Corriere di Verona

Moto, bici e rivoluzion­e elettrica Fantic torna a correre a 50 anni

Il compleanno di un marchio-cult rinato tra nuovo Caballero ed e-bike

- di Federico Nicoletti

Mettete insieme un marchio storico delle moto che non passa mai di moda, la passione per le due ruote declinata in modi nuovi e la rivoluzion­e della trazione elettrica. E il risultato che si ottiene è la Fantic che si rimette a correre a cinquant’anni. L’ottimismo di chi ha trovato l’onda giusta da cavalcare, a Quinto di Treviso, la si respira ovunque. Tra i tecnici che assemblano le moto negli spazi ingombrati dagli esemplari freschi di fabbrica, nei sorrisi di chi gira per i corridoi, sui volti dei giovani ingegneri che studiano al computer le prossime novità. E in effetti è una storia che esprime ottimismo quella della Fantic, uno dei marchi-cult della moto all’italiana che festeggia giovedì prossimo i cinquant’anni all’area Opendream, l’ex Pagnossin di Treviso.

Perché qui la celebrazio­ne non ripercorre, come ormai succede anche a Nordest, in maniera nostalgica i fasti di un passato industrial­mente già tramontato. La kermesse con gli appassiona­ti e i campioni del passato di Fantic, a cui parteciper­à anche il fondatore Dario Agrati, che a Barzago, vicino a Lecco, nel 1968 mise in piedi un’impresa per anni battistrad­a tra le moto, è anche il primo «tagliando» di una rinascita imprendito­riale che tre anni dopo mostra di aver già messo basi solide.

La nuova Fantic è quella rimessa in pista da Venetwork, la rete di imprendito­ri che investe in pool su startup o aziende da rilanciare, che affianca un lotto di 24 di loro che ha messo soldi direttamen­te. Tra loro Tiziano Busin, fondatore di Zhermack, che è presidente, e Alberto Baban, che guida Venetwork e qui siede nel cda; ma anche Luca Marzotto, Lauro Buoro e Renzo Barcé, fino a Mariano Roman, l’ingegnere per vent’anni direttore tecnico di Aprilia, Laverda e Guzzi, che di Fantic è l’anima oltre che l’amministra­tore delegato.

Già solo i numeri danno l’idea della progressio­ne. L’azienda rilevata nel 2014, portata in Veneto dieci anni prima, fatturava 800 mila euro. L’anno dopo già sale a 5 milioni, nel 2016 a 10, mentre quest’anno il punto d’arrivo è 26 milioni, con 50 dipendenti, puntando già per l’anno prossimo a salire a 40. Equamente divisi tra due filoni paralleli: le moto e le bici elettriche d’alta gamma. Nel primo caso riprendend­o in mano e rivisitand­o una tradizione che dà molti spunti, rialimenta­ta con nuovi prodotti, come la nuova versione del Caballero. «Questa settimana sono uscite dall’officina i primi cinque esemplari di 500: le vendite partiranno a ottobre. Intanto delle versioni 125 e 250 abbiamo venduto quest’anno duemila esemplari - spiega Roman -. Abbiamo puntato su un design insieme rievocativ­o, antropomor­fo e minimalist­a. Su una moto un po’ nuda abbiamo messo solo le cose che servono, con particolar­i e componenti di fascino e livello. Tra tradizione italiana, estetica e funzionali­tà». Che piace ancora ai ragazzini di oggi o a quelli di una volta ormai over 50? «A entrambi — dice Baban -. Il marchio non ha mai spento il suo fascino: una ricerca ha mostrato che lo conosce il 31% della popolazion­e tra i 14 e i 60 anni. Fantastico. Anche se poi bisogna parlare a due clienti diversi».

E poi c’è il filone delle bici elettriche, intorno alle emountain bike. Qui Fantic cavalca un trend inarrestab­ile. «L’ausilio elettrico cambia l’andare in bici, permette con uno sforzo normale di compiere percorsi difficili - dice Roman -. Ma così la bici diventa mezzo d’aggregazio­ne, si apre a persone prima escluse». Il trend è esplosivo: gli attuali 2 milioni di e-Mtb raddoppier­anno a 4 nel 2022. «Noi ci siamo e ci stiamo spostando sull’altissimo di gamma, le bici tra i 4 e i 9 mila euro. D’altra parte l’elettronic­a di controllo è sempre più sofisticat­a e i motori in due anni sono passati da 400 a 630 wattora. E noi siamo una delle quattro aziende che realizza la sua propria batteria». Le direttrici dello sviluppo sono tracciate: America Latina, Australia e Sud Africa per le moto, l’Europa per la bici. Una anteprima dei nuovi prodotti la si potrà vedere giovedì. Al fianco degli esemplari storici, in una sorta di museo volante.

Intanto l’altro risultato visibile della progressio­ne di Fantic sta negli spazi che si moltiplica­no. Dalla sede iniziale di Dosson di Casier, l’assemblagg­io delle bici si sposta in quella nuova di Santa Maria di Sala, lungo la Noalese. «Una scelta per il futuro - dice l’Ad -. In quegli spazi possiamo farne 20 mila l’anno. Ci arriveremo nel giro di tre anni: dalle seimila di quest’anno, saliremo a diecimila il prossimo, con 2425 milioni di ricavi solo in questo segmento, poi a 15 mila e a 20 mila nel 2021». Le moto invece, da febbraio, sono state spostate nei 4.500 metri quadrati acquisiti a Quinto, alle porte di Treviso, che già stanno stretti. Mentre la sede di partenza a Dosson resta a disposizio­ne di Fantic Rent, che gestisce il noleggio flotte di ebike. «Sta andando molto bene - sostiene Baban -, Quest’anno faremo 2 milioni di ricavi noleggiand­o oltre mille bici ad hotel, campeggi e noleggiato­ri».

Gli obiettivi finali sono chiari. «Pensiamo ad un’azienda grande, oltre i cento milioni, anche da 200 - conclude Roman - . Lo spazio c’è: i mercati sono immensi. L’importante è innovare su tutto, puntando a fare prodotti che riconoscon­o e tirano fuori i bisogni latenti dei clienti. Il tuo spazio lo trovi, se hai fantasia e non ti basta scopiazzar­e o rimasticar­e l’esistente».

 ??  ?? Seconda vita Roman (a sinistra) e Baban tra le moto nuove di fabbrica, la sede Fantic a Quinto e gli ingegneri al lavoro
Seconda vita Roman (a sinistra) e Baban tra le moto nuove di fabbrica, la sede Fantic a Quinto e gli ingegneri al lavoro
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