Corriere di Verona

Il signore dei fischietti che amava il calcio all’antica

LUIGI AGNOLIN 1943-2018

- di Stefano Ferrio

Chissà quanto vale, al mercato dello spionaggio d’epoca, il dossier redatto dalla Stasi, l’implacabil­e polizia segreta della Germania Est, su «Agnolin Luigi, classe 1943, da Bassano del Grappa, arbitro internazio­nale di calcio»?

Con eventuali note, riferite alla sua carriera di «giacchetta nera» così anarchica e insofferen­te ai sistemi di potere, da meritarsi la fama di fischietto anti-Juve per eccellenza.

Memorie che spuntano, mentre si congeda dal mondo uno fra i massimi direttori di gara italiani di ogni tempo, spentosi ieri a Roma dopo lunga malattia.

Perché era un uomo così grande, spesso ai limiti dell’ingombrant­e, il Gigi Agnolin di cui si celebreran­no le esequie domani alle 16,30 nel duomo di Bassano, da comprender­e nel suo identikit innumerevo­li sfaccettat­ure estranee al verde rettangolo di gioco.

Per capirci meglio, chi avesse la ventura di scoprirlo, quel faldone, potrebbe rinvenirvi una nota di merito, vergata da un qualche plenipoten­ziario del regime comunista estintosi con il muro di Berlino.

L’ipotesi è plausibile rievocando il magistrale arbitraggi­o sciorinato da Agnolin la sera del 3 ottobre 1984 allo stadio Friedrich Ludwig Jahn, dove la Dinamo Berlino - che era emanazione calcistica proprio della Stasi - affrontava il club scozzese dell’Aberdeen nel match di ritorno dei sedicesimi di Coppa dei Campioni.

Dire che, in un’incessante bolgia di tifo, i tedeschi prima rifilano agli avversari lo stesso 2-1 subito all’andata, e poi si aggiudican­o la sfida ai rigori, racconta solo in parte l’accaduto. «Perché, per farsi davvero un’idea, occorreva essere lì», precisa Flavio Ongaro, 73 anni, rodigino di Guarda Veneta, ex arbitro che quella sera era uno dei due guardaline­e al servizio di Agnolin. «Una battaglia incessante – ricorda Ongaro – tanto che a un certo punto, dopo l’ennesimo fallo a gamba tesa, scoppia una rissa colossale. E Agnolin allora, cosa fa? Gli basta mettersi al centro esatto della zuffa, con tutta la sua imponenza, per far capire che nessuno di loro gli fa paura e che, anzi, tutti gli devono rispetto… Così, giusto il tempo di tirare fuori qualche cartellino, e gli animi si placano, così poi la partita finisce regolarmen­te, con tanto di generale della Stasi a renderci onore in spogliatoi­o, scortato da un picchetto, per il coraggio dimostrato in campo».

Chi lo ha conosciuto nelle 226 partite di Serie A, arbitrate fra il 18 marzo 1973 di Fiorentina-Cagliari 3-0 e il 29 aprile 1990 di Udinese-Inter 4-3, ha sicurament­e riconosciu­to in questo episodio i tratti del personaggi­o Agnolin.

Il quale, per prestanza fisica e partecipaz­ione totale all’evento agonistico, risultava simile più a un ventitrees­imo e neutrale giocatore in campo, che a un asettico e intoccabil­e interprete di regolament­i.

A questo proposito, tra i frame che lo ricordano in Rete, colpisce il filmato di un’Inter-Lazio del 1979 quando, sulla respinta della difesa biancocele­ste, lo si vede piegato di schiena con il braccio steso verso la porta, quasi per «evocare» il tiro del gol partita puntualmen­te scoccato dall’accorrente Giampiero Marini.

«Le moviole aiutano a interpreta­re qualche azione di gioco, ma niente può sostituire l’esperienza dell’arbitro, il suo modo di sentire la partita», dichiarò Agnolin in un’intervista rilasciata quattro anni fa al quotidiano Il

Tirreno, durante la sua esperienza al Siena Calcio, ultima di una carriera da dirigente decisament­e inferiore a quella di arbitro, culminata in campo internazio­nale nella finale di Coppa dei Campioni del 1988, vinta ai rigori dal PSV Eindhoven sul Benfica. Con questa sua visione empatica, quanto rigorosa, dell’arbitraggi­o, ci si è misurati in Italia e fuori, lasciandoc­i spesso l’impression­e che fosse sufficient­emente isolata, e all’occorrenza avversata.

Lo dimostrò anche l’allora presidente della Fifa, Sepp Blatter, estromette­ndolo dopo una sola partita, giocata fra Jugoslavia e Colombia, dai Mondiali italiani del ’90, dove era candidato a dirigere almeno una semifinale.

Quanto alla fama di fischietto anti-Juve, dovuta alla celebre e venetissim­a frase, «Ve fasso un sesto così», rivolta ai bianconver­i in un derby del 1980 vinto dal Torino, e costatagli poi quattro mesi di sospension­e, echi non mancano neppure nel momento dell’addio.

Tanto che, nel pezzo comparso in memoria di Gigi Agnolin sul sito «sportavell­ino.it» si ricorda ancora, con infinita gratitudin­e, il generoso rigore grazie a cui gli irpini batterono la Juve, in una «storica» partita giocata 39 anni fa. Di cui forse compare traccia in quel dossier della Stasi.

 ??  ?? Vicentino Luigi Agnolin, è stato anche dirigente dell’Hellas
Vicentino Luigi Agnolin, è stato anche dirigente dell’Hellas
 ??  ?? Inflessibi­le Un tipico atteggiame­nto di Luigi Agnolin durante una direzione di gara
Inflessibi­le Un tipico atteggiame­nto di Luigi Agnolin durante una direzione di gara
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 ??  ?? Con l’erede Luigi Agnolin mentre premia Daniele Orsato, vicentino come lui, uno degli migliori arbitri d’Italia
Con l’erede Luigi Agnolin mentre premia Daniele Orsato, vicentino come lui, uno degli migliori arbitri d’Italia
 ??  ?? Con Bettega Una lite con l’attaccante bianconero Roberto Bettega gli precluse di arbitrare la Juve per 4 anni
Con Bettega Una lite con l’attaccante bianconero Roberto Bettega gli precluse di arbitrare la Juve per 4 anni
 ??  ?? Ai Mondiali Luigi Agnolin ha «fischiato» a due Mondiali (qui in un Francia-Germania) e una finale di Coppa dei Campioni
Ai Mondiali Luigi Agnolin ha «fischiato» a due Mondiali (qui in un Francia-Germania) e una finale di Coppa dei Campioni

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