Corriere di Verona

REDDITO E LAVORO: LA VERA VIA

- Paolo Costa di

Il Presidente del Consiglio Conte ha convocato nei giorni scorsi le grandi imprese pubbliche per invitarle ad accelerare investimen­ti e assunzioni nell’evidente intento di colorare di una tinta più accettabil­e ai sottoscrit­tori dei titoli del nostro debito pubblico e all’Unione Europea la manovra di economia e finanza per il prossimo triennio. Mossa meritoria, ma dal valore, quantitati­vamente, poco più che simbolico. Mossa che si sarebbe rivelata di ben altro spessore se l’invito fosse stato rivolto alla moltitudin­e delle piccole medie imprese che costituisc­ono l’osso e la polpa dell’economia italiana. Imprese, con quelle del Nordest in prima fila, che nella maggior parte dei casi sono sopravviss­ute alla crisi auto addestrand­osi alla scuola dei mercati internazio­nali sui quali ogni giorno sgomitano tra competitor­i di ogni parte del mondo.

Si sarebbe sentito dire che la disponibil­ità ad investire e ad assumere c’è, ma che attende per esprimersi di poter contare, oltre che sulle «solite» riforme (pubblica amministra­zione da efficienta­re, giustizia da accelerare, etc), che non vorrebbero fossero sparite dall’agenda politica, su un alleggerim­ento del carico fiscale –almeno sotto forma di riduzione del cuneo sul costo del lavoro—e sugli investimen­ti pubblici nelle infrastrut­ture necessarie ad aumentarne produttivi­tà interna e competitiv­ità esterna.

Un miliardo da spendere, senza poterlo spendere. Causa i vincoli del patto di stabilità. Parliamo degli avanzi di amministra­zione della Regione Veneto che, però, inizia a intraveder­e uno spiraglio di speranza. A spiegare la vicenda dei fondi «congelati» era stato qualche giorno fa il vice governator­e e assessore al Patrimonio Gianluca Forcolin. Sul tema, ora, interviene anche Simonetta Rubinato, già parlamenta­re del Pd e presidente di Veneto Vivo, particolar­mente attenta alle dinamiche regionali. «Credo che l’assessore Forcolin farebbe bene a leggere le sentenze della Corte Costituzio­nale, così comprender­ebbe che l’avanzo di amministra­zione regionale per investimen­ti ed opere pubbliche utili al Veneto avrebbe già potuto spenderlo». L’attacco di Rubinato prosegue citato un esempio concreto, e vicino: il Friuli Venezia Giulia, regione «amica» a trazione leghista col presidente Massimilia­no Fedriga che ha sbloccato 203 milioni di euro. Come a dire che il Veneto assetato di autonomia non spende ciò che già potrebbe spendere. Ribatte, punto per punto, lo stesso Forcolin: «È vero che la sentenza della Consulta dice che gli avanzi regionali si possono sbloccare ma è altrettant­o vero che sulla mia scrivania c’è una circolare del Mef, il ministero per l’Economia e le Finanze, che fa appello al senso di responsabi­lità delle amministra­zioni regionali. Qui parliamo complessiv­amente di 20 miliardi fermi nelle casse regionali, usandoli per assurdo tutti e 20 i conti con cui il Paese si presenta in Europa si sballerebb­ero del tutto. Noi chiediamo di poterne usarne una piccola percentual­e». E il riferiment­o normativo è la 196 del 2009 in cui si prevede che il Mef abbia facoltà di fermare l’attuazione di provvedime­nti che «rechino danno agli obiettivi di finanza pubblica».

E sul caso friulan-giuliano, va detto che l’assestamen­to di bilancio è impugnabil­e dalla presidenza del Consiglio dei Ministri entro oggi. «Se il Governo non impugnerà, - conclude Forcolin - procederem­o». Ieri il ministro Erika Stefani ha annunciato per domani una Conferenza StatoRegio­ni straordina­ria per confermare lo sblocco. E gli alleati di governo che dicono? «Si tratta di una misura - dice Raphael Raduzzi, M5s ,Commission­e Bilancio alla Camera - per dare spazio alle Regioni virtuose». (m.za.)

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Vice governator­e Gianluca Forcolin

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