Il lupo ucciso divide «Allevatori esasperati» «No, è solo psicosi»
In attesa che le indagini VERONA dei carabinieri forestali diano un nome e cognome a chi ha puntato quella doppietta e ha premuto ripetutamente il grilletto contro la bestia, gli amministratori della montagna veronese concordano sul fatto che la «questione-lupo» non possa essere certo risolta con soluzioni «fai-da-te». All’indomani della notizia del ritrovamento della carcassa di un giovane esemplare ucciso a pallettoni, in un bosco di San Rocco di Piegara, a Roverè, le reazioni della politica non si sono fatte attendere, mentre ci sono state altre due predazioni: un capriolo a San Mauro di Saline d un asino a Bosco Chiesanuova . E se in Regione la polemica è tutta incentrata sulla dialettica di accuse e repliche tra opposizione e maggioranza, in Lessinia i sindaci non nascondono una certa preoccupazione per i potenziali effetti dell’inedito accaduto. Il governatore Luca Zaia, ieri a Verona, ricorda che «ogni giorno arrivano sul mio tavolo segnalazioni di predazioni che danneggiano pastori e allevatori». E indirettamente risponde al consigliere del Pd Andrea Zanoni che aveva accusato Palazzo Balbi di «incapacità di gestione del fenomeno». «Io non ho nulla contro la fauna selvatica, può essere un arricchimento per l’ecosistema, ma va gestita dice Zaia -. Per questo siamo in attesa del nuovo piano che dev’essere deciso a livello nazionale». L’associazione animalista Enpa, in una nota, parla di «psicosi alimentata da alcune forze politiche» che «sobillano gli allevatori e fanno poco o nulla per favorire la corretta convivenza». E condanna qualsiasi ipotesi di «uccisioni controllate». Si rivolge a Roma anche il consigliere veronese Stefano Valdegamberi: «Avrei preferito che ad abbattere il lupo fossero state le guardie forestali sulla base di un piano di contenimento. Di fronte all’esasperazione s’innesca il principio di autotutela». Perché, che gli animi siano esasperati, è fuori di dubbio in Lessinia. «Gesto da condannare, ma quando la politica non dà risposte a un territorio che le invoca da anni, non ci si può stupire se accadono queste cose - commenta la vicesindaco di Selva di Progno, Elisabetta Peloso -. Fa specie il clamore suscitato dalla morte di un esemplare, di fronte al silenzio che ha accompagnato le centinaia di capi sbranati». Predazioni che, come riportato dal Corriere di Verona, nel 2018 si sarebbero quasi dimezzate rispetto all’anno precedente grazie anche al coinvolgimento di un esperto, il veterinario Antonio Scungio. «Spiace che questo grave fatto sia avvenuto proprio adesso - sottolinea il sindaco di Bosco Chiesanuova, Claudio Melotti -, dopo i risultati ottenuti con il progetto di Scungio. Così rischia di passare il messaggio sbagliato che le predazioni sono diminuite perché sono stati uccisi i lupi». «L’uomo, per natura, si abitua a tutto ma non è che si viva con tranquillità: la guardia resta sempre alzata» conclude il collega di Erbezzo, Lucio Campedelli.