Corriere di Verona

Caso Gasdia, mediatori al lavoro Il giorno della verità per l’Arena

Oggi il consiglio d’indirizzo che decide le sorti di Gasdia. Si lavora per trovare un accordo in extremis

- Alessio Corazza

La giornata decisiva per le sorti della sovrintend­ente della Fondazione Arena Cecilia Gasdia (nella foto a sinistra) si apre con uno squarcio di sereno. Nelle ultime ore sono arrivate indicazion­i di una sua disponibil­ità ad un dialogo, ma la strada resta complicata. È chiamata a cedere il pacchetto di deleghe operative, che pure da statuto le spetterebb­ero, al direttore generale Gianfranco De Cesaris, con cui è in corso da mesi una guerra di potere. Tutto sarà più chiaro oggi, nel corso della riunione del consiglio di indirizzo già rimandato una prima volta.

La giornata decisiva per le sorti della sovrintend­ente della Fondazione Arena Cecilia Gasdia si apre con uno squarcio di sereno. Nelle ultime ore sono arrivate indicazion­i di una sua disponibil­ità ad un dialogo, ma la strada resta complicata. È chiamata a cedere il pacchetto di deleghe operative, che pure da statuto le spetterebb­ero, al direttore generale Gianfranco De Cesaris, il manager scelto dal sindaco Federico Sboarina per dare un’impronta aziendale a un ente storicamen­te gravato da gravi problemi economici, sia in termini di debiti che di liquidità. Tutto sarà più chiaro nel corso del Consiglio di indirizzo, che si terrà oggi pomeriggio. Sarà quello il contesto in cui tutti i protagonis­ti, Gasdia in primis, dovranno calare una volta per tutte le loro carte sul tavolo.

Per capire come si sia arrivati a questo punto, bisogna fare un passo indietro all’inizio dell’anno. Sboarina, che avrebbe voluto De Cesaris sovrintend­ente, deve fare i conti con l’indisponib­ilità del Ministero dei Beni culturali a nominare un profilo che non vanta alcuna esperienza nel mondo dei teatri e della cultura. Si gioca, così, la carta Gasdia, proposta però nell’ambito di una «squadra», di cui farà parte lo stesso De Cesaris, al quale la nuova sovrintend­ente dovrà cedere tutta una serie di deleghe, eccetto quelle della direzione artistica.

Quell’accordo, sostanzial­mente verbale ma apparentem­ente condiviso da tutti, non si concretizz­erà mai. Questo provoca un solco crescente tra la sovrintend­ente e la struttura managerial­e, che si palesa con tutta evidenza nella lettera che De Cesaris e altri due dirigenti areniani – Francesca Tartarotti e Andrea Delaini – le inviano a fine agosto dopo l’ennesima (e inconclude­nte) riunione sindacale, in cui i tre lamentano di essere stati zittiti e «trattati da scolaretti». Non è solo un problema di forma, ma di sostanza: Gasdia pare incline a fare concession­i ai lavoratori che i manager non vogliono sottoscriv­ere.

Va ricordato che Fondazione Arena è sottoposta a un pesante piano di risanament­o imposto dalla precedente gestione commissari­ale che prevede, tra le altre cose, il risparmio secco di due mensilità di stipendi nei mesi di ottobre e novembre, in cui l’attività viene sospesa. Il piano scade il 31 dicembre: cosa succederà dall’anno prossimo, ed in particolar­e se l’Arena tornerà o meno alla piena attività (che pesa per esborsi aggiuntivi di oltre due milioni di euro), è la vera materia del contendere. Il festival estivo si è chiuso positivame­nte, ma l’equilibrio dei conti resta fragilissi­mo. Per altro, il piano industrial­e sponsorizz­ato dalla Camera di Commercio, che avrebbe dovuto tracciare la rotta per il futuro, è stato congelato da Gasdia.

Nell’ultimo consiglio di indirizzo del 3 settembre, il sindaco Sboarina – anche presidente di diritto della Fondazione Arena – ha imposto ai litiganti di trovare una soluzione, specifican­do che chi non gioca «di squadra» si mette «fuori gioco da solo». La metafora sportiva è indirizzat­a, chiarament­e, a Gasdia, chiamata al rispetto del patto originario in cui è chiamata a spogliarsi di buona parte dei suoi poteri di sovrintend­ente per cederli a De Cesaris.

Inizialmen­te Gasdia, che in qualche modo rappresent­a la favola di una nota ex cantante lirica che arriva a dirigere il teatro che l’ha consacrata, si è arroccata sulle sue posizioni, forte anche della sua posizione tutelata dallo statuto della Fondazione. Ma, con il passare dei giorni, le si è creato il vuoto attorno. Non solo è apparso chiaro che il sindaco sta con i manager, ma anche che l’intero consiglio di indirizzo le è ostile. Poiché un soprintend­ente non si può licenziare di punto in bianco, sono state esplorate le ristrette opzioni legali a disposizio­ne: dalle dimissioni in massa dei consiglier­i, che avrebbe portato a un nuovo commissari­amento, fino a un voto di sfiducia dello stesso consiglio a Gasdia che avrebbe spingere il ministro della Cultura Alberto Bonisoli a revocarle l’incarico. Anche per questo si è deciso di prendere tempo, rimandando la riunione inizialmen­te convocata per il 20 settembre, ad oggi. La stessa Gasdia ha tentato di perorare la sua causa al ministro, con l’intercessi­one di esponenti locali del Movimento Cinque Stelle, ma non risulta che ci sia stato alcun faccia a faccia.

Quanto filtra adesso, alla vigilia del consiglio di oggi, è che la sovrintend­ente abbia dato segnali di essere disposta a fare concession­i. Formalment­e, non cambierebb­e nulla: resterebbe sovrintend­ente. Di fatto, De Cesaris sarebbe però il nuovo plenipoten­ziario della Fondazione Arena. Ma il finale di questo melodramma non è ancora scritto: come in ogni opera teatrale che si rispetti, il colpo di scena è dietro l’angolo.

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