Assolti 4 imputati su 10 «Si fanno troppi processi»
Nella relazione della presidente di Corte d’Appello Ines Marini si legge che in media vengono assolti quattro imputati su dieci. Troppi. Secon- do la Corte, che ne parlerà con le procure, significa che vengono rinviate a giudizio e processati troppi indagati senza basi investigative consistenti.
Non c’è solo il problema che un processo penale su due – il 54 per cento due anni fa, il 47 l’anno scorso – si chiude in appello con la prescrizione. Quasi un processo su due, di fronte ai tribunali monocratici del Veneto, finisce con un’assoluzione. «Un tasso molto elevato», scrive la presidente della Corte d’appello Ines Marini nelle premesse alle linee guida sulla priorità dei processi penali, il nuovo strumento approvato mercoledì dal consiglio giudiziario con l’obiettivo di ottimizzare le risorse del sistema ed evitare sprechi di tempo e forze. «Il pubblico ministero dovrebbe evitare di far approdare a giudizio processi in cui l’ipotesi accusatoria non poggia su solide basi», continua Marini, che poi chiede anche ai gip di limitare l’uso dell’imputazione coatta, che spesso dà il via a processi dall’esito incerto.
«E’ un dato meritevole di grande attenzione che dovrò affrontare con i procuratori capo del distretto - ammette il procuratore generale Antonio Mura - Cercheremo di capire se dipenda dalla qualità delle indagini, dallo sviluppo dei processi o da altri motivi, per poi intraprendere le azioni conseguenti». Anche perché va osservato che ovviamente arrivano alla fase dibattimentale soprattutto quei processi controversi, dove l’avvocato ritiene di aver un margine di successo: altrimenti si sceglie il patteggiamento o il rito abbreviato per ridurre la pena. Ma si tratta comunque, stando ai dati dello scorso anno giudiziario, di oltre 15 mila nuovi procedimenti all’anno, mentre solo poche centinaia vanno ai tribunali collegiali.
Il fulcro delle nuove linee guida, che aggiornano e «aggravano» quelle già emesse dalla Corte veneta nel 2014, è il rischio prescrizione, appunto. La Corte «invita» (l’atto non è vincolante: «si ritiene assai utile», è scritto) tutte le varie parti in causa a evitare lo spreco di energie: le procure lasciando andare in prescrizione quei fascicoli per i quali il termine scade nei 12 mesi successivi; i giudici a collocare in ultima fascia di priorità – che significa, di fatto, non trattarli – processi che hanno ancora solo 24 (per il primo grado) o 12 (per l’appello), mesi di vita. Si invita anche a un maggiore uso dell’archiviazione per tenuità del fatto.
Sono salvaguardati i reati più gravi, il cui elenco è lungo. Da un lato quelli a cosiddetta «priorità legale» (maltrattamenti, stalking e violenze sessuali, criminalità e terrorismo, infortuni sul lavoro e omicidi stradali, processi con arrestati e detenuti o nei confronti di recidivi), dall’altro alcune fattispecie elencate: per esempio, reati ambientali e urbanistici, corruzione e concussione, colpe mediche, gravi reati tributari o fallimentari, furti o rapine a soggetti «deboli». Le parti offese saranno sempre salvaguardate, anche perché se anche un reato si prescrive, non decade la decisione sugli effetti civili. In realtà si chiede al giudice di interpretare di volta in volta questi criteri, perché ci possono essere reati prioritari sulla carta i quali però riguardano fatti concreti di poco conto, o viceversa fatti gravi non inquadrati in questi reati. La presidente spiega inoltre che il sistema della Corte d’appello allo stato attuale non può garantire più di 3 mila sentenze l’anno e dunque auspica che l’intero distretto non produca più di 10 mila condanne, visto che sono un terzo, in media, quelle impugnate.
«Il problema affrontato dalla presidente Marini non può essere ignorato - commenta ancora Mura - Io ho condiviso queste linee guida perché mi sembrano una saggia interpretazione nel rispetto dei principi costituzionali». Il tema è ovviamente quello dell’obbligatorietà dell’azione penale, prevista dall’articolo 112 della Costituzione. «Un principio che andrebbe cancellato, perché non si è più in grado di fare tutto - dice Pierantonio Zanettin, deputato di Forza Italia ed ex membro del Csm Ben venga questo tentativo di creare una cultura dell’organizzazione per non disperdere energie». Mette in guardia però Annamaria Marin, presidente della Camera penale veneziana: «Finché vige quel principio, crea perplessità un sistema per cui certi reati si perseguono e altri no».
Il pg Mura Queste linee guida sono una saggia interpretazione nel rispetto della Costituzione Il deputato Zanettin Ben venga il tentativo di creare una cultura dell’organizzazione per non disperdere energie