Corriere di Verona

Birilli e prove di forza al Tocatì in salsa francese

Si punta a replicare le 200 mila presenze

- Sorio

Dalle «Quilles» (birilli) alla «Pétanque» (simile alle bocce) a tante prove di forza bruta: il Tocatì in salsa francese ha riempito ieri le piazze del centro. Oggi il gran finale. Si punta a confermare le 200 mila presenze.

I birilli, in francese, diventano Le Quilles. Al 16esimo Tocatì si può approfondi­re la materia. Tre specialità. Nel «quilles au maillet» li si deve abbattere lanciando un particolar­e cilindro sagomato. Il «quilles de six» impone di buttarli giù tutti tranne uno. Col «quilles de neuf» ci si avvicina invece al biliardo, i birilli sono sparpaglia­ti e come la palla bianca sul tavolo verde, quello colpito – con una sfera in legno di noce – deve andare a colpirne altri: «È un gioco da montanari, nasce sui Pirenei, risale al 15esimo secolo», raccontano Dominique, Jean Jacques, Christian e Laurent, piazzati ai Giardini Cesare Lombroso, un passo da Lungadige San Giorgio. Dei giochi delle regioni della Francia del Sud, ospiti del Tocatì 2018, tanti ieri hanno voluto tastare anche la «pétanque», specialità delle bocce, nata in Provenza nel 1907: chi passa da Piazza Indipenden­za può chiederne la storia, ch’è anche particolar­e, perché si gioca seduti e il motivo è che chi l’ha inventata aveva problemi alla schiena.

Birilli, «pétanque» e poi le prove di forza. Una in Piazza dei Signori, osservata più che sperimenta­ta, dal pubblico: «Le lever de pierre», tradizione che arriva dai lavoratori della pietra, pesantissi­mi massi da sollevare sulle spalle. Un’altra in Piazza Erbe, «Le lever de charrette», eredità del sollevamen­to del carretto.

Tutto a portata di mano anche oggi, per il pubblico, nell’ultimo giorno di un Tocatì che, secondo gli organizzat­ori, dovrebbe toccare alla fine, come l’anno scorso, un giro di 200 mila presenze totali. Ultimo giorno in cui ai giochi si sommano ancora gli appuntamen­ti, di cui tre alla biblioteca civica, da segnare in agenda: gli scrittori Mauro Covacich (alle 10) e Anais Vaugelade (alle 16) e il «giocologo» Ennio Peres (alle 18).

Tanti nel frattempo, ieri, si sono dati appuntamen­to in Piazza Erbe per saperne di più su alcune gare di corsa, tipo «La course de bidons de lait» (la corsa coi bidoni del latte, pura resistenza) e «Le cours de sac» (ispirata al vecchio scaricare i sacchi dai carretti), o su «Le Bucheron» (l’arte dei boscaioli). Da Piazza Erbe è passato anche il corteo aperto da Marco Cavallo, la scultura su ruote creata nel ‘73 nell’ospedale psichiatri­co di Trieste, corollario dell’incontro «Divertirsi da matti» in omaggio a Franco Basaglia.

E le tradizioni italiane? Una, molto seguita, è quella del «Laccio d’ammore», di nuovo in Piazza Erbe: «È un ballo propiziato­rio diffuso in terra campana, si faceva nei matrimoni, anni 40 e 50 – spiega l’associazio­ne “San Simone” di Marcianise, Caserta – Si balla in dieci, massimo dodici intorno a una colonna da cui partono sedici lacci. L’obiettivo del ballo è intrecciar­si durante la musica ma poi anche riuscire a sciogliers­i. Se non ci si riusciva voleva dire che il matrimonio avrebbe avuto poca fortuna». Dalla Ciociaria, invece, la corsa con la cannata. Le donne portano in testa un recipiente di terracotta, zeppo d’acqua, peso 15 chili. Dall’associazio­ne pro loco di Arpino spiegano che «le ragazze del palio di Gonfalone si preparano tutto l’anno per la gara e non hanno tempo per sposarsi». Però Francesco, giovane ciociaro, è riuscito a conquistar­e Jessica. Lei ieri gareggiava, al Tocatì. A breve, insieme, si trasferira­nno a Verona.

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 ?? (Foto Sartori) ?? Scene dal festivalDa sinistra, il gioco dei birilli («Quilles») ai giardini Lombroso; una prova di forza in piazza Erbe; qui sopra in alto «Le lever de charrette»; sotto, la corsa con la cannata
(Foto Sartori) Scene dal festivalDa sinistra, il gioco dei birilli («Quilles») ai giardini Lombroso; una prova di forza in piazza Erbe; qui sopra in alto «Le lever de charrette»; sotto, la corsa con la cannata
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