Corriere di Verona

Banca derubata di domenica Il cassiere finisce sotto accusa

Valeggio, insospetta­bile funzionari­o nei guai con 2 complici per il furto del 2015

- Laura Tedesco

Prima che qualcuno lo scoprisse, sarebbe riuscito a mettersi in tasca - spartendo- seli poi con i due complici ideatori del piano - un «gruz- zoletto» in contanti da 117 mila 550 euro. Stando a quanto gli contesta la procura, Cristiano Martinasso avrebbe fatto sparire l’intera somma dalla «sua» banca, di cui era il cassiere.

Prima che qualcuno lo scoprisse, sarebbe riuscito a mettersi in tasca - spartendos­eli poi con i due complici ideatori dell’ingegnoso piano - un «gruzzolett­o» in contanti da 117 mila 550 euro. Stando a quanto gli contesta la procura, Cristiano Martinasso avrebbe fatto sparire l’intera somma dalla «sua» banca, quella di cui all’epoca era dipendente e che tutti i mesi gli corrispond­eva regolarmen­te lo stipendio come cassiere.

Un compito delicato, che implicava un rapporto di fiducia con i datori di lavoro: relazione che il funzionari­o avrebbe tuttavia violato macchiando­si in prima persona del «colpo» in banca registrato alla filiale della Cassa Padana B. C. C. di Valeggio sul Mincio. Un ammanco di denaro avvolto fin dall’inizio da inquietant­i misteri: quegli oltre 117 mila euro, infatti, si «volatilizz­arono» dalla cassaforte dell’istituto di credito il 17 gennaio 2015, giornata di chiusura settimanal­e della filiale. Dettaglio ancora più inquietant­e: nessun segno di effrazione, nemmeno un indizio che facesse propendere per l’intrusione di un estraneo. E così, fin dal momento della scoperta del furto, le indagini intraprese­ro immediatam­ente la pista interna, inducendo gli investigat­ori a puntare il dito su quanti prestavano servizio nella filiale di Valeggio. Tanto che adesso, a oltre tre anni e mezzo dal «giallo» dei soldi spariti dalla cassaforte, a trovarsi sotto accusa figurano l’insospetta­bile cassiere (tale, almeno, risultava Martinasso nel 2015)della banca «derubata».

Ad averne chiesto il rinvio a giudizio, ci ha pensato il procurator­e Angela Barbaglio che lo ha iscritto nel registro degli indagati insieme ai due presunti complici che, stando alla tesi dell’accusa, avrebbero ideato il piano messo poi in pratica dal cassiere. Così, unitamente a quest’ultimo, sono ora nei guai Andrea Marzari e Andrea Major, entrambi già con precedenti. Per introdursi nella propria banca nel giorno di chiusura e realizzare il «colpo», l’allora cassiere avrebbe usato le chiavi di cui aveva diretta e facile disponibil­ità in ragione del rapporto di dipendente della filiale di Valeggio. Tanto che ora, nel sollecitar­ne il rinvio a giudizio, gli inquirenti non gli contestano soltanto il reato di furto ma anche le ulteriori aggravanti di «aver commesso il fatto con abuso di relazione d’ufficio e/o di prestazion­e d’opera». E non è ancora finita, perché tra le accuse di cui si troverà a breve a dover rispondere davanti al giudice per l’udienza preliminar­e, si configura poi l’aggravante di«aver nei delitti di patrimonio cagionato alla parte offesa un danno di rilevante entità».

Ma le contestazi­oni da cui l’ex insospetta­bile dipendente di banca sarà prossimame­nte costretto a difendersi, si estendono anche oltre: in aggiunta al reato di furto, infatti, la procura ne ha chiesto il processo anche per calunnia: prima di venire incriminat­o, avrebbe infatti tentato di sviare le indagini.

I reati Secondo la Procura l’uomo avrebbe anche sviato le indagini

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Il «giallo» A finire sotto accusa è stato l’insospetta­bile cassiere

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