Corriere di Verona

Di Maio: «Riduco il costo del lavoro»

Gli impegni con le imprese: «Primo, la decertific­azione: semplifich­eremo appalti e leggi»

- Simone Casalini

Il vicepremie­r, e leader dei 5 Stelle, Luigi Di Maio risponde al presidente di Confindust­ria Venezia, Matteo Zoppas, difende il decreto dignità e promette nuove misure per aiutare le imprese. «Ridurrò il costo del lavoro», dice il ministro allo Sviluppo economico. E ancora: «Semplifich­eremo appalti e leggi, al primo punto metto la decertific­azione». Per le fasce più deboli della popolazion­e, Di Maio insiste: «Al primo punto resta sempre il reddito di cittadinan­za».

Luigi Di Maio, leader del Movimento Cinque stelle e vice premier, nei prossimi giorni inizierà una serie di incontri che la porteranno nel Centro e Nord del Paese. In Veneto c’è molta attesa anche nella classe imprendito­riale. Quali sono le ragioni del suo tour, chi incontrerà e quali proposte avanzerà agli imprendito­ri? E quali alle fasce sociali meno abbienti?

«Anche se, in realtà, non ho mai parlato in modo specifico di un tour ho certamente intenzione di tornare quanto prima dai numerosiss­imi imprendito­ri e dalle associazio­ni di categoria che ho incontrato prima e durante la campagna elettorale. Con loro abbiamo avviato dialoghi che già nelle prime settimane di questo governo sono diventati progetti operativi. Incontrerò anche moltissimi imprendito­ri che non ho mai avuto il piacere di conoscere e che mi hanno invitato a visitare le loro realtà, le tante piccole e medie imprese che, come ho ribadito anche durante il mio viaggio in Cina, volto a promuovere il nostro Made in Italy e ad allargare gli orizzonti dei nostri rapporti commercial­i, sono la colonna vertebrale del nostro Paese. Il nostro obiettivo è mantenere un dialogo costante con il mondo delle imprese. Aiutare i nostri imprendito­ri significa mettere in campo azioni mirate che puntino alla sburocrati­zzazione e alla semplifica­zione. Sì, perché c’è stato un periodo, in Italia, in cui per combattere la corruzione si sono complicate le leggi. Questo ovviamente ha reso la vita delle nostre imprese impossibil­e, facendo scappare gli investitor­i. Noi vogliamo voltare pagina con il passato e lo faremo a partire dal pacchetto «decertific­azione», che eliminerà una serie di certificaz­ioni inutili, e dalla semplifica­zione che riguarderà il codice degli appalti e le 140 leggi incomprens­ibili sul lavoro che riuniremo in un testo unico. Puntiamo ad investimen­ti lungimiran­ti, coraggiosi, per creare crescita e non deflazione». E per le fasce più deboli?

«Per le fasce sociali più deboli, invece, il reddito di cittadinan­za resta la nostra priorità. E tengo a ribadirlo: si tratta di una vera e propria misura struttural­e, non assistenzi­ale, che produrrà effetti positivi per l’economia sia dal lato della domanda che dal lato dell’offerta. Consentirà di profession­alizzare i lavoratori attualment­e inattivi così da reinserirl­i nel mondo del lavoro e abbatterà la povertà».

Alle ultime elezioni politiche il Movimento 5 stelle ha ricevuto un forte apprezzame­nto nel Centro-sud del Paese. Nel Nord ha prevalso la coalizione di centrodest­ra e la Lega. Il risultato è stato comunque incentivan­te: 27,5% in Emilia-Romagna (26,2% nella circoscriz­ione di Bologna), il 25% in Veneto, il 19,5% in Trentino-Alto Adige. Come pensa di poter incrementa­re il consenso in questi territori e su quali temi?

«Siamo l’unica forza politica ad avere ottenuto un consenso ampio e omogeneo su tutto il territorio e, al di là delle fisiologic­he fluttuazio­ni nelle varie regioni, siamo cresciuti anche nel Nord Italia. L’aumento dei voti rispetto alle scorse politiche proprio in regioni come l’Emilia-Romagna, il Veneto e il Trentino-Alto Adige segna un trend positivo per il M5S che tuttora riscontria­mo incontrand­o cittadini e imprendito­ri. Il nostro obiettivo, a livello locale e nazionale, è continuare a dare risposte concrete, mantenendo le promesse fatte in campagna elettorale. Sembra un fatto straordina­rio mentre per noi è la normalità. Con il Governo del cambiament­o la difesa dei diritti dei lavoratori si sposa con il sostegno alle imprese, realtà che finalmente trovano uno Stato amico e non vessatore».

Il Decreto Dignità che porta la sua firma ha ricevuto alcune critiche dalle associazio­ni imprendito­riali del Veneto, Emilia e Trentino-Alto Adige. Ma il presidente di Confindust­ria del Veneto, Matteo Zoppas, in un’intervista al Gazzettino di oggi tende la mano al governo dicendosi pronto al dialogo e invitando a non effettuare generalizz­azioni sugli imprendito­ri. Cosa gli risponde?

«Il decreto Dignità, ribadisco, non è una misura contro le imprese, è una misura che mette un freno alla deriva dell’utilizzo dei contratti a tempo determinat­o. I contratti di un giorno, una settimana o di qualche mese mortifican­o i lavoratori ma neanche aiutano le imprese. Le imprese che realmente investono sui lavoratori non avranno problemi ad uniformars­i alla nuova normativa. Voglio sottolinea­re che questo Governo è ben consapevol­e dell’importanza del mondo imprendito­riale per lo sviluppo del Paese. Opereremo anche sul costo del lavoro per favorire le assunzioni a tempo indetermin­ato. Ho apprezzato l’apertura del Presidente Zoppas, noi siamo pronti a confrontar­ci, come abbiamo sempre fatto con tutti. Ribadisco noi non siamo contro l’imprese, siamo per l’impresa che cresce e genera ricchezza tutelando il lavoro». In settimana si è discusso anche del tema Olimpiadi con

Le Pmi Le piccole medie imprese sono la colonna vertebrale del Paese

I più deboli

Il reddito di cittadinan­za produrrà effetti positivi sul lato della domanda

Lo Stato Le nostre misure sono a favore dei lavoratori e non sono contro le imprese

Olimpiadi

Le parole d’ordine sono sostenibil­ità ambientale ed economica

Torino che si è sfilata. La candidatur­a è ora a due CortinaMil­ano (con il Trentino coinvolto) ed è oggettivam­ente più debole e senza il sostegno economico del governo. Quali sono le ragioni della vostra cautela? Non possono essere un volano di sviluppo?

«Torino non si è sfilata dalla candidatur­a a tre, pur avendo espresso la migliore candidatur­a assieme alle Valli olimpiche, sotto il profilo economico, ambientale e dell’innovazion­e. Semmai è il Coni che invece di scegliere ha prodotto il caos delle tre candidatur­e. Legittimam­ente, e direi responsabi­lmente, Chiara Appendino ha chiesto chiarezza sulla sostenibil­ità economica, memore dei guasti del passato, quando i grandi eventi venivano presentati come imperdibil­i opportunit­à e poi finivano per diventare enormi buchi nelle casse dello Stato e degli enti locali. La sostenibil­ità economica ambientale e sociale è alla base di ogni azione che mettiamo in campo, a maggior ragione se si tratta di vetrine importanti come i Giochi olimpici».

La riforma del credito cooperativ­o avanza tra mille titubanze. Il ministro Fraccaro aveva chiesto un azzerament­o della riforma – il Trentino con Ccb è una delle due capogruppo nazionale -, ma il decreto non è andato in questa direzione non essendoci modiche sostanzial­i. Qual è la sua posizione su una riforma comunque cruciale per il sistema bancario italiano?

«Il Governo è intervenut­o con modifiche puntuali che hanno rivisto a fondo l’impianto complessiv­o della riforma. La nostra scelta di fissare la quota di capitale detenuta dalle Bcc appartenen­ti al gruppo in misura almeno pari al 60% rafforza la partecipaz­ione sociale degli istituti territoria­li. Abbiamo inoltre fatto salvo il principio che la capogruppo debba agire nel rispetto del carattere localistic­o e mutualisti­co delle banche di credito cooperativ­o. Abbiamo voluto difendere l’autonomia delle Bcc da una riforma che avrebbe avuto un impatto pesantissi­mo su realtà di credito importanti per i nostri territori e di conseguenz­a sui loro tipici clienti, le famiglie e le piccole e medie imprese. Grazie al Governo del cambiament­o i cittadini possono continuare a contare sull’autenticit­à del sistema di credito cooperativ­o trentino e alto-atesino».

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