VENEZIA Capitali e garanzie, doppio no da Di Maio Fraccaro esulta: «Così più soldi da reinvestire»
Trascinati dal leader, i grillini si stanno compattando contro la candidatura lombardo veneta. Fissati i paletti
«Lo Stato non deve metterci un euro». Sette parole per un nuovo strappo.
A fendere un altro pomeriggio denso di botta e risposta e partigianerie sulle Olimpiadi 2026 è il vicepremier Luigi Di Maio. «Il Coni doveva scegliere fra tre candidature sottolinea -: siccome sono tre forze politiche diverse, il Coni ha detto “facciamo le Olimpiadi del Nord” e così alla fine si è creato soltanto il caos per un cerchiobottismo ben noto». E qui si esplicita il no alla distribuzione dei fondi: «La situazione è impraticabile, quindi lo Stato non deve metterci un euro - prosegue Di Maio -. Poi se ci sono Milano e Cortina con il Veneto e la Lombardia, vadano avanti, ma senza che lo Stato ci metta i soldi e nemmeno le garanzie». Tradotto: fate quello che volete, ma da soli.
Già di buona mattina, ci aveva pensato il collega Riccardo Fraccaro (trevigiano), ministro per i Rapporti con il Parlamento, a mettere altro pepe sulla questione: «La situazione che si è creata? Non sono dispiaciuto perché abbiamo un Paese che ha bisogno di ripartire - racconta in televisione -. Ogni euro che abbiamo dobbiamo portarlo per dare una mano a chi è in difficoltà e ridurre le tasse». Una Situazione che non convince, come nelle stesse ore ha sottolineato il governatore della Lombardia Attilio Fontana, sulle pagine del Corriere della Sera. «Non posso fare a meno di dire che trovo curioso che se eravamo in tre lo Stato metteva le garanzie e in due non le mette più - spiega Fontana che respinge anche «l’ipotesi di un’imboscata contro i M5S con la candidatura a due Milano»-Cortina -. Dopodiché ricordo che sin dall’inizio eravamo convinti della necessità di coinvolgere i privati. Un territorio come quello lombardo non può non mobilitarsi attorno a un evento così importante. È già avvenuto per l’Expo:funziona».
Ma anche altri esponenti del governo restano fermi sulla candidatura originaria (mentre il sindaco Chiara Appendino insiste su «Torino da sola»): «Spero che ci possa essere una candidatura a tre, anche perché a tre si avrebbe maggior possibilità di portare a casa il risultato - spiega il ministro per le Politiche agricole e alimentari Gian Marco Centinaio -. Una occasione di rilancio per il nostro Paese: possiamo dimostrare che facendo Olimpiadi sostenibili e low cost si possono ottenere grandi risultati e portare tanti turisti in Italia».
La formula «niente fondi senza Torino» è confermata da tutto il movimento: «Ho molti dubbi che le Olimpiadi invernali di Lombardia e Veneto possano essere accettate - infierisce Simone Valente, responsabile Sport del Movimento 5 Stelle -. Non c’è mai stato un tavolo su questa ipotesi, non si è visto un confronto tra le città candidate e il Coni. Sono gli stessi dubbi che ha Giorgetti, mi pare». Eppure la Lega, anche se spaccata, tiene la porta aperta: «Il sottosegretario delegato allo Sport si chiama Giorgetti - prosegue Valente - ed è più accreditato di Salvini a parlare della materia. Non siamo contrari alla nuova iniziativa portata avanti da Zaia e Fontana, ma il governo deve decidere insieme. E la condizione è chiara: non vengono tirati fuori soldi dello Stato per costi diretti, garanzie e servizi».
Anche qui, in coda, si invita a bussare alla porta dei privati. Quello che è certo, come rileva qualcuno, è che «un’Olimpiade organizzata senza la copertura del governo non è mai esistita, almeno in Europa». «Il Comitato olimpico può cambiare idea, sarebbe una novità - spiega Valente -.Non abbiamo alcun pregiudizio nei confronti dei grandi eventi e di Olimpiadi a due».
Intanto si guadagna tempo. Per avere le garanzie nero su bianco indispensabili per far decollare la candidatura la dead line adesso sarebbe gennaio, almeno a sentire gli stessi vertici del Coni.