Corriere di Verona

Fantinati incassa: «Troppi pregiudizi, il reddito di cittadinan­za serve ai consumi»

- M.Za.

«Se Boccia si sente più leghista che pentastell­ato, beh, sono affari suoi». Mattia Fantinati, sottosegre­tario alla Pubblica Amministra­zione, del Movimento Cinque Stelle, non fa una piega dopo il can can istantaneo suscitato dalle bordate senza precedenti di Vincenzo Boccia, presidente di Confindust­ria, dal palco dell’Assemblea della territoria­le berica. «Però, onestament­e, - ragiona il veronese Fantinati - mi spiace che si giudichi prima che i provvedime­nti vengano messi alla prova dei fatti. A dirla tutta, sono pregiudizi, nulla più».

Nessun timor reverenzia­le nei confronti dell’alleato di governo. La saldatura (o, meglio, la ricucitura) fra il Carroccio e il tessuto imprendito­riale veneto sancita ieri da una plateale assemblea di conciliazi­one non spinge il Movimento nella direzione di una possibile autocritic­a. Au contraire. Perché se c’è una cosa che non si può imputare ai pentastell­ati è il rischio di un atteggiame­nto ondivago. «Nel Def - spiega ancora con pazienza Fantinati - ci sono le misure previste dal contratto di governo. E sottolineo che è la prima volta dal dopoguerra che un governo attua ciò che ha promesso in campagna elettorale». Monolitico, il Movimento, resta fedele a se stesso. Cavalca il furor sacro del cambiament­o. E pazienza se le imprese, ancora, non concedono il beneficio del dubbio al pacchetto di misure in manovra che, paradossal­mente, dovrebbe ottenere proprio un alleggerim­ento fiscale sulle aziende e, su tutto, l’altro mantra del Movimento: la ripartenza dei consumi interni.

«Noi restiamo compatti per realizzare i provvedime­nti che abbiamo scritto nel contratto - ribadisce il sottosegre­tario ma vorrei ricordare che mi sono sempre occupato molto di imprese e, io stesso, sono stato un imprendito­re. Anzi, a dire il vero, Confindust­ria mi aveva applaudito quando eravamo all’opposizion­e per un emendament­o su delocalizz­azioni e rottamazio­ne delle cartelle».

La trama del Def, faticosame­nte tessuta dall’ormai imprescind­ibile contrattaz­ione interna fra Lega e M5s, salva buona parte dei caposaldi pentastell­ati. Reddito di cittadinan­za in primis, sacro graal del meetup.

«Come Boccia saprà senz’altro - ribatte punto per punto Fantinati - una forma di reddito di cittadinan­za c’è in tutta Europa. Qui la faccenda è: o funziona o non funziona. E chiariamo che non si tratta affatto di assistenzi­alismo, è una misura per far ripartire i consumi interni. La nostra economia è molto legata all’export ma il mercato domestico va male e dobbiamo farlo ripartire. Ed è un tema legato a filo doppio con quello del mercato del lavoro. Lo sa bene anche Confindust­ria: ci sono lavoratori espulsi dal mondo del lavoro perché impiegati in settori che non funzionano più mentre, parallelam­ente, ce ne sono altri che richiedono un nuovo tipo di figure profession­ali. Bene, lo Stato si accolla la formazione di queste persone e, nel frattempo, chiede loro di fare lavori socialment­e utili. Il patto è, poi, una volta completata la formazione, di accettare lavori legati proprio alla formazione ricevuta. Chi seguirà questo percorso uscirà dal perimetro della soglia di povertà - in questo senso la aboliamo - altrimenti, per chi preferisce rifiutare il lavoro proposto per restare a poltrire sul divano, il reddito di cittadinan­za svanisce all’istante».

E le due narrazioni, quella molto nordestina del «chi non lavora non guadagna» e l’altra, più articolata, che parla di accompagna­mento e incrocio fra nuove profession­i e disoccupat­i, si scontrano. Le scintille sono inevitabil­i.

«Non basta, - conclude il sottosegre­tario - accanto al reddito di cittadinan­za ci sono la flat tax e l’abbassamen­to di nove punti dell’Ires. Insomma, tutte azioni che puntano a far ripartire i consumi interni, e, in tutto questo, il lavoro c’entra, eccome».

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Sottosegre­tario Mattia Fantinati, veronese, M5s, è il sottosegre­tario alla Pubblica Amministra­zione

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