Corriere di Verona

Asco Holding, sentenza a novembre Ma la nuova guerra è già servita

- (f.n.)

La decisione finale slitta di quaranta giorni, visto che l’udienza decisiva il Consiglio di Stato la terrà l’8 novembre. Ma nella guerra legale in Asco Holding, la spa con cui 90 Comuni trevigiani controllan­o la quotata del gas Ascopiave, tra i Comuni «ligi» alla linea leghista e i soci privati di Plavisgas che detengono l’8%, con ieri si aprono nuovi scenari di scontro. Passo legale genera ulteriori passi legali. In una guerra che sembra non poter trovare una via d’uscita finale.

Al consiglio di Stato ieri si discutevan­o i quattro ricorsi di un folto gruppo di Comuni alla sentenza con cui il Tar del Veneto aveva dato ragione a inizio estate a Plavis. Che aveva contestato la soluzione data dai Comuni alla Legge Madia di riforma delle partecipat­e pubbliche, su suggerimen­to di Asco Holding: la fusione tra Asco Holding e la controllat­a Asco Tlc. Aggirament­o della legge, avevano detto i privati, per mantenere la presa diretta della Lega sulla società. Lo scenario d’incertezza apertosi si era risolto con l’accordo tra le parti di fissare l’uscita di Plavis, approvando un nuovo statuto da holding pubblica, che blindava da possibili scalate. E l’uscita di Plavis, e di altri Comuni dissenzien­ti con una costosa operazione di recesso, avrebbe disinnesca­to eventuali falle legali, togliendo di mezzo la parte interessat­a a contestare. Ma la via d’uscita era stata sconfessat­a dalla decisione dei Comuni di mantenere i ricorsi al Consiglio di Stato e della Holding di non trovare un accordo sul prezzo con Plavis, dopo l’offerta avanzata in via informale da F2i superiore a quello di recesso fissato con il cambio di statuto.

Dunque la parola è tornata ai tribunali. Il Consiglio di Stato deciderà l’8 novembre. Ma già oggi si vedrà l’esito della richiesta di sospendere gli effetti della decisione del Tar, su cui i legali dei Comuni hanno insistito molto, nonostante Plavis abbia confermato di non voler agire in sede civile fino a novembre. Ma la questione rischia di essere comunque di non poco conto, anche nel caso di una sentenza finale favorevole ai Comuni. Senza una sospensiva, in attesa della discussion­e finale, il 30 settembre scade il termine di un anno per i Comuni per applicare le delibere approvate un anno fa di applicazio­ne della Madia. Delibere che nel frattempo non ci sono, nel caso di chi voleva la fusione Holding-Tlc, sconfessat­e come sono ancora dalla sentenza del Tar. E se i privati per intanto non si muovono, questa si profila comunque come un’altra arma. In più, anche se alla fine i Comuni vincessero, resta da vedere come fare retromarci­a rispetto al nuovo statuto approvato in estate, che va fatta in 90 giorni rispetto all’approvazio­ne. E su una delibera già dichiarata eseguita da cui appare difficile tornare indietro. E lo statuto precedente non ha le clausole anti-scalata del nuovo. Situazione rischiosa, con l’offerta del fondo F2i alla porta. Senza contare che i privati potrebbero alla fine ricorrere al giudice civile, che potrebbe disapplica­re la sentenza del Consiglio di Stato. Come dire che ci siamo già infilati in un nuovo ginepraio.

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