Dozier in Comune: «Mi avete liberato, fu un miracolo»
Il sindaco era Gabriele Sboarina, quota Dc. I brigatisti, per rapire il generale americano James Lee Dozier, si finsero idraulici. Durò una quarantina di giorni, dal 17 dicembre ’81 al 28 gennaio ’82. «C’è una famiglia che viveva nel mio palazzo, in Lungadige Catena, che conserva ancora tutti gli articoli di giornale dal giorno del sequestro a quello della liberazione a Padova. Dopo il blitz dei Nocs mia moglie mi raccontò dei tanti veronesi che in quei quaranta giorni l’avevano fermata per strada per farle forza e chiederle se avesse bisogno di qualcosa. Sono qui per ringraziare loro e tutti quelli che lavorarono per restituirmi la libertà: è successo quasi 40 anni fa ma non lo dimentichiamo mai».
Ufficio del sindaco Federico Sboarina, ieri mattina, il generale Dozier oggi ha 87 anni, vive in Florida con la famiglia e non c’è un grammo di lucidità andato perso. «Torno in Italia con mia moglie quasi ogni anno per dire “grazie” e ci tenevo a farlo per la prima volta in Comune con il sindaco». Sindaco, Federico Sboarina, che all’epoca del rapimento di Dozier aveva dieci anni: «Ho presente il clima di apprensione, così come il sollievo e la gioia dopo la liberazione di Dozier, avvenimento che resterà indelebile nella memoria cittadina; ne parlavo l’altro giorno anche col prefetto Salvatore Mulas: uno dei suoi primi incarichi da agente fu proprio legato al rapimento di Dozier».
Lui, Dozier, già combattente in Vietnam, era comandante Nato per l’Europa meridionale, di stanza a Verona, e il suo sequestro è considerato l’inizio del declino delle Brigate Rosse. «La mia Verona dell’epoca? L’opera in Arena, dove conobbi Pavarotti, il jogging ogni mattina lungo il fiume e sempre lì, lungo l’Adige, le caldarroste». Il sequestro: «Mi trattarono umanamente, anche s’ero legato e una tenda m’impediva di distinguere fra giorno e notte. Quell’appartamento di Padova è stato poi comprato da un ingegnere elettronico, ci siamo conosciuti, ho una foto di mia moglie nella stanza dove fui prigioniero». Le indagini che portarono alla liberazione di Dozier le coordinò Guido Papalia, ex procuratore capo qui a Verona, insieme al capo dell’Ucigos, Umberto Improta: «Papalia lo vedo ogni volta che torno in Italia. Alla prima conferenza stampa ringraziai lui e tutto il vostro Paese. So bene che liberarmi – dice Dozier – fu quasi un miracolo».