Scuola, la (lenta) erosione 110 mila iscritti nel Veronese
Calano le classi ma i licei sono sovraffollati
La popolazione scolastica tra Verona e provincia ammonta a 110.487 tra bambi- ni e ragazzi, con un calo di 319 iscritti rispetto al 2017. Per il calo demografico in cinque anni si sono persi tremila iscritti. Ma il problema dell’affollamento, paradossalmente, rimane, come dimostra il numero delle classi. Questo, il quadro che si presenterà mercoledì, al rintocco della prima campanella, cui si sommano gli storici problemi della scuola, come il numero di insegnanti e dirigenti troppo esiguo.
Carenza alle primarie Migliora la situazione con immissioni in ruolo, resta il nodo diplomate
Meno alunni e studenti, meno classi, ma tante sfide. E un anno che si prefigura come un tour de force soprattutto per i presidi e i dirigenti amministrativi, con sempre più scuole da gestire contemporaneamente: in alcuni casi, addirittura, materne, primarie, medie e superiori. L’anagrafe dell’ufficio scolastico provinciale conta 110.487 bambini e ragazzi. Rispetto all’anno scorso c’è un calo di 319 iscritti. Un dato modestissimo, in percentuale, inferiore allo 0,3 per cento. Ma che conferma il trend dovuto al calo demografico: nel giro di cinque anni si sono già persi tremila iscritti tra scuole dell’obbligo e superiori. Ma il problema dell’affollamento, paradossalmente, rimane. Colpa dell’effetto «collo di bottiglia», soprattutto dopo le medie, specialmente nei licei, a spese, soprattutto della formazione professionale. Lo conferma il dato relativo alle classi, in esiguo calo rispetto al 2017: 5.172 anziché 5.201.
Questo, insomma, il quadro che si presenterà mercoledì, al rintocco della prima campanella. A cui si sommano gli storici, tanti, piccoli e grandi problemi della scuola italiana. Per cominciare: il numero di insegnanti. I sindacati, a giugno, avevano denunciato la mancanza di cinquecento insegnanti, un dato dovuto soprattutto all’incertezza legata allo status delle maestre elementari diplomate prima del 2001, alle quali è stata contestata l’abilitazione all’insegnamento. Negli ultimi giorni, in particolare venerdì ci sono state diverse immissioni in ruolo dalle graduatorie: la situazione è stata contenuta ma non del tutto risolta. E l’anno scolastico inizierà, per alcune classi, con le supplenze di rito. Buone notizie arrivano invece per il sostegno, negli ultimi anni una delle maggiori criticità, a causa del numero, sempre più elevato di studenti con certificazione, che quest’anno è di 3.554. C’è stata, però, una nuova infornata di insegnanti dedicati, che ora sono, in tutta la provincia 1.453.
Ciò che continua a calare, invece, è il numero di presidi. In tutto ne sono rimasti un centinaio, tra trasferimenti e pensionamenti, ne servirebbero almeno quaranta in più. E sono infatti una quarantina (39, per l’esattezza) le scuole a cui è stato assegnato un dirigente d’ufficio, un reggente, per dirla in termini tecnici. Per «scuola» si intendono anche molti istituti comprensivi che, a loro volta, contano diversi plessi. Risultato: c’è anche chi arriva ad accumularne un totale di 16, per oltre 2.500 studenti. I dirigenti che, finora, si sono prestati volontariamente allo sdoppiamento (per un benefit di poche centinaia di euro in busta paga) confidano che il concorso, ora solo alla prima fase, si concluda entro il prossimo settembre, cosa comunque non scontata. Sempre per quanto riguarda il personale, le scuole devono fare i conti anche con l’assenza dei Dsga, ovvero dei direttori dei servizi amministrativi. Una figura poco conosciuta dal grande pubblico, che altro non è che la mente burocratica di ogni istituto. Ce ne dovrebbe essere uno per scuola (liceo, istituto tecnico o professionale o istituto comprensivo), ma ognuno di essi ne segue due. Una situazione che, vista anche la mole di lavoro dovuta ai controlli per le vaccinazioni, non rappresenta certo l’ideale.