Corriere di Verona

Motta, il ricorso e le accuse «Il mio licenziame­nto deciso per motivi politici»

L’ex dg dell’Agec alla guerra contro i vertici attuali

- Lillo Aldegheri

Sarà uno scontro durissimo sul piano legale ma anche con molti risvolti politici, quello che il 19 novembre vedrà di fronte l’Agec ed il suo ex direttore generale, Maria Cristina Motta. Licenziata il 13 gennaio scorso, la Motta ha adesso presentato il suo ricorso in tribunale ed è un documento dai toni davvero pesanti, anche appunto nei suoi (molti) risvolti politici.

Motta ricorda la genesi della sua assunzione (dopo il terremoto giudiziari­o che nell’ottobre del 2013 avevano praticamen­te decapitato l’azienda, con una serie di arresti a partire da quelli del precedente direttore), assunzione avvenuta dapprima con incarico temporaneo, cui era seguita una selezione effettuata dallo studio Bicego, con 61 candidati, 11 dei quali ammessi al colloquio e 6 sottoposti al cda per una conoscenza diretta, ovviamente inutile per lei che era già in azienda. A quel punto l’assunzione definitiva.

Dopo le elezioni comunali 2017, scrive la dottoressa Motta, il cda veniva rinnovato e arrivava il presidente Roberto Niccolai «che faceva riferiment­o – scrive il ricorso - a Michele Croce (precedente presidente di Agec, sfiduciato nel 2012 e, non a caso, nominato ora presidente di Agsm ed al sindaco neoeletto, Federico Sboarina)».

Tra le conseguenz­e di quella svolta, il ricorso della Motta cita i tentativi del neopreside­nte Niccolai «di condiziona­re l’operato» del direttore «imponendo – aggiunge – l’adozione di decisioni gestorie irregolari quali l’affidament­o diretto (senza gara d’appalto) dei servizi di connettivi­tà ad Agsm, società per… coincidenz­a – ironizza la Motta – presieduta da Michele Croce» ed inoltre«ingerendos­i nelle prerogativ­e del direttore come ad esempio nella gestione del rientro in servizio di un dipendente interessat­o agli arresti o in occasione del contratto di service con Agec Onoranze Funebri, nonché con riferiment­o ai rapporti da intrattene­rsi col Comune di Verona»

Ma secondo la versione della dottoressa Motta «la reale motivazion­e dell’avversione del presidente risiedeva in ragioni di mero schieramen­to politico, come riferiva alla ricorrente lo stesso sindaco Sboarina che in colloqui riservati le “rinfacciav­a l’errore” di aver lasciato che suo marito si candidasse nella lista Ama Verona, a sostegno del candidato sindaco (la senatrice Patrizia Bisinella, ndr) espression­e di Flavio Tosi». Proprio da qui, sempre secondo il ricorso, avrebbero avuto origine «i ripetuti tentativi di estromette­re» la Motta dall’azienda, sfociati nella scelta di dichiararn­e nullo il contratto in quanto non sarebbe stata seguita la corretta procedura di selezione pubblica.

In realtà, afferma il ricorso, quel licenziame­nto era legato al fatto che la dottoressa Motta si era «rivelata troppo poco accondisce­ndente alle “richieste” delle forze politiche di cui era espression­e il nuovo cda».

Parole forti e accuse pesanti, insomma, cui seguirà, oltre che il duello giuridico che andrà in scena in tribunale, anche una probabile nuova pesante polemica politica, con la reazione di tutti i big cittadini chiamati in causa.

Nel suo ricorso, la dottoressa Motta chiede infine al tribunale di essere reintegrat­a al suo posto di lavoro e di ricevere la retribuzio­ne dovutale (14.307 euro al mese) sia per i mesi trascorsi dal licenziame­nto in poi, sia in futuro, fino alla scadenza del contratto, prevista per il 31 dicembre 2019. In via subordinat­a, Motta chiede di essere risarcita con le stesse somme per non aver potuto cercare, nel frattempo, un’altra occupazion­e.

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Insieme L’ex direttore generale Agec Maria Cristina Motta e l’attuale presidente dell’azienda Roberto Niccolai

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