Crisi nera, ultima chiamata per D’Anna
Il Chievo va ko anche col Toro, il tecnico salvo solo facendo punti a San Siro con il Milan
I rumors
Se D’Anna perderà il posto pronti Nicola, Di Carlo o Iachini. Difficile l’ipotesi Ventura
Sarà a San Siro, col Milan, fra cinque giorni, in quella che è la trasferta maledetta per eccellenza — 16 precedenti, 14 vittorie rossonere e due pari — l’ultima chiamata per Lorenzo D’Anna.
Archiviato il ko di domenica col Torino, in un match che al netto dei primi venticinque minuti ha confermato tutte le fragilità di una squadra indebolita rispetto all’anno scorso, il Chievo ha deciso di confermare lo staff tecnico almeno sino a lì, cioè a Milano. Anche se lo 0-1 inflitto a Sorrentino e soci da un Toro spento e scosso solo dai cambi — Iago e Zaza, l’autore del gol — ha ulteriormente peggiorato la situazione del club della Diga, ora a 7 punti dalla quartultima e con spiragli duri a vedersi. Morale? Eventuali decisioni drastiche sono rimandate alla sosta. Con il capitolo degli allenatori liberi, sullo sfondo, che tiene banco. Il candidato in cima alla lista, in questo momento, qualora D’Anna dovesse pagare per primo lo scotto di quest’avvio balordo, è Davide Nicola, lui che nel curriculum ha quella insperata salvezza raggiunta col Crotone due stagioni orsono. A ruota compaiono due ex, Beppe Iachini e Mimmo Di Carlo. Più defilato Gianni De Basi. Mentre la chiacchiera sull’ex ct azzurro Giampiero Ventura sembra una pista improbabile per tanti motivi, a partire dal budget economico che la scelta richiederebbe.
A Ventura semmai, voce di queste ore, sta pensando il Frosinone, deluso dall’incipit di Longo, cui sarà concesso in appello il match di venerdì proprio col Toro: parliamo di un club, il Frosinone, attualmente in una situazione molto simile a quella del Chievo e va detto che pure Nicola e De Biasi sono accostati ai ciociari. Il tempo comunque stringe. Il ds Giancarlo Romairone dice: «L’ultima prestazione col Torino è stata per certi versi migliore, s’è vista la voglia di reagire, però purtroppo non è bastato. Viviamo una fase in cui la squadra ancora non riesce a esprimere al meglio i suoi valori, valori che alla lunga pensiamo possano emergere. Tutti dobbiamo lavorare sempre di più e sempre più duramente perché, chiaramente, bisogna accorciare i tempi e fare risultati». Dopo aver bussato al Milan, il Chievo avrà quindici giorni per preparare le quattro partite più importanti della sua stagione. Ossia la casalinga con l’Atalanta (21 ottobre), la trasferta di Cagliari (domenica 28) e le altre due tra le mura amiche, in fila, contro Sassuolo e Bologna (4 e 11 novembre). Partite in cui il Chievo non potrà permettersi di perpetuare il passo di oggi, pena l’arrivare a dicembre con l’acqua già alla gola.
Il trend odierno, del resto, ritaglia un orizzonte da retrocessione inesorabile con due punti in sette uscite. Con tutto quel contorno di statistiche impietose: quattro match chiusi senza segnare nemmeno una rete (Empoli, Udinese, Genoa, Toro) e solo uno (Empoli, 0-0) finito senza gol al passivo. È il volto numericamente pallido, pallidissimo di una squadra che domenica va al Meazza, sponda Milan, là dove non raccoglie punti da quattordici anni (28 marzo 2004, finì 2-2, da allora sulla ruota di Milan-Chievo è sempre e solo uscito il segno 1). Una squadra che in queste ore guarderà a Giaccherini, uno dei pochi, forse l’unico riferimento offensivo sin qui: è uscito anzitempo col Torino per un guaio muscolare e se il dolore sarà ancora lì, oggi si sottoporrà agli accertamenti medici del caso.