Corriere di Verona

Una festa in onore del piccolo principe del ciclismo

Omaggio a Cunego dopo il suo ritiro. «Cosa farò da grande? Il personal trainer»

- Fabiano

La città tributa il suo Piccolo Principe: «Fu il giornalist­a Pier Augusto Stagi a darmi quel nomignolo. Mi è sempre piaciuto» svela Damiano Cunego. Il Panathlon Club di Verona in collaboraz­ione con i comuni di Verona e Peschiera, e Bike Division, società organizzat­rice della gran fondo di Peschiera, ha infatti promosso una serata dedicata al campione di Cerro che si terrà domani sera presso l’hotel Al Fiore di Peschiera del Garda. Tra i tanti amici, saranno presenti i compagni di squadra del 2003, anno in cui Cunego vinse il Giro d’Italia. L’iniziativa è stata presentata in Sala Arazzi di Palazzo Barbieri, dove l’assessore allo sport Filippo Rando e il presidente del Panathlon Club Enrico Mantovanel­li (in foto, insieme a Cunego) hanno fatto gli onori di casa al festeggiat­o a un paio di mesi dal suo ritiro dalle corse. «Era doveroso rendere omaggio a un campione come Damiano Cunego» ha sintetizza­to Mantovanel­li. «Questa è la prima festa che mi viene dedicata da quando ho appeso la bici al chiodo. Per me è un grande onore» ha detto Cunego, prossimo ad intraprend­ere un nuovo percorso profession­ale: «Rimarrò ancora qualche mese nel ciclismo. Poi mi dedicherò alla profession­e di personal trainer che inizierò a svolgere presso una struttura di Lugano. Scriverò anche un libro: più che un’autobiogra­fia vorrei far tesoro della mia esperienza per dare dei consigli pratici a chi si cimenta nel nostro sport». E la bicicletta? «In bici esco ancora, ovviamente con meno frequenza. Diciamo che quello che dovevo fare, l’ho fatto – ridacchia -. Ho tanti impegni, ma anche più tempo da dedicare alla famiglia». Inaugurata dal mondiale juniores vinto proprio a Verona nel 1999, la sua è stata una carriera costellata di successi (oltre alla maglia rosa del 2003 e la maglia bianca di miglior giovane al Tour de France del 2006, Cunego vanta ben tre centri al Giro di Lombardia), ma anche di delusioni, come il mondiale di Varese del 2008 quando fu una sparata di Ballan a togliergli un titolo che pareva già suo: «Presi l’argento. La delusione più cocente, per me rimane però il secondo posto nella tappa dell’Alpe d’Huez al Tour del 2006 alle spalle di Frank Schleck. Un vittoria lì vale l’ingresso nell’alveo dei grandi del ciclismo». Infine, un saluto ed un augurio speciale: «Colgo l’occasione per salutare e compliment­armi con Elia Viviani, un altro veronese come me. Gli auguro di cuore di poter continuare così ancora per qualche anno».

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