Pasta Zara, sui tagli di stipendio muro contro muro per sei ore
Intesa coi sindacati, si ritenta giovedì. E l’azienda fa stimare il sito di Trieste
Su Pasta Zara è muro contro muro. Sei ore di confronto, ieri, nella sede di Assindustria Veneto Centro, fra sindacati e i vertici del gruppo di Riese Pio X non hanno portato a risultati; e, a sentire le associazioni dei lavoratori, neppure ad un avvicinamento fra le parti. Un nuovo incontro è stato fissato per giovedì sempre in Confindustria.
Sul tavolo c’era la proposta avanzata nei giorni scorsi ai lavoratori di tutti tre gli stabilimenti - oltre a Riese anche Rovato (Brescia) e Muggia (Trieste) - in tutto circa 500 addetti, di rinunciare ai premi di risultato e alla quattordicesima per cinque anni, l’arco del piano industriale di rilancio che entro l’8 ottobre dovrà essere presentato ai creditori. In più c’è il progetto di trasformare anche la sede trevigiana in un impianto a ciclo continuo per produrre 24 ore al giorno tutta la settimana, sterilizzando così lo straordinario riconosciuto normalmente per il lavoro nei giorni prefestivi e festivi. Giovedì scorso nelle assemblee il voto è stato però negativo e il mandato ricevuto dai sindacati per affrontare il tavolo di ieri è stato di respingere la richiesta. Forse ci si aspettava che l’azienda, nota da alcuni giorni la posizione negativa delle maestranze, sarebbe arrivata con qualche limatura ai sacrifici. Ma così non è stato. In più, fanno notare i sindacati, non sarebbe stato aggiunto alcun particolare sui progetti industriali. «Si sa che l’obiettivo è di arrivare a regime a produrre 400 mila tonnellate di pasta l’anno contro le 280 mila di oggi, ma nulla più. Così manca pure del tutto – osservano le segreterie degli alimentaristi di Cgil, Cisl e Uil - una ragione per cui la base occupazionale dovrebbe stringere i denti tanto a lungo». Una serenità nelle relazioni interne, invece, dal punto di vista di Pasta Zara, appare quantomai importante, se non necessaria, per l’approvazione del disegno di ripartenza da parte del Tribunale di Treviso, il quale aveva accordato ad aprile un concordato preventivo «in bianco». Vale a dire sei mesi per cercare la fiducia di chi dalla società fino a ieri riferibile alla famiglia Bragagnolo (con un 10% di Friulia ed un 15% di Simest) avanza del denaro. Le cifre indicative della esposizione si aggirano sui 240 milioni di cui quasi 180 verso le banche. Il progetto deve convincere sia i creditori sia gli investitori che, necessariamente, interverranno nel capitale di Pasta Zara, anche rispetto ai quali, ieri, non sono stati forniti dettagli nonostante sia nota l’esistenza di un quartetto di pretendenti sia industriali che finanziari.
Pasta Zara, nel frattempo, sta compiendo una accurata analisi sui propri asset. Nei giorni scorsi, come risulta dai report periodici presentati in tribunale, ha conferito un incarico ad una società di consulenza per una «stima dell’area industriale di Muggia ed una Due Diligence tecnica sulla stessa anche sotto il profilo tecnico ed urbanistico».