Corriere di Verona

Troppe parrocchie il prete si dimette

La rinuncia di don Mauro. «Ho bisogno di riflettere»

- Alessandro Macciò

Un fardello troppo pesante, continuare a guidare q tre parrocchie alle porte di Padova. Così don Mauro Da Rin Fioretto, parroco di Peraga, Pionca e Vigonza, ha chiesto di essere sollevato dall’incarico.

La nostalgia della vita missionari­a, l’amarezza per i contrasti tra i fedeli, la consapevol­ezza di vivere nel limbo di un modello superato, il senso di impotenza nei confronti di una comunità sempre più fragile e lacerata. Un elenco di fardelli troppo pesanti per continuare a guidare quelle tre parrocchie alle porte di Padova, riunite sotto un unico coordiname­nto ma divise da una malcelata rivalità.

Così don Mauro Da Rin Fioretto, 45 anni, parroco dell’Unità pastorale di Peraga, Pionca e Vigonza dallo scorso 15 ottobre, ha chiesto e ottenuto di essere sollevato dall’incarico. L’annuncio, letto domenica in chiesa dai vicari episcopali, parla di «un momento di fatica fisica e psicologic­a» ed è stato accompagna­to dalle scuse di don Mauro, che ammette di aver bisogno «di un po’ di riposo, ritiro e riflession­e».

Altro non è dato sapere, ma negli ultimi mesi don Mauro ha tenuto un diario online sul sito del settimanal­e diocesano «La difesa del popolo». E da quelle pagine trapela più di qualche indizio sulle ragioni della sua scelta, che comunque non ha messo in discussion­e la continuità dell’Unità pastorale.

Nato e cresciuto a Padova, don Mauro ha trascorso undici anni in Ecuador, dove ha anche assistito al devastante terremoto del 2016 e ha contribuit­o alla macchina dei soccorsi. «Non credo di essere tornato proprio tutto - si legge nel diario a proposito della sua esperienza in America Latina - una parte è rimasta in Ecuador: amicizie, seminagion­i, progetti. Che nostalgia delle sere in terrazza con gli altri missionari a guardare il panorama e parlarci di noi...». Quando don Mauro torna nel Padovano, il contesto non è dei più semplici: nel 2015 i fedeli di Pionca hanno scoperto un buco di 50mila euro nelle casse della parrocchia e hanno allontanat­o il sacerdote che faceva troppa carità, mentre nel dicembre 2016 don Vincenzo (l’altro parroco) ha avuto un calo di pressione ed è svenuto in chiesa. Don Mauro capisce subito che bisogna rimboccars­i le maniche: «Tutti chiedono che il parroco scelga, decida, continui o tagli - si legge nel diario -. Qualche fratello, scherzando, mi dice che vivo la poligamia giacché come spose ho tre comunità. La battuta rivela le difficoltà nel definire e capire come fare unità e il rischio di dividere il cuore. Abbiamo celebrato l’inizio nella chiesa di Pionca e alcuni poveri fratelli e sorelle di Vigonza e Peraga si saranno dispiaciut­i perché avrebbero voluto si facesse da loro. Già 7-8 persone si sono lamentate: non abbiamo più il parroco».

Don Mauro si ritrova a gestire 12mila anime e non sa come fare: «La tensione che viviamo - scrive don Mauro - è tra un non più, cioè un modello di parrocchia e pastorale ereditato dal dopoguerra che ha funzionato fino a un quarto d’ora fa, e il non ancora, cioè un modello, una struttura di parrocchia e pastorale che non abbiamo ancora individuat­o e sperimenta­to in modo soddisface­nte. Una sorta di limbo in cui ci rendiamo conto che tante cose non funzionano più». Con uno sfogo che oggi suona profetico, don Mauro confessa «la tentazione dello scoramento e di mandare tutto e tutti a ramengo».

Il trasloco della Caritas fornisce lo spunto per una metafora sulla spazzatura: «Mi piacerebbe - scrive don mauro buttare la mentalità della parrocchia come centro che eroga servizi. Messe per defunti, battesimi, matrimoni nei tempi determinat­i da ristoranti e fotografi, funerali, Grest, scuole dell’infanzia, campi da pallone, costicine: spesso sembra un gran supermerca­to di servizi religiosi».

A luglio don Mauro si concede una settimana di vacanza in famiglia, poi riparte per il campo scuola sull’Appennino modenese e il diario si interrompe. Ma dal bollettino parrocchia­le emergono nuove tensioni, a partire dalla rivalità tra le parrocchie: «Cerchiamo di partecipar­e alla messa più vicina pregando gli uni per gli altri. Gesù è lo stesso anche nella chiesa a fianco!», scrive. Stessa musica per la messa di addio a don Vincenzo, l’altro parroco: «Non lasciamoci spaventare dalle distanze o dal “non si fa nella mia parrocchia quindi non mi muovo!». Salutando i parrocchia­ni, tra l’altro, don Vincenzo ha ricordato il giorno in cui è svenuto: «Un po’ alla volta le energie mi stavano venendo meno - le sue parole dal pulpito - mi sono ritrovato solo, sovraccari­cato di responsabi­lità e aspettativ­e. Ho capito che era meglio fermarsi e riprendere fiato, è stata una grande lezione di vita». Col senno di poi, viene da pensare che quel giorno don Mauro abbia preso appunti.

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Il sacerdote Don Maura Da Rin Fioretto, 45 anni, ha chiesto di essere sollevato dall’incarico di parroco

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