Morto Toni Lonardi, leggenda dell’Hellas Fu vice di Bagnoli
Se ne va una leggenda dell’Hellas più grande e bello. Quello dei sogni impossibili realizzati, quello dell’epopea dello scudetto. Quello di Osvaldo Bagnoli. Si è spento Antonio Lonardi, per tutti semplicemente Toni, che di Zaso era il vice, e poi il preparatore dei portieri, amico e consigliere. A dicembre avrebbe compiuto ottantadue anni.
Non c’è tifoso del Verona che non possa conservare – per chi ha vissuto i tempi che furono, meravigliosi – che non abbia di Lonardi un ricordo splendido. Sorridente, allegro, grande professionista. Un insegnante e un uomo di calcio come non se ne trovano più. Al bando la retorica, che non ha diritto di cittadinanza nel racconto di una persona che ha forgiato campioni mitici e che ha seguito Bagnoli in tante imprese.
Toni, nato a San Michele Extra, è stato un buon portiere, partito dall’Audace, la squadra del paese, per poi passare al Como (per due volte), al Varese, al Bari e al Genoa. Una carriera lunga, da giocatore, e dopo ecco l’incontro, successivo, con Bagnoli. L’Osvaldo taciturno e poco incline a concedersi ai sorrisi, Lonardi che, invece, era un vulcano di allegria. Mai sguaiato o chiassoso, ma sempre pronto a una pacca sulla spalla o un saluto gioioso.
La lista dei portieri che ha allevato a Verona è fatta di nomi epici. Con lui Claudio Garella, che alla Lazio era stato ribattezzato «Paperella» per certi svarioni, divenne «Garellik», uno che faceva i miracoli. E poi ecco Giuliano Giuliani, che iniziò con fatica all’Hellas ma che, di partita in partita, conquisto i cuori gialloblù. Dopo ci fu Giovanni Cervone, e di seguito un giovane predestinato, Angelo Peruzzi.
Toni seguì ancora Bagnoli, quando lasciò Verona. Era una figura fraterna per Osvaldo, ben oltre il ruolo di collaboratore, termine glaciale che si usa in questi giorni. Lonardi era l’Hellas, Lonardi era una parte di qualsiasi innamorato dei colori gialloblù. Il Verona, senza di lui, si sente triste.