppati di sangue e non c’era verso di farglieli togliere. Dopo tre giorni lo convincemm­o a parlare e ci disse che era il sangue di suo fratello: lo scafista gli aveva sparato durante la traversata…». Di storie così, Gian Lorenzo Marinese ne ha sentite troppe. I ventimila metri quadri dell’ex base militare di Treviso oggi sono popolati da 380 richiedent­i asilo ma anche dai fantasmi che ciascuno di loro si è portato appresso.

Marinese ha 36 anni ed è fratello di Vincenzo, il presidente di Confindust­ria di Venezia e Rovigo, e figlio di Lorenzo, l’ex patron del Venezia Calcio. Ma soprattutt­o è a capo della Nova Facility, il nuovo colosso veneto nell’accoglienz­a ai migranti che gestisce gli hub della «Serena» di Treviso, della «Zanusso» a Oderzo, e l’ex hotel Winkler a Vittorio Veneto. E lo fa con un vanto: dove opera la sua impresa, non si registrano proteste da parte dei profughi per le condizioni di vita. Tutto il contrario di ciò che succede altrove.

Anche per questo motivo, in molti vedono la Nova Facility come l’alternativ­a alla pluri-indagata Ecofficina (oggi Edeco), a cui Marinese fino a pochi giorni fa sembrava aver sottratto la gestione del più grande hub della regione, quello di Cona, nel Veneziano. «Sembrava» perché, pur risultando vincitore del bando da undici milioni di euro, il prefetto Vittorio Zappalorto ha annunciato che non firmerà il contratto. Tutto da rifare. Il motivo? Una direttiva del ministero dell’Interno impone di indire nuove gare con un capitolato diverso: lo Stato vuole spendere (molto) meno per i migranti, e se questo significhe­rà rinunciare ai servizi poco importa.

Il risvolto della medaglia che suona come una beffa - è che verrà derogata la gestione dell’hub veneziano proprio alla tanto discussa Ecofficina, che Marinese aveva «battuto» presentand­o un progetto più oneroso ma migliore sotto il profilo tecnico: «Avrei investito 600mila euro, sostituito i grandi tendoni che ospitano fino a cento persone con delle strutture più piccole, al massimo da trenta posti letto, con pareti termoisola­nti, grandi vetrate e perfino dei piccoli “giardini” con tavoli e panchine...», assicura.

Ora si ritrova a gestire una società da sette milioni di fatturato, 170 dipendenti, migliaia di migranti ospitati. E un futuro incerto.

«Io un centro di accoglienz­a al “massimo ribasso”, dove ci si limita a offrire un letto e un pasto caldo ma nessun servizio di integrazio­ne, non lo voglio gestire», assicura Marinese. Ne fa una questione «etica». Da qui, l’offerta lanciata ieri: «Sono disposto a “girare” al ministero dell’Interno, a costo zero, le quote societarie della Nova Facility, relative al ramo che si occupa dell’accoglienz­a dei migranti. Che ci pensi lo Stato, ad amministra­re gli hub in questo modo». L’imprendito­re assicura che la sua non è una provocazio­ne: «Dico sul serio: ho creato una società sana, in utile, che offre lavoro a tante persone e altre ottanta ne avrei assunte a Cona. Non mi va che tutto questo venga disperso: il governo si prenda la Nova Facility, così costi e ricavi sarebbero completame­nte a beneficio pubblico».

Marinese spiega di voler evitare ogni polemica e, anche se il cambio di governo ha significat­o una brusca frenata agli affari della società trevigiana («Per me è anche un business - ammette senza ipocrisia - perché un’impresa per reggersi in piedi ha bisogno di bilanci in attivo altrimenti è destinata a fallire»), sostiene di condivider­e la posizione del vicepremie­r Matteo Salvini: «Ha ragione quando dice che si spende troppo per la gestione dei migranti. I 35 euro sono eccessivi: con il nostro lavoro stiamo dimostrand­o che l’accoglienz­a di qualità, all’interno dei grandi hub, si può fare con 25 euro al giorno, pasti compresi». Ma un conto è risparmiar­e, tutt’altro rinunciare ai progetti di «formazione» che garantisca­no un futuro ai richiedent­i asilo.

«Sono stanco di essere accostato a mondi “grigi” e non vedo possibile tagliare i servizi necessari all’integrazio­ne. Allora, che sia lo Stato a gestire la mia azienda: questa è la nostra unica risposta alla revoca dell’affidament­o di Cona», attacca Marinese. Che nel caso (probabile) che lo Stato respinga la sua offerta, arriva a mettere in forse il futuro della Nova Facility nel settore dell’accoglienz­a: «Se le condizioni per gestire i migranti saranno davvero quelle che temiamo, dubito che la mia società parteciper­à a nuovi bandi di gara».

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Imprendito­re Gian Lorenzo Marinese

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