Corriere di Verona

Un mese dal diluvio «Stop ai vigneti lungo gli argini»

Si contano ancora i danni, Negrar il comune più colpito

- Alessio Corazza

C’è una fascia di rispetto di 6 metri dagli argini, dovremo essere più severi

Anche ieri, primo ottobre, a Verona ha piovuto. Ma nulla a confronto di quanto accaduto un mese prima, il primo settembre, quando uno dei più intesi nubifragi che si siano mai visti da queste parti si è abbattuto prima sulla Valpolicel­la, poi sulla città e infine sull’Est Veronese.

La conta dei danni è ancora in corso. Il Comune di Verona ha allestito uno specifico ufficio, a Santissima Trinità, per i privati che hanno subito danneggiam­enti. C’è tempo fino al 17 ottobre per presentare le richieste, corroborat­e da preventivi e eventuali fatture. Al primo censimento «speditivo» quelle pervenute sono state 150, per alcune centinaia di migliaia di euro, mentre il Comune stesso ha quantifica­to danni per 1,5 milioni. «Su mia richiesta la giunta ha stanziato 150 mila euro per i primi interventi urgenti in seconda, sesta e ottava circoscriz­ione», sottolinea l’assessore ai Lavori pubblici Marco Padovani. In lungadige Attiraglio, dove le casette basse vicino all’ospedale di Borgo Trento erano finite sott’acqua per la tracimazio­ne del progno che scende da Avesa, il Genio Civile ha avviato «lavori di soma urgenza» per un importo da 100 mila euro, che termineran­no a metà mese. L’assessore alla Sicurezza, Daniele Polato, ricorda invece che è partito «un monitoragg­io anche sui fondi dei privati, che sono obbligati anche loro a fare manutenzio­ne, perché a valle poi abbiamo trovato molto materiale».

Dei 15 Comuni veronesi coinvolti, quello di Negrar è stato sicurament­e il più colpito, specialmen­te nelle frazioni di Santa Maria e di Arbizzano. Il conto provvisori­o porta a danni per sei milioni di euro, di cui 3,9 milioni per richieste da 312 privati, 1,5 milioni da 44 aziende e 600 mila euro per il patrimonio pubblico. Dopo la dichiarazi­one dello stato di crisi da parte della Regione Veneto, si attende ora il timbro della presidenza del consiglio, chiamata a stanziare i fondi per i rimborsi. «Un evento da 185 millimetri d’acqua in due ore e un quarto qui non le aveva mai viste nessuno - dice il sindaco Roberto Grison - Poi, se ci fosse stato un minor consumo di territorio agricolo, minore cementific­azione negli anni passati, chissà se il risultato sarebbe stato diverso. Magari c’è qualche agricoltor­e che ha interatto una prognola per far spazio a un nuovo filare di vite. Di certo, oggi, tocca anche a loro essere sentinelle del territorio».

C’è chi, alla luce di quanto successo il primo settembre, ha tentato di dare anche una lettura più ottimistic­a. L’associazio­ne Pescatori della provincia di Verona, che conosce ovviamente molto bene i corsi d’acqua, ha provato a fare un confronto con i nubifragi del 2013 nei bacini Fibbio - Antanello e Tramigna Alpone che ebbero conseguenz­e ben più gravi, pur con meno acqua caduta. «Ci sarebbero state tutte le premesse per un bis ben più violento, eppure non è successo», hanno scritto in una nota su Facebook, in cui ringrazian­o il consorzio di bonifica che «ha motorizzat­o le paratie e messo in atto piani di allerta efficaci, tra cui l’abbassamen­to dei livelli in via preventiva, che hanno permesso a molte più famiglie di andare a dormire all’asciutto, rispetto al 2013».

Rimane ancora molto da fare, come riconosce lo stesso Consorzio Alta Pianura Veneta, che sta completand­o la costruzion­e dei bacini di laminazion­e a monte. «Ma quelli servono per le alluvioni e quella del primo settembre non lo è stata», precisa il presidente Silvio Parise. Non sono mancate le polemiche sulle manutenzio­ne dei corsi d’acqua, molti dei quali sono esondati e Parise ha intenzione di imporre ora una nuova linea: «Noi la pulizia l’avevamo fatta, nella parte a valle spiega - mentre la parte a monte non era stata altrettant­o ben manutenuta. Va va detto che molti agricoltor­i hanno piantato vigne in fregio agli argini, quando c’è una fascia di rispetto di sei metri, cosa che rende molto difficile intervenir­e. Su questo dovremo iniziare davvero a essere più severi».

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 ??  ?? A destra il giorno del nubifragio, a Soave
A destra il giorno del nubifragio, a Soave
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Dopo il diluvio A sinistra i lavori «di somma urgenza» in lungadige Attiraglio

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