Corriere di Verona

Naja obbligator­ia, fioccano i no ma il Consiglio veneto approva

Le lettere di studenti e volontari non bastano. La legge? Non avrà corso

- Ma. Bo. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La contrariet­à degli studenti di sinistra e degli studenti cattolici, le perplessit­à del mondo del volontaria­to e l’ostruzioni­smo dell’opposizion­e non hanno fermato il progetto di legge statale sul ripristino della leva obbligator­ia voluto in consiglio regionale dalla maggioranz­a Zaia. Alla fine è passato con 30 voti favorevoli, 13 contrari, 2 astensioni, e qualche piccolo ritocco come l’eliminazio­ne del riferiment­o alla regione di provenienz­a dei ragazzi come «base» per la naja, considerat­o di difficile applicazio­ne e contrario alla Costituzio­ne

Sia chiaro: da domani non tornerà affatto in Italia il servizio militare e manco in Veneto. L’obbligo, previsto dalla Carta, è infatti «sospeso» sine

die da una legge voluta dal Governo Berlusconi e né il ministro della Difesa Elisabetta Trenta («L’esercito dev’essere composto da profession­isti») né il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Claudio Graziano sembrano intenziona­ti a tornare al passato, anche perché costerebbe 15 miliardi di euro. A questo si aggiunge che mai, nella storia del consiglio regionale, una proposta di legge partita da Venezia è stata non solo approvata, ma neppure discussa dal parlamento. E però resta il valore politico e simbolico dell’iniziativa partita dall’assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin, poi condivisa da tutti i gruppi di maggioranz­a (con l’eccezione dell’indipenden­tista Antonio Guadagnini) e portata avanti dal vicepresid­ente del consiglio Massimo Giorgetti, con l’appoggio delle associazio­ni combattent­istiche e d’arma, su tutte gli alpini e i bersaglier­i.

«L’articolo 52 della Costituzio­ne prevede l’obbligo della difesa del Paese - spiega Bottacin -. Noi lo abbiamo declinato, con l’introduzio­ne della possibilit­à di svolgere il servizio militare o nella protezione civile». Stando al testo approvato ieri, la scelta tra servizio civile o militare, prevista per uomini e donne, potrà essere fatta prima dello svolgiment­o del servizio, tra la maggiore età e il compimento dei ventotto anni, compatibil­mente con il percorso scolastico. Per la scelta del servizio militare sì potranno valutare le diverse opportunit­à di ferma in vigore al momento dell’emanazione della legge, mentre per quanto riguarda il servizio civile, il cui svolgiment­o era inizialmen­te previsto presso le associazio­ni nazionali o locali di protezione civile (aspetto, questo, fortemente criticato dagli enti di volontaria­to), nel testo finale è stato esteso anche ad altre opzioni civili.

«La società di oggi è intesa da molti come di soli diritti, di poca disciplina e poco rispetto: il senso dell’appartenen­za che si impara sotto le armi è invece un valore che cambia la vita della persona e della società profondame­nte ed in senso positivo» dice l’assessore all’Istruzione Elena Donazzan, mentre dall’opposizion­e protestano i dem Claudio Sinigaglia («Il compito del servizio militare è quello di insegnare a sparare, non certo quello di educare e far crescere i giovani») e Alessandra Moretti («Il consiglio è ormai diventato una macchina per la propaganda, discutiamo di cose destinate a non approdare a niente») e Piero Ruzzante di Leu: «Siete al Governo, se proprio volete il ritorno della naja, dite ai vostri parlamenta­ri di muoversi a Roma».

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(foto Vision) La protesta Un gruppo di studenti nei giorni scorsi ha inscenato una manifestaz­ione di protesta davanti a palazzo Ferro Fini contro la naja obbligator­ia
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Bottacin Sono soddisfatt­o, l'obbligo di difendere la Patria è previsto dalla Costituzio­ne

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