Azzardo, qui si spendono 1.100 euro l’anno a testa Ed è allarme per le slot
È la cifra spesa in Veneto. A Verona 1.114 euro a testa. La Regione pensa al divieto di esporre le vincite
Nel 2017 i veronesi hanno scommesso 1.114 euro a testa. E dei 6 miliardi spesi in totale in Veneto per il gioco d’azzardo, circa 4,7 se ne sono andati in slot e macchinette, circa 40 mila apparecchi diffusi in tutta la Regione. Dati allarmanti, quelli nel «Libro blu» dell’Agenzia nazionale delle Dogane e dei Monopoli e diffusi ieri dalla giunta regionale.
A volte è il miraggio dei soldi facili, altre è l’effetto anestetizzante sui problemi quotidiani, altre ancora è l’impressione che rappresenti l’unica alternativa all’ennesima giornata trascorsa tra le mura domestiche, in completa solitudine. Sono questi i motivi per cui chi viene risucchiato nel baratro del gioco d’azzardo patologico non riesce ad uscirne. Nel solo 2017 i veneti hanno speso in giochi e scommesse 6 miliardi e 106 milioni di euro, più del costo complessivo del Mose. I dati sono contenuti nel «Libro blu» dell’Agenzia nazionale delle Dogane e dei Monopoli e sono stati diffusi ieri dalla giunta regionale insieme alle principali misure per la prevenzione e il contrasto delle patologie legate alle scommesse contenute nel nuovo disegno di legge al vaglio del consiglio.
Esaminando i dati disaggregati per provincia, dallo studio emerge che gli abitanti del Polesine denotano una maggior propensione all’utilizzo di slot e videolottery. Nel 2017 hanno scommesso 1.470 euro a testa sulle macchinette, 300 euro in più dei veronesi che lo scorso hanno su quegli stessi apparecchi hanno puntato 1.114 euro. Un dato allarmante che accompagna quello emerso durante il convengo «L’azzardo non è un gioco», svoltosi giovedì al Polo Zanotto nell’ambito del Tocatì e nel quale sono stati presentati i risultati di un questionario sottoposto agli studenti dell’istituto Pasoli: un ragazzo su due di età compresa fra i 16 e i 18 anni gioca, in gran parte puntando su eventi sportivi o acquistando gratta e vinci. Spendono fra 1 e 5 euro, con cadenza settimanale. Qualcuno arriva a 10, uno addirittura fra i 20 e i 50.
A livello regionale, a risucchiare la maggior parte delle scommesse sono slot e videolottery, circa 40 mila apparecchi che l’anno scorso hanno inghiottito 4,7 miliardi di euro. «Solo il 6% dei giocatori punta alle slot ma l’83% di chi si rivolge ai servizi per problemi legati al gioco le utilizza» spiega Graziano Bellio, direttore del Servizio per le dipendenze di Castelfranco Veneto e consulente scientifico del Piano regionale di prevenzione e contrasto al gioco patologico varato un anno fa e per il quale sono stati stanziati 5,3 milioni di euro a favore dei servizi per le dipendenze. Un progetto la cui applicazione è stata rallentata da alcuni ricorsi presentati dalla associazioni di consumatori ma che, assicura lo psichiatra, «dovrebbe ripartire a breve». «Il punto non sta nel perché una persona inizia a giocare ma nel perché continua a farlo — spiega Bellio — Una parte dei montepremi viene destinata alle grandi vincite, che rappresentano lo specchietto per le allodole, il miraggio per i giocatori, che invece si trovano ad avere a che fare con vincite piccole, le quali alimentano quel miraggio». Oltre all’illusione determinata da tali dinamiche, secondo il senatore Giovanni Endrizzi (M5s), educatore professionale e responsabile della stesura della parte del decreto Dignità dedicata alla regolamentazione del gioco d’azzardo, «si trasmettono valori contrari a quelli della nostra Costituzione: l’idea che viviamo nel paese dei balocchi ed è facile guadagnare molti soldi in poco tempo anziché con il lavoro e l’impegno». Il nuovo ddl regionale, inviato al consiglio per l’approvazione, prevede tra le altre cose Irap maggiorata dello 0,92% per gli esercenti che ospitano slot. E sarà introdotto il divieto di esporre cartelli che pubblicizzano vincite realizzate nell’esercizio.