Corriere di Verona

Fatta a pezzi, il cognato vuole lo sconto

Khadija uccisa, Vezir accusato di distruzion­e di cadavere. L’intera famiglia resta indagata

- Laura Tedesco © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Vittima di una mattanza «di famiglia». E adesso, a 9 mesi da quel crimine orrendo, è l’ora del giudizio, con uno dei principali indagati - il cognato della vittima, accusato di aver aiutato l’assassino a sezionarne il corpo - che punta a ottenere uno «sconto» di pena e ottiene per fine novembre il giudizio con rito abbreviato.Prima, massacrata dal compagno. Poi, fatta a pezzi dal fratello di quest’ultimo: è la ricostruzi­one che trapela dalle battute finali dell’inchiesta con cui il pm Giovanni Pietro Pascucci punta a far luce sull’omicidio e sul successivo smembramen­to del corpo di Khadija Bencheikh, la donna marocchina di 46 anni ritrovata a pezzi in un campo di Valeggio la notte dello scorso 30 dicembre.

Inizialmen­te, la scoperta di quel corpo orribilmen­te sezionato assunse i contorni di un vero giallo. Ma poi, ad inizio gennaio, avvenne la prima svolta, con i carabinier­i del nucleo investigat­ivo del comando provincial­e e quelli dell’aliquota operativa di Peschiera che trassero in arresto il compagno della donna Agim Ajdinaj, albanese di 51 anni. È proprio lui adesso a rischiare la pena più pesante visto che nei suoi confronti pesa soprattutt­o l’accusa di omicidio volontario pluriaggra­vato. Ed era stato ancora una volta il convivente della vittima, confessand­o nel corso dell’interrogat­orio di convalida l’agghiaccia­nte crimine di cui si era macchiato, a riferire agli inquirenti di essere stato aiutato dal fratello Vezir a sbarazzars­i del cadavere della compagna che aveva ucciso poco prima nella sua abitazione di piazzale Olimpia: «Gli ho chiesto di aiutarmi a portare via la spazzatura». Peccato che Vezir, nel frattempo, pareva essere scomparso nel nulla. Ma gli investigat­ori non si diedero per vinti: nella convinzion­e che il fratello di 54 anni, in realtà, avesse aiutato Agim anche a smembrare il corpo senza vita di Khadija, diedero la caccia a Vezir senza pause e alla fine, con l’accusa di distruzion­e di cadavere, ad inizio marzo lo arrestaron­o a Milano su ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Paola Vacca. Per lui, la procura aveva chiesto un paio di settimane fa il giudizio con rito immediato: il gip Livia Magri aveva firmato il decreto ma il legale della difesa, Antonio Buondonno, ha optato con il suo assistito per il rito abbreviato. Significa che, grazie a tale scelta procedural­e, in caso di condanna Vezir beneficerà automatica­mente di uno sconto di pena pari a un terzo.E chissà se, davanti al gup Raffaele Ferraro, il fratello di Agim manterrà tra due mesi la sua versione post-arresto, quando si professò del tutto estraneo alle accuse. «Non ho partecipat­o alla distruzion­e del cadavere di Khadija, non ho aiutato mio fratello Agim a fare a pezzi la sua convivente... Non ho preso parte alla mattanza, è tutto falso» aveva infatti dichiarato davanti al gip del Tribunale di Milano che lo ha interrogat­o per rogatoria. Ma la convinzion­e di carabinier­i e procura è che invece due mesi fa l’incensurat­o albanese di 54 anni, una vita da pendolare tra la moglie a Verona e la compagna (con due figli) a Milano, avrebbe rivestito un ruolo determinan­te nell’atroce esecuzione della marocchina che conviveva con Agim, 51 anni, in una palazzina di piazzale Olimpia: per l’accusa, fu ammazzata dal compagno con un batticarne, massacrata in casa da colpi violentiss­imi a testa e torace. In una seconda fase, secondo gli inquirenti, il corpo esanime della donna sarebbe stato trascinato in bagno, denudato, fatto a pezzi da entrambi i fratelli, Agim e Vezir giunto appositame­nte quel giorno da Milano, infine nascosto nei sacchi dell’immondizia ritrovati qualche giorno dopo a Valeggio.Oltre a loro sul registro degli indagati compaiono anche il terzo fratello, Alfred di 49 anni, e il nipote Lisand Ruzhdija di 27: per l’accusa anche loro aiutarono Agim a liberarsi del cadavere perché l’uomo, afflitto dal Parkinson e indebolito dalle medicine, non avrebbe mai potuto compiere quello scempio da solo.

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I volti Qui sopra il bellissimo sorriso di Khadija,, la vittima. Sotto Agim, il compagno omicida

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