«Bando periferie, tornano i soldi per Veronetta»
Parevano persi, ora rispuntano: i soldi del Bando periferie per Veronetta, 18 milioni di euro, dovrebbero tornare disponibili anche se su base triennale. Il vicesindaco Zanotto: «Progetto nel 2019».
I 18 milioni di euro assegnati a Verona dal bando periferie del governo Renzi e cancellati dal governo Conte, assieme a tutti quelli per gli altri Comuni italiani (un totale di 1,6 miliardi), dovrebbero tornare disponibili. I contorni dell’intesa siglata martedì dal presidente del consiglio con l’Anci (l’associazione dei comuni) non sono ancora del tutto limpidi, ma consentono di tirare un primo sospiro di sollievo a Palazzo Barbieri. Il progetto veronese, presentato dall’allora amminifiducioso. strazione Tosi, si concentra sul quartiere di Veronetta. Prevede il restauro di alcuni comparti dell’ex caserma Santa Marta Santa Marta - il silos di Levante da adibire a aule studi e locali per l’Università e la realizzazione di ambulatori nella casa del Capitanioe il recupero dello storico palazzo Bocca Trezza di via XX Settembre, dove troverebbero spazio sale civiche e per le associazioni. Classificatosi al 90esimo posto su 120 progetti, era stato inizialmente escluso dai finanziamenti che premiavano solo i primi 24. Poi invece i soldi sono saltati fuori per tutti. E ai 18 milioni di euro concessi del governo, se ne sarebbero aggiunti altrettanti da cofinanziamenti privati.
Ad agosto, il Comune di Verona aveva sospeso il bando per la progettazione esecutiva (del valore di un milione di euro) una volta appreso che le risorse previste sarebbero venute meno dopo l’approvazione del decreto 91. Il bando resta congelato, ma il vicesindaco Luca Zanotto, che ieri ha approfondito la questione con persone informate dei fatti, si dice adesso «Ho sempre avuto fiducia in questa soluzione positiva perché, al di là delle polemiche, sapevo che si stava lavorando nella giusta direzione - dichiara - Attendiamo gli atti formali e sembra di capire che cambieranno le modalità di erogazione delle risorse. Saranno stanziate nell’arco di tre anni, a seconda dello stato di avanzamento della progettazione e della cantierizzazione degli interventi». Tecnicamente, a quanto spiega il grillino Federico D’Incà, questore alla Camera, membro della commissione Bilancio, le cose dovrebbero andare così: nel Milleproroghe in approvazione verrà confermato il congelamento dei fondi del bando periferie, ma «con il primo provvedimento utile (Conte ha assicurato la prossima settimana ndr), un decreto legislativo riscriverà un nuovo bando sulla falsariga del primo ma con due paletti definiti: lo stato di avanzamento dei progetti e il finanziamento spalmato su tre anni». La linea iniziale prevedeva il salvataggio dei soli progetti esecutivi presentati entro il 15 settembre, da cui Verona sarebbe esclusa. Poi però, sottovoce, c’è chi ammette che sì, ci sarà una finestra per altri «progetti meritevoli» da valutare nei 60 giorni di discussione del decreto: è questa la finestra in cui dovrebbe essere salvato il finanziamento per Verona. Zanotto, dalla sua, parla di un tempo di 15 giorni «e poi pro-
cederemo come da programma: entro giugno 2019 sarà completata la progettazione esecutiva del primo lotto e nel 2020 partiranno i cantieri».
A quanto è dato capire in questa fase, il progetto dovrebbe essere finanziato non più in blocco, ma ad avanzamento lavori, ogni volta con provvedimenti specifici. Verona dovrebbe quindi avere subito i soldi per la progettazione e, mano a mano che verranno assegnati gli stralci, le quote corrispondenti.
Questo l’orientamento emerso anche se, al momento, di scritto non c’è nulla. Nel resto del Veneto, dormono sonni relativamente tranquilli Belluno, Treviso, Venezia, Padova e Vicenza, tutte con progetti in stato avanzato, mentre a Rovigo la questione rischia addirittura di far implodere la maggioranza di centrodestra e pare pacifico che in queste ore sia sfumato l’unico progetto in pista che avrebbe dovuto riqualificare l’ex ospedale della Maddalena.