Corriere di Verona

Il sorriso di Angelo e quell’abbraccio con il Papa a Roma

- A.Pist.

L’immagine di Angelo Volpi sorridente insieme a papa Francesco l’hanno voluta in tanti a Conselve, nel paese dove l’uomo era molto più di un semplice residente.

È attaccata sulle pareti del bar Crazy, il locale dove il 42enne affetto da sindrome di Down morto ieri nel rogo della sua abitazione insieme alla madre 86enne andava ogni venerdì per l’aperitivo di famiglia e tutti i sabati per la colazione.

È la stessa fotografia che hanno postato i responsabi­li della cooperativ­a Alambicco sulla loro pagina Facebook per dare un ultimo saluto a un amico. È la foto che la signora Mariangela Baretta, dirimpetta­ia della famiglia Volpi, invita tutti a guardare per capire chi era Angelo, il più piccolo dei quattro fratelli a cui era legatissim­o: «È naturale che siano stati trovati vicini e nella stessa stanzaspie­galui era attaccatis­simo alla madre così come lo era a tutti i componenti di una famiglia meraviglio­sa. Quando mi vedeva urlava per andare a bere il cappuccino. Un ragazzo d’oro, che attaccava bottone con tutti, sapeva scherzare e per questo era amato». Un paese intero conosceva Angelo, la cui sindrome non gli aveva impedito di diventarne un po’ la mascotte, complice il suo sorriso disarmante e la capacità di strapparti una risata ogni volta che lo incontravi.

«Arrivava in bar, scherzava e poi si beveva il Crodinorac­contano al Crazy- la cosa impression­ante era l’unità della famiglia. Si trovavano qua il venerdì e il sabato mattina lui veniva a fare colazione con la sua amata brioche alla crema».

Angelo viveva in compagnia della madre 86enne, da tempo vedova e casalinga con cui divideva le mura domestiche insieme al fratello Flavio, vicino della bifamiliar­e.

Di giorno, dal lunedì al venerdì, era uno degli ospiti della cooperativ­a sociale Alambicco, con cui era andato in udienza da papa Francesco lo scorso anno.

Proprio davanti a sua Santità era riuscito a mettere in atto uno dei suoi scherzi: «Aveva scavalcato la recinzione correndo verso il Santo Padre che l’ha abbracciat­o», ricordano gli amici. I responsabi­li della cooperativ­a ieri hanno preferito non rilasciare dichiarazi­oni ma l’hanno fatto i suoi parenti: «Partiva alla mattina e tornava verso le 16, gli piaceva lavorare per Alambicco, dov’era di casa».

Il Comune ha intenzione di commemorar­e il 42enne, magari dedicandog­li una sala in municipio: «Riusciva a esprimersi al meglio, era a pieno titolo una componente fondamenta­le di Conselve e mancherà a tutti. Era eccezional­e, sempre pronto alla battuta, solare e affidabile. La sindrome di Down l’ha reso unico e noi non lo dimentiche­remo», dice il vice sindaco Antonio Ruzzon.

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