Olimpiadi, ultimatum di Giorgetti
Lettera a Cortina, Torino e Milano: «Entro domani accordo a tre sui Giochi o salta tutto»
SPRESIANO (TREVISO)Un ultimatum, una lettera spedita venerdì ai sindaci di Milano, Torino e Cortina dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo Sport, Giancarlo Giorgetti. Si chiede entro domani, un assenso formale alla proposta di candidatura per i Giochi invernali 2026 a tre «punte». Si avvicina, infatti, la deadline per la presentazione della candidatura italiana al Cio, il 19.
(TREVISO)Il countdown è partito e, letteralmente, non c’è più tempo da perdere. In questi casi - è fatale scatta l’ultimatum. Mercoledì 19 settembre il Coni dovrà atterrare a Losanna con una proposta tricolore per il Cio. Quella definitiva. Parliamo, naturalmente, delle Olimpiadi invernali 2026 e del loro faticoso assetto «a tridente».
Così Giancarlo Giorgetti, plenipotenziario per lo Sport del governo legastellato, ha preso il toro per le corna: «Ieri (venerdì scorso ndr) ho scritto una lettera ai tre sindaci e attendo una risposta entro lunedì. Abbandonando le dichiarazioni alla stampa, il governo chiede un assenso formale allo schema di candidatura a tre in cui le città, come richiesto da Torino e Cortina, siano sullo stesso piano. In base alle risposte si prenderà una decisione». Quarantotto ore per mettere in salvo la candidatura. Questo lo stato dell’arte: Cortina accetta di buon grado la joint venture con Milano e Torino, Torino cura i mal di pancia interni del M5s e gioca a fare la ritrosa, Milano guida la rivolta con il «generale»
Beppe Sala, sindaco di Milano, ben deciso a vender cara la pelle: o il brand dei giochi va al capoluogo lombardo o salta il banco. Il Coni di Giovanni Malagò che ha ideato la candidatura a tre punte tiene duro e da tempo ha reso il pallino alla politica. Veniamo, così, al protagonista, Giorgetti, appunto, che era presente, insieme a Malagò e a Zaia, alla posa della prima pietra del velodromo di Spresiano. Il governatore Luca Zaia ha scelto parole gravi, adatti alle ore cruciali prima di Losanna: «Perdere i Giochi invernali sarebbe un lutto nazionale». Dal Veneto giudizioso, quindi, un appello al senso di responsabilità dentro ai paletti ricordati da Giorgetti: «Comunanza di intenti, progetto low cost senza sprechi ma, soprattutto, le tre città coinvolte devono andare d’accordo fra loro». E a chi gli chiede di azzardare una previsione, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri risponde ormai laconico dopo un’estate di schermaglie mediatiche: «Non sono né fiducioso né pessimista, sono realista. So le regole della politica e quindi capisco che mettere d’accordo tante teste e tanti partiti non è semplice, però ci stiamo provando». Cristallino, così come non si nasconde che il problema è tutto all’ombra della Madonnina: «Milano rivendica il brand della manifestazione perché ritiene di poter essere allineata alle grandi capitali mondiali. Il governo ha fatto una proposta paritetica, ora sta alle città esprimersi». Zaia, da parte sua, non molla e ci crede ancora: «Cortina è in grado di far fare bella figura al Paese, abbiamo un territorio motivato. Giorgetti è un grande mediatore, deve esserlo fino in fondo. Noi ci siamo, la candidatura è quella dell’hub più grande a livello internazionale degli sport invernali. Crediamo sia una bella sfida, dove si sono già assottigliati alcuni competitor, direi che è una partita da giocare fino in fondo. Rinunciare per polemichette e fatti di grafica o di loghi? Francamente direi di no». La rosa dei competitor si assottiglia, infatti, con l’addio della giapponese Sapporo a causa del recente terremoto, al momento, quindi, restano in pista quella, pare, effimera della turca Erzurum (manca tutto, dagli impianti all’aeroporto) ma soprattutto quella canadese di Calgary che invece procede. E se la Turchia evaporasse e restassero in campo solo Calgary e l’Italia con TorinoMilano-Cortina? Secondo Malagò il tridente «favorisce rispetto alle candidature tradizionali. Se rimangono due candiate è plausibile che si evitino degli “spargimenti elettorali” di conflitti».