Il Chievo a picco anche col Genoa resta sottozero
Niente da fare per la squadra di D’Anna, che cade in casa del Genoa senza mai riuscire a impensierire Radu. Apre le danze Piatek, poi il raddoppio di Pandev che di fatto chiude il match
Dopo quella con l’Udinese al Bentegodi, per il Chievo arriva un’altra pesante sconfitta, stavolta a Marassi contro il Genoa. Finisce 2-0, gol di Piatek e Pandev. E i gialloblù sono ancora sottozero in classifica.
Il Chievo c’è (in campo) ma non si vede. Balla la musica suonata dal Genoa. Trema nell’impalcatura difensiva. Vede la porta una volta ogni tanto (e l’inquadra, scomodando Radu, giusto in due frangenti su 90’).
In soldoni: è – ancora – buio. Per gioco e per autostima. Parliamo del quarto ko stagionale (dopo Juve, Fiorentina, Udinese), di una classifica sempre sotto zero (-1, aspettando la corte d’appello federale nel processo sportivo sulle plusvalenze) e di un quartultimo posto che è 5 punti più su, sempre che l’Empoli stasera non gratti gettoni con il Milan. I graffi di Piatek, lui che stravince il duello polacco con Stepinski, e di Pandev, coadiuvato da un Hetemaj mai dentro il match, espongono il Chievo a una diagnosi nitida: col Torino, domenica, è già un mezzo appello, e senza una risposta – come accaduto ieri a Marassi – la panchina di Lorenzo D’Anna (che guida pur sempre una squadra incompleta) potrebbe diventare a rischio. Anche perché i numeri stessi, dopo 540’, virano al nero: 15 gol subiti (peggior difesa) e tre gare su sei senza segnare. Bilancio magro, a dir poco. E a Marassi? Genoa ai mille all’ora, Chievo formato catenaccio, contropiede e poco, pochissimo altro. S’era detto, alla vigilia, che qualcosa, D’Anna, avrebbe cambiato. Ecco: il giovane Leris per Birsa (entrato dopo, entrato tardi) ed Hetemaj per Obi. Giovamento? Quasi nullo. Con Hetemaj, centrocampo più robusto che creativo (l’anno scorso c’era Castro a metterci la fantasia, e quanto se ne sente la mancanza…) ma il kosovaro è sotto ritmo, in affanno, nervoso. Quasi impalpabile, per impatto, Leris (al netto del giallo dopo pochi minuti).
Al netto delle debolezze strutturali della rosa, sul gioco ecco i soliti rilievi. La mediana, operaia com’è, zero finezze nella dicitura, connessa solo a intermittenza con l’attacco e, specie, con la qualità di Giaccherini, cui non si può chiedere d’illuminare tutto. La fascia sinistra, senza spinta perché Barba, adattato da laterale, si sgancia raramente. Nei suoi sprazzi, il Chievo pare spesso estemporaneo. Non il Genoa, che, per identità, fa vedere d’essere ben più avanti. Anche nelle occasioni che precedono il vantaggio: Pandev (riflesso di Sorrentino), Piatek (da fuori), ancora Piatek (palo), il tutto contro un destro da fuori di Giaccherini e un’inzuccata di Stepinski, fuori misura, da ghiotta posizione. Di Piatek, allora, il vantaggio: Cacciatore seminato da Lazovic, troppo spazio per il polacco e buonanotte. E fortuna, per Sorrentino, che il 9 del Grifone, prima dell’intervallo, non traduce una palla inattiva nel raddoppio. La brutta notizia arriva, comunque, di lì a poco: Tomovic esce per un problema muscolare (sarà fondamentale recuperare Bani per il Torino), Barba scala in mezzo, Depaoli a destra, Cacciatore adattato a sinistra (dove l’unico terzino puro, in organico, è Jaroszynski). Preoccupato delle proprie debolezze difensive – o almeno così sembra – e carente di quell’aggressività che chiedeva D’Anna, il Chievo non trova la forza d’imbastire una reazione vera, o quantomeno veemente. Anzi, Hetemaj regala a Pandev il 2-0. Lì, D’Anna chiama dentro Birsa. Il tempo ci sarebbe.
Non ci sono la tigna giusta né la mira né la fortuna. Stepinski si divora un bel cross di Depaoli incocciandola malissimo e Barba si vede dire di no da Radu, inserendosi su una punizione di Giaccherini. Ultimo cambio, Pellissier. Giusto un solletico, per la linea Biraschi-Spolli-Criscito. Ora l’agenda propone il Toro, poi il Milan, poi la sosta. Il tempo, per svoltare, stringe.