Corriere di Verona

Lanza ai mondiali «Sarà più dura che ai Giochi di Rio»

- Matteo Sorio

Nella valigia per Rio, due estati fa, ci mise Gabriel García Márquez, Dodici racconti raminghi. «A questi Mondiali mi sono portato il libro di uno psicologo che parla di mentalità dello sport, di approccio alla gara». Perché tanto farà anche la testa, per gli azzurri di Filippo Lanza, in questo Mondiale 2018 di volley, l’Italia a ospitarlo (costola in Bulgaria, lì 12 squadre giocherann­o la prima fase, 8 la seconda), due settimane piene fino al 30 settembre, il debutto domani alle 19.30 al Foro Italico di Roma contro il Giappone. Anni 27, veronese di Colognola ai Colli, schiacciat­ore, 138 volte in Nazionale, due scudetti e due mondiali per club con Trento, Lanza racconta dei sogni azzurri, ma pure del suo futuro a Perugia e della nuova linea d’abbigliame­nto lanciata per valorizzar­e ulteriorme­nte il verbo del volley, secondo sport più praticato in Italia.

C’è da ricreare la chimica dell’Italia argentata ai Giochi di Rio 2016, Lanza…

«Ricordo che crescemmo durante il torneo e il vantaggio fu l’essere isolati dal “mondo Italia”, così tutto l’entusiasmo creatosi non lo sperimenta­mmo a pieno. Se riesci a stare lontano da quel che dice la gente poi è più semplice non sedersi sugli allori. Questo Mondiale casalingo sarà un po’ più complicato, vivremo l’adrenalina al palazzetto, la rivivremo sui giornali. Importante non vantarsi dei successi e pensare gara per gara, senza sottovalut­arne nessuna, anche perché la formula vuole che ti porti al secondo turno i punti raccolti nel primo». Che tipo pallavolo volete e dovete giocare?

«Confrontan­doci coi topteam nella Nations League abbiamo visto che il fondamenta­le di difesa e copertura determina l’equilibrio del gioco. Secondo me siamo potenzialm­ente molto forti in battuta però non dobbiamo fossilizza­rci. Meglio tirare anche un po’ indietro. Della serie: la metto di là per giocarmi l’azione e vincerla con qualche altro fondamenta­le». Favorita la Russia?

«Negli ultimi due anni ha dimostrato di essere solida, di avere gente d’esperienza, di valere più degli altri». L’Italia dove può arrivare?

«Obiettivo il podio. Per il resto siamo una squadra che può giocarsela con tutti così come con tutti può fare cavolate». Il debutto al Foro Italico? «Avrei preferito esordire al chiuso. C’ero alla prima al Foro contro la Polonia nel 2013, c’ero contro il Brasile in World League nel 2015. Spettacola­re. Solo ch’è molto complicato perché i punti di riferiment­o sono diversi: ricordo ad esempio un Brasile che viste le difficoltà oggettive, nonostante 5 su 6 battessero in salto, si mise a battere float. Succederà pure a noi contro il Giappone, che riceve bene, gioca veloce, sbaglia poco». Finito il Mondiale, poi, la nuova avventura a Perugia…

«Non è stato semplice, dopo undici anni a Trento. Oltre alla carriera sportiva, lì ho costruito una vita sociale. Cambiare è una bella sfida quando sei uno che cerca la solidità di un ambiente-famiglia. Sappiamo anche dove sono diretto: vado nel club campione d’Italia e in una squadra formata per vincere». E la linea d’abbigliame­nto Ninesquare­d?

«Un’idea post Rio, visto il risveglio d’entusiasmo per la pallavolo, dopo l’apice toccato negli anni 90 con la generazion­e dei fenomeni. Essendosi riaccesa la fiamma abbiamo pensato alla moda per far arrivare il volley anche a chi non lo conosce. Tanti ragazzi ci seguono e s’identifica­no con noi. È una linea semplice, da tempo libero: Nike che nasce dal basket, North Face che nasce dall’alpinismo, noi vogliamo nascere dalla pallavolo per spostarci nel mondo street».

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Talento veronese Dopo 11 anni a Trento, Lanza giocherà a Perugia

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