Nubifragio, il conto sale 1,5 milioni di danni in città Adige intasato di alberi
Oltre un milione e mezzo di danni solo a strutture pubbliche nel Comune Altamura: molte negligenze. Polato: a Quinzano costruiremo una strada
È salito ad un milione e mezzo di euro il conto dei danni causati dal nubifragio tra sabato 1 e domenica 2 settembre. Parliamo del Comune di Verona, escludendo tutti gli altri centri della provincia interessati, e dei danni registrati solo a strutture pubbliche, perché i privati stanno solo adesso cominciando ad inviare i rendiconti dei «loro» danni.
Il punto sulla situazione è stato fatto ieri pomeriggio dall’assessore Daniele Polato, in una riunione della Commissione municipale per la sicurezza, convocata dal presidente, Roberto Simeoni. Erano presenti, oltre ai consiglieri, il comandante della polizia municipale, Luigi Altamura e rappresentanti del Genio Civile e delle Circoscrizioni. Da Altamura la prima nota polemica: «Già il primo ottobre scorso – ha detto il comandante – chiesi a tutti i responsabili e agli enti competenti di controllare lo stato di tutti i corsi d’acqua nel Comune: chi non l’ha fatto – ha tuonato Altamura – ne risponderà nelle sedi competenti». Rispetto all’allarme prima del nubifragio, peraltro, Verona era inserita nella fascia gialla, considerata meno critica rispetto alle fasce arancione e rosse.
Il comandante ha aggiunto che si sta controllando anche chi non ha obbedito alle prescrizioni sui terrazzamenti dei terreni collinari, ed anche in questo caso si procederà senza remore. «Dalle colline (zona Torricelle e Parona) tra i detriti caduti a valle – ha proseguito – ci sono molti rifiuti edili, addirittura pezzi di bagni, evidentemente abbandonati in quelle zone, anche qui con responsabilità da accertare e perseguire». Quanto ai danni subiti da privati, lo stesso comandante ha invitato a «far conoscere alle rispettive Circoscrizioni l’ammontare dei danni subiti: entro il 17 settembre, ha aggiunto, noi dovremo segnalarli alla Regione, e quindi lo si faccia prima di allora». L’assessore Polato ha aggiornato la commissione sulle sei famiglie di Quinzano rimaste isolate in quanto la loro unica strada di comunicazione con il resto del mondo era il progno accanto alle loro case. «Le ruspe sono in azione da giorni – ha detto l’assessore – e pensiamo occorrano 2 settimane, ma una volta sistemato e reso transitabile dalle auto il fondo del progno, occorrerà pensare ad una vera strada per quelle abitazioni».
Amia e Acque Veronesi, intanto, stanno ancora verificando lo stato dei 60 mila tombini esistenti in città e delle caditoie. Michele Bertucco (Sinistra in Comune) ha ricordato che il Piano 2016 del Distretto idrogeografico Alpi Orientali (competente per il nostro territorio) prevedeva interventi sul torrente di Marano e Negrar (per un milione di euro), sul torrente di Fumane (mezzo milione) e anche sull’Adige (altro mezzo milione) e ha chiesto che il Comune chieda alla Regione se abbia ottemperato a quella precisa indicazione.
Proprio sull’Adige, Paola Bressan e Daniele Perbellini (Battiti) hanno affermato che proprio la parte sud del fiume, dal Pestrino al confine con San Giovanni Lupatoto, vede l’alveo del fiume pieno d’alberi che intralciano il decorso delle acque («in certi punti è addirittura quasi bloccato dalla vegetazione» ha detto Perbellini, che è il delegato del sindaco per le questioni legate all’agricoltura), ma il loro taglio sarebbe bloccato da gruppi ambientalisti che si battono per la salvaguardia delle piante. Bertucco, difendendo gli ecologisti, ha detto che «il problema non è quello», ma Perbellini e Bressan hanno insistito, e la polemica potrebbe avere ulteriori sviluppi. Federico Benini (Pd) ha mostrato da parte sua diverse le fotografie di molti tombini tuttora ostruiti, chiedendo che si provveda ad una precisa mappatura della situazione. Quanto al futuro, Altamura ha spiegato che si sta aggiornando il Piano per l’Emergenza del settore, in particolare per la Val Squaranto. Stefania Emiliani, parlando a nome del Genio Civile, ha sottolineato l’importanza ma anche la difficoltà del controllo dei corsi d’acqua minori («sto lavorando da tempo al Lorì, e sto impazzendo – ha detto – per capire qual era il suo tracciato originario»).
Quanto infine al rimborso dei danni, la Regione ha già decretato lo Stato di crisi, ma il governo non lo ha ancora fatto i suoi passi: e tutte le richieste di rimborso, il Comune le dovrà inviare alla Regione che però dovrà aspettare il decreto statale e lo stanziamento dei fondi da erogare da parte del governo. Che in materia è quindi abbastanza… indietro. Lo stesso Polato (toccando ferro) ha ricordato come per l’alluvione del 2016 Palazzo Barbieri avesse chiesto un rimborso di oltre 10 milioni di euro, ma proprio per un bisticcio amministrativo tra Regione e governo non è arrivato neppure un centesimo.