Il Maffei risplende: orgoglio e ricordi
Liceo classico, i ricordi degli ex alunni. Bubola: ci ha allenato a un linguaggio alto
Dopo due anni di ristrutturazione e 2,6 milioni investiti dalla Provincia con contributo regionale di 840mila euro, il liceo Maffei si è ufficialmente ripresentato alla città, riempiendo la cerimonia d’inaugurazione con i ricordi di ex allievi come il cantautore Massimo Bubola («Il Maffei mi ha allenato alla cultura di un linguaggio popolare alto) e l’attore Roberto Puliero. Il sindaco Federico Sboarina: «Patrimonio comune, ha fatto e farà la storia».
Il restyling, come raccontano anche i professori, volendo non è ancora completo: il cortile interno va risistemato, quello per le auto è molto piccolo, c’è il desiderio di rendere nuovamente agibile il terrazzo che dà sul chiostro. Però intanto il più è fatto e il liceo Maffei, dopo due anni di ristrutturazione e 2.6 milioni investiti dalla Provincia con contributo regionale di 840 mila euro, si è ufficialmente ripresentato alla città, ieri, riempiendo la cerimonia d’inaugurazione con i ricordi di ex allievi come il cantautore Massimo Bubola («il Maffei mi ha allenato alla cultura di un linguaggio popolare alto, cioè di qualità e accessibile a tutti») e l’attore Roberto Puliero («l’anno della maturità qui c’erano due compagnie di teatro, cosa nuova e quasi rivoluzionaria per l’epoca») e ascoltando, fra i saluti istituzionali, quello del sindaco Federico Sboarina: «Da ex Galilei dico che il Maffei è un patrimonio comune, ha fatto e farà la storia della città, sia per i nomi importanti usciti da qui sia per tutte le persone che vi si sono formate».
Una cerimonia, dunque, per osservare il Maffei uscito dai lavori di ristrutturazione, iniziati nel giugno 2016 e chiusi nel giugno scorso, con classico e linguistico che tornano a condividere un’unica sede. Lavori – compiuti dall’impresa napoletana De Lisio – per la prevenzione incendi, nuovi controsoffitti, rifacimento di palestra, aula magna, copertura e impianto elettrico, recupero di spazi, consolidamento di facciata, cornici, parti in pietra e cornicioni all’esterno. «Era necessario e oggi, tempi in cui si parla di crisi degli apparati politici, tecnici, amministrativi, cerchiamo di dimostrare che l’élite si assume le responsabilità», così il dirigente scolastico del Maffei, Roberto Fattore, nell’accogliere il presidente della Provincia, Antonio Pastorello. In aula, come detto, tanti volti «di famiglia», per il Maffei. Il presidente di Banco Bpm, Carlo Fratta Pasini, ex compagno di classe di Bubola: «Fra i tanti ricordi c’è la professoressa Morbioli, tale era la sua dedizione che rinunciava al giorno libero». La sovrintendente della Fondazione Arena, Cecilia Gasdia: «Al primo giorno il professore disse: qui o si studia o si va via. Il Maffei mi ha lasciato la capacità di non perdere mai il senso critico. E la curiosità di cercare». Il già citato Bubola, che ha cantato uno dei pezzi scritti per De André, «Fiume Sand Creek»: «Eravamo allenati alla tensione, penso al professor Olivo che dava i compiti in ordini decrescente da -3». La consigliera regionale del Pd, Orietta Salemi, ex allieva e insegnante – «da studente fui tra quelle che lottarono per togliersi il grembiule nero» – lei che circa le criticità del mondo della scuola dice: «Servirebbero due figure di vertice, una per la didattica, l’altra più manageriale». E poi ancora il presentatore della cerimonia, Puliero, l’avvocato Guariente Guarienti, ex presidi fra cui Francesco Butturini, il presidente del consiglio notarile Nicola Marino. In aula magna anche gli Angeli del Bello, associazione che promuove progetti di volontariato civico per il decoro e ha aiutato nel sistemare il chiostro lavorando con docenti e genitori degli alunni (ai lavori ha contribuito con una donazione anche la famiglia di Giovanni Battista Graziani in ricordo del figlio, scomparso in un incidente stradale nel 2007). Tra i docenti di più lunga militanza, Chiara Ferrarese, intervenuta sul palco: «Trentadue anni di insegnamento. Fin da studente c’era l’impressione di non perdere tempo, di studiare cose vere. In fondo a tutto, anche oggi, il Maffei è un orgoglio».