Corriere di Verona

«Baciate» Bpvi, il giudice autorizza la ripresa della causa contro Intesa

Trecentomi­la euro di prestito onorato: il Tribunale delle imprese rigetta lo stop

- Federico Nicoletti

L’azienda con baciate per trecentomi­la euro può rivolgere la causa contro Intesa. Passo parziale, ma comunque significat­ivo nella tormentata vicenda del crac delle popolari venete e del ginepraio legale apertosi con la liquidazio­ne di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. La novità arriva dal Tribunale delle imprese di Venezia, con l’ordinanza di mercoledì scorso del giudice Lisa Torresan. E riguarda le «baciate», i finanziame­nti serviti in parte o in tutto ad acquistare azioni delle due popolari, uno dei lasciti più spinosi del crac. In un caso con riferiment­i ancor più particolar­i.

La vicenda riguarda un’azienda di Colognola ai Colli, nel Veronese, la Lanza, che commercia prodotti per pulizia e igiene, i cui due soci si sono rivolti al Tribunale delle imprese di Venezia, insieme gli avvocati Marina Fornaro e Marco Venturi dello studio Venturi & Partners di San Bonifacio. In ballo il finanziame­nto da 300 mila euro, che nel 2013 Bpvi aveva concesso, convincend­o gli imprendito­ri ad acquistare azioni ed obbligazio­ni convertibi­li, proponendo­le attraverso un funzionari­o non abilitato alle prestazion­i fuori sede (ulteriore elemento per cui si chiede l’annullamen­to dell’operazione).

La cifra era stata tutta usata per acquistare, in modo contestual­e, i titoli spiegano i legali, con l’apertura di conti correnti in cui venivano registrate quelle operazioni, oltre all’addebito dei pagamenti. L’azienda infatti continua a restituirl­e, anche per non trovarsi a rischiare di avere, da impresa sana, segnalazio­ni in centrale rischi con i problemi conseguent­i sugli altri canali di finanziame­nto. E si continua a pagare anche quando, con l’azzerament­o delle azioni, l’azienda si trova a restituire un prestito per un patrimonio senza valore. Viene aperta una causa alla Bpvi non ancora liquidata per la cancellazi­one di prestito e azioni. Secondo la linea legale della nullità delle «baciate» in quanto vietate dal codice civile.

Il problema si pone con la messa in liquidazio­ne di Bpvi, il 25 giugno 2017. Il processo viene interrotto il 20 luglio, quando ormai era vicina la prima udienza, il 6 settembre. La causa veniva riassunta nei confronti di Intesa Sanpaolo, che nel frattempo aveva fatto transitare il prestito, regolarmen­te onorato, tra quelli nel perimetro delle attività assunte. A differenza di molti dei prestiti «baciati» rimasti in capo alla liquidazio­ne, in quanto divenuti crediti deteriorat­i, visto che la restituzio­ne si era interrotta con l’apertura delle cause.

Ma anche qui, di fronte alla causa, Intesa, con lo studio Bonelli Erede, eccepiva l’estinzione del giudizio e il difetto di legittimaz­ione passiva, sulla base di quanto stabilito dal decreto di liquidazio­ne, con il blocco delle cause e l’impossibil­ità di rivolgerle a Intesa. Sostenendo che la causa andava diretta alla banca in liquidazio­ne, che, per effetto del contratto di cessione, si costituisc­e anche qui come soggetto legittimat­o a rispondere, chiedendo anche la condanna alle spese di lite. «Situazione oggettivam­ente paradossal­e», sostiene l’avvocato Fornaro. Perché gli imprendito­ri si troverebbe­ro a discutere con i liquidator­i di Bpvi della richiesta di cancellare un prestito pagato ad Intesa. Ma il giudice rigetta la richiesta ritenendo «l’eccezione di estinzione, prima facie, infondata». «Non è una sentenza e tuttavia il tribunale ritiene correttame­nte riassunta la causa verso Intesa», aggiunge l’avvocato Fornaro. Se ne parlerà nell’udienza fissata il 23 gennaio 2019.

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