Corriere di Verona

Cuori a Est

Iniziate a Trieste le riprese di «Se ti abbraccio non aver paura», film di Gabriele Salvatores e tratto dal libro di Fulvio Ervas sulla storia di Franco e Andrea Antonello: «Non sarà in America ma nei Balcani, alla Kusturica»

- di Sara D’Ascenzo

Il primo ciak riprende una gara di ballo. L’atmosfera è quella d’altri tempi. Coppie di bambini cresciuti danzano in una palestra calpestand­o un parquet di legno, vestiti scimmiotta­ndo i grandi ma conservand­o una grazia antica. «Ha l’aria di un film di Kusturica», dice Fulvio Ervas, scrittore trevigiano autore di libri come Finché c’è Prosecco c’è speranza (diventato un film lo scorso anno per la regia di Antonio Padovan con Giuseppe Battiston) e di Se ti abbraccio non aver paura (entrambi editi da Marcos y Marcos), storia del rapporto tra un padre e un figlio autistico che presto diventerà un film con la regia del premio Oscar Gabriele Salvatores. Le riprese, cominciate a Trieste il 3 settembre, dureranno per nove settimane.

Lì dove nel libro l’avventura di Franco e Andrea Antonello era un on the road su e giù per l’America, nel film sarà un viaggio tra Trieste, la Croazia e la Slovenia con ambientazi­oni balcaniche, sceneggiat­o dal padovano Umberto Contarello con la compagna Sara Mosetti. A interpreta­rlo Claudio Santamaria, nel ruolo di Franco Antonello, Valeria Golino nel ruolo della mamma di Andrea e Diego Abatantuon­o nei panni del nuovo compagno della madre (personaggi­o che nel libro non c’era) che di fatto ha cresciuto il ragazzo prima che il padre biologico irrompesse nelle loro vite. «Il nucleo narrativo è lo stesso - spiega Ervas, che è sempre rimasto in contatto con gli Antonello - ho letto la sceneggiat­ura e ci sono notevoli cambiament­i nell’ambientazi­one, con uno sfogo geografico diverso, ma Franco e Andrea sono felicissim­i che la loro storia diventi anche un film dopo il libro. La sceneggiat­ura ci è sembrata non solo rispettosa della loro avventura, ma in grado di restituire anche uno sguardo di Contarello e Mosetti su cosa voglia dire avere un figlio autistico. Non sarà sicurament­e come il libro, che a sua volta non era come la vita vera. Questo film racconta la diversità con la poesia e la bizzarria tipiche di Salvatores. Ma dice anche che la diversità è la normalità perché tutti siamo diversi. Resta intatto il senso di rispetto, smarriment­o, difficoltà di fronte alla malattia. Non ci sono ricette già scritte di fronte a un figlio disabile. La ricetta di Franco è la positività, lui ha innestato la marcia positiva perché il suo motto è che la disabilità è un due di picche, ma alla partita della vita si può giocare lo stesso». I timori di Ervas sono i timori di tutti. Che la storia, nel libro così delicata e sempre in equilibrio con i sentimenti, possa essere resa in modo troppo patinato: «Ma non possiamo farci niente - dice lo scrittore e del resto anche quando è uscito il film molti dicevano che il mio non era un vero ragazzo autistico. Andrea è un ragazzo autistico che ha una qualche relazione col mondo. Il tema, anche del film, è la relazione con la disabilità, non siamo di fronte a un manuale su come si affronta la malattia. Il film è pieno di “inciampi” come lo era il libro e come lo è la vita». Quanto agli attori, inutile cercare somiglianz­e tra Santamaria e Franco Antonello: «Franco non è il Franco del film, ma del resto non era nemmeno il Franco del libro. Franco all’epoca si fidò di me, ora è il momento di fidarsi di Salvatores, regista d’esperienza che ha scelto attori con cui ha una relazione da anni. Credo farà un’opera intensa. I primi ciak, con la gara di ballo, già restituisc­ono un’atmosfera tipica di Salvatores, con scene fuori dal tempo e un Est che sembra la Jugoslavia prima della guerra dei Balcani, perché più romantica e narrativa, direi quasi più gitana, alla Kusturica». Come per il precedente film, Ervas partirà per il set verso la fine del mese per andare a dare un’occhiata. E chissà che a Salvatores non riesca l’alchimia riuscita a Padovan, di convincere lo scrittore a un cameo nella pellicola: «Non so, lì mi hanno praticamen­te puntato un fucile contro - scherza lo scrittore trevigiano - non mi piace apparire!».

 ??  ?? Primo Ciak La prima scena girata da Trieste a Gabriele Salvatores del film «Se ti abbraccio non aver paura» (Instagram)
Primo Ciak La prima scena girata da Trieste a Gabriele Salvatores del film «Se ti abbraccio non aver paura» (Instagram)
 ??  ?? La visita Andrea Antonello con Salvatores sul set del film
La visita Andrea Antonello con Salvatores sul set del film

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