Segnalò un conoscente per farlo assumere alla Sea La Cassazione: fu corruzione
Meocci, già assolto due volte, torna a processo. «Io sono sereno»
Quando si dice «lontano dagli occhi, lontano dal cuore». Perché lui, l’onorevole Alfredo Meocci - ex dg della Rai, ex vicensindaco con Flavio Tosi e all’epoca dei fatti che gli vengono contestati consigliere dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici (Avcp) - di carte sulla vicenda non ne ha ricevute. «E neanche il mio avvocato, quindi la prima cosa che faremo è accertarci che sia vero». Il «riscontro» che Meocci e il suo legale stanno cercando di fare è con la Cassazione. In particolare la Sesta sezione penale, che nei giorni scorsi si è espressa sul ricorso presentato dalla procura generale della Repubblica in merito all’assoluzione anche in appello dell’ex consigliere da un’accusa di corruzione.
I fatti risalgono a sei anni fa e riguardano la richiesta di assunzione di un disoccupato, Andrea Vanacore, fatta da Meocci alla società romana «Sicurezza e Ambiente», Sea. La stessa azienda che finì nel mirino della procura capitolina per aver ottenuto, senza alcuna gara d’appalto, dal Comune della Capitale l’incarico di ripulire le strade dopo gli incidenti stradali. Un incarico sul quale avrebbero influito ovviamente positivamente - i pareri rilasciati dall’Avcp e firmati da Meocci. Per i pubblici ministeri della capitale uno «scambio» di favori che entrava nell’ambito della corruzione. Ma ad assolvere Meocci, che nel frattempo si era dimesso dall’incarico di consigliere - sono arrivati due gradi di giudizio.
Il primo e anche l’appello. Entrambe perché «il fatto non sussiste». Sentenze che non hanno convinto la procura generale che ha presentato ricorso in Cassazione. E i giudici della Sesta sezione penale si sono espressi in maniera molto diversa rispetto ai colleghi. Tanto da ordinare che il processo in appello venga rifatto. Per gli ermellini, infatti, quell’assunzione non fu una «cortesia» a Meocci, ma una corruzione da parte della Sea per avere i pareri favorevoli.
«A me - spiega Meocci non è arrivata nessuna comunicazione, non solo della decisione della Cassazione, ma neanche del ricorso fatto dalla procura generale. E in ogni caso sono sereno. Ho due gradi di giudizio che testimoniano che mi sono comportato correttamente e che le accuse rivoltemi non hanno fondamento».
A far scattare le accuse nei suoi confronti ci furono anche delle intercettazioni tra i vertici della Sea, in cui l’amministratore delegato e il presidente parlavano dell’assunzione «caldeggiata» da Meocci. Intercettazioni che nei primi due gradi di giudizio non erano state ritenute rilevanti, ma che adesso per la Cassazione devono diventare parte integrante del nuovo processo. Per la cronaca, Vanacore fu assunto e licenziato a tempo di record, giusto il periodo per fare uno stage. «La storia dei pareri - disse l’onorevole quando si dimise dall’Avcp non c’entra con l’inchiesta perché abbiamo chiarito che si tratta di due pareri dati su questioni assolutamente diverse. Nel mio caso mi si imputa di avere segnalato una persone disoccupata: ha fatto uno stage per 1.500 euro e poi è stato mandato via. Se questo è considerato un reato, è giusto dimettersi». Ma per i giudici della Cassazione evidentemente le dimissioni non sono state sufficienti. E Meocci torna a processo.