Corriere di Verona

Gli abusi al Provolo Prima condanna, 10 anni al sagrestano

Abusi in Argentina: restano imputati il veronese don Corradi e altri due

- Laura Tedesco

Scandalo abusi in Sudamerica: il caso Provolo sfocia nella prima condanna. A due anni dalle decine di denunce e dai clamorosi arresti che hanno costretto a chiudere a Mendoza l’Istituto per ragazzi sordomuti (la cui sede madre è a Verona), scatta in Argentina la prima sentenza. Dieci gli anni di carcere inflitti al sagrestano Jorge Bordón.

Scandalo abusi in Sudamerica: per il caso Provolo arriva la prima condanna. A due anni esatti dalle decine di denunce e dai clamorosi arresti che hanno costretto a chiudere a Mendoza l’Istituto per bambini e ragazzi sordomuti (la cui sede madre è a Verona), scatta in Argentina la prima sentenza. E per il laico Jorge Bordón, ex dipendente amministra­tivo con funzioni di sagrestano, la pena da scontare dietro le sbarre del carcere di Boulogne Sur Mer ammonterà a dieci anni di reclusione.

Decisiva, per lui, la scelta di confessare i soprusi di cui lo accusavano gli inquirenti: una mossa che gli ha permesso di svincolars­i dalla sorte degli altri tre imputati (tra cui il prete veronese di 83 anni Nicola Corradi) nei cui confronti sta per prendere il via un autentico mega processo, non solo dal punto di vista giudiziari­o ma anche mediatico. Detenuto dal novembre del 2016, Bordón ha 55 anni e ha ammesso responsabi­lità in 11 episodi di molestie ai danni di 5 vittime. Una confession­e che gli ha garantito lo «sconto» di pena di un terzo grazie al rito abbreviato uscendo anzitempo dall’imminente processo a cui dovranno difendersi dalla sua stessa accusa, oltre a don Corradi, l’altro dipendente amministra­tivo laico Armando Gómez e il sacerdote Horacio Corbacho. «La sua confession­e conferma che le vittime dicono la verità», ha commentato uno degli avvocati di parte civile, il legale, Sergio Salinas. La confession­e di Bordón è stata ufficializ­zata alla presenza anche degli altri tre imputati giunti in tribunale scortati dalla polizia. In aula, ancor prima il giudice Marcelo Gutiérrez del Barrio procedesse alla lettura dei fatti che venivano contestati ai quattro accusati, l’avvocato difensore di Bordón (Maximilian­o Legrand) e il pubblico ministero che istruisce la causa (Gustavo Stroppiana) hanno comunicato davanti al magistrato l’accordo sulla condanna in abbreviato. «Abbiamo concordato il minimo legale della pena - ha reso noto alle parti il legale del sagrestano -. Si tratta di una pena che vale come un beneficio per l’imputato, perché il processo presenta accuse molto rilevanti e in base a cui ci si aspetta che ci siano condanne pesanti. Inoltre, nel concordare il giudizio abbreviato, abbiamo risparmiat­o all’imputato il giudizio in aula e la relativa possibilit­à di una condanna più elevata», ha aggiunto ancora l’avvocato Legrand, che ha anche precisato che il massimo previsto dalla legge per questi delitti è di 50 anni di reclusione. «Quello che si preannunci­a è un processo traumatico, il mio cliente ha quindi preferito evitarlo». Anche perché tra 3 anni, scontato un terzo della pena, otterrà i domiciliar­i.

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Condannato Il laico Jorge Bordón, ex dipendente amministra­tivo

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