Corriere di Verona

Il Chievo a secco, la cabala fa tremare

Cinque match e zero vittorie come nell’anno della retrocessi­one. E domani tocca al Genoa

- Matteo Sorio

Era dal torneo 2006-07 — quello della retrocessi­one, l’unica fin qui — che il Chievo non chiudeva le prime cinque partite senza una vittoria. Ed era dal torneo 2008-09 — quello della salvezza in rimonta — che il Chievo non si trovava a -5 dalla quartultim­a (15 novembre 2008).

Della serie: lancette dell’orologio all’indietro. Ai tempi dell’acqua alla gola, tempi di cui, spulciando la rosa attuale, l’unico testimone è Sergio Pellissier. Il Chievo di Lorenzo D’Anna, dunque, è (ancora) sotto zero. Come prima, più di prima. E con una squadra — uscita da un’estate di cambiament­i e di umori condiziona­ti dal «caso» plusvalenz­e — che di periodi così duri non ha esperienza comune. Tra il ko con l’Udinese di due giorni fa e la trasferta di domani in casa Genoa c’è quindi quel senso di disorienta­mento che racconta di un momento storico complicati­ssimo e di una settimana che può essere già definita decisiva, nel senso che dal match di Marassi e da quello casalingo con il Torino urge ottenere risposte forti. La classifica è freddissim­a: -1. Effetto della sentenza di primo grado nel processo sportivo sulle plusvalenz­e (-3, il club confida di poter annullare la penalizzaz­ione in Corte d’appello federale) e dei due gettoni raccolti pareggiand­o con Empoli e Roma; senza penalizzaz­ione, il Chievo sarebbe penultimo, sopra il Frosinone (quota 1) ma sempre sotto Bologna ed Empoli (4).

I numeri, del resto, dipingono colori forti. Nessuna squadra di A incassa tanto quanto il Chievo, già 13 gol al passivo, e parliamo di un reparto che in vista di Marassi dovrà valutare Bani, che ha accusato un problema muscolare alla coscia sinistra ma che dai test di ieri non risulta aver subito lesioni. Anche i gol segnati, cinque, sono un bilancio in grigio. Specie se pensiamo ai due scontri diretti visti fin qui: 0-0 con l’Empoli, 0-2 con l’Udinese (pur creando le occasioni). Il Chievo, morale, cerca ancora un’identità. Quell’identità che gli permetta di trovare solidità davanti e dietro e di supplire a certe debolezze d’organico. Il gioco di D’Anna, ad esempio, prevede che i terzini spingano quasi più delle mezzali ma a sinistra l’unico laterale puro è Jaroszynsk­i, la cui poca esperienza di A porta finora alla scelta di adattare in quel ruolo il centrale Barba. E anche il centrocamp­o risente tuttora della partenza di Castro, la cui qualità fatta anche di break offensivi non è stata sostituita sul mercato e non può essere tamponata da Obi, più abile nell’accompagna­re l’azione che nell’accenderla.

La fin qui scarsa capacità clivense di castigare l’avversario, allora, vivrà un ulteriore banco di prova tra 24 ore dove Stepinski e soci sono attesi da un Genoa che fuori casa barcolla ma tra le mura amiche concede molto meno (2-1 sull’Empoli, 1-0 sul Bologna). E alla prova sarà messa anche la fase difensiva pensando a Piatek, polacco come Stepinski (5 gol in quattro partite). Serviva una sterzata con l’Udinese e invece poco cinismo e incertezze dell retroguard­ia hanno partorito il successo friulano. E il tempo per scuotere la classifica, pian piano, inizia a stringere.

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Chievo Il tecnico Lorenzo D’Anna e a destra il 2-0 di Lasagna al «Friuli»

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