REDDITO E LAVORO: LA VERA VIA
Il Presidente del Consiglio Conte ha convocato nei giorni scorsi le grandi imprese pubbliche per invitarle ad accelerare investimenti e assunzioni nell’evidente intento di colorare di una tinta più accettabile ai sottoscrittori dei titoli del nostro debito pubblico e all’Unione Europea la manovra di economia e finanza per il prossimo triennio. Mossa meritoria, ma dal valore, quantitativamente, poco più che simbolico. Mossa che si sarebbe rivelata di ben altro spessore se l’invito fosse stato rivolto alla moltitudine delle piccole medie imprese che costituiscono l’osso e la polpa dell’economia italiana. Imprese, con quelle del Nordest in prima fila, che nella maggior parte dei casi sono sopravvissute alla crisi auto addestrandosi alla scuola dei mercati internazionali sui quali ogni giorno sgomitano tra competitori di ogni parte del mondo.
Si sarebbe sentito dire che la disponibilità ad investire e ad assumere c’è, ma che attende per esprimersi di poter contare, oltre che sulle «solite» riforme (pubblica amministrazione da efficientare, giustizia da accelerare, etc), che non vorrebbero fossero sparite dall’agenda politica, su un alleggerimento del carico fiscale –almeno sotto forma di riduzione del cuneo sul costo del lavoro—e sugli investimenti pubblici nelle infrastrutture necessarie ad aumentarne produttività interna e competitività esterna.
Un miliardo da spendere, senza poterlo spendere. Causa i vincoli del patto di stabilità. Parliamo degli avanzi di amministrazione della Regione Veneto che, però, inizia a intravedere uno spiraglio di speranza. A spiegare la vicenda dei fondi «congelati» era stato qualche giorno fa il vice governatore e assessore al Patrimonio Gianluca Forcolin. Sul tema, ora, interviene anche Simonetta Rubinato, già parlamentare del Pd e presidente di Veneto Vivo, particolarmente attenta alle dinamiche regionali. «Credo che l’assessore Forcolin farebbe bene a leggere le sentenze della Corte Costituzionale, così comprenderebbe che l’avanzo di amministrazione regionale per investimenti ed opere pubbliche utili al Veneto avrebbe già potuto spenderlo». L’attacco di Rubinato prosegue citato un esempio concreto, e vicino: il Friuli Venezia Giulia, regione «amica» a trazione leghista col presidente Massimiliano Fedriga che ha sbloccato 203 milioni di euro. Come a dire che il Veneto assetato di autonomia non spende ciò che già potrebbe spendere. Ribatte, punto per punto, lo stesso Forcolin: «È vero che la sentenza della Consulta dice che gli avanzi regionali si possono sbloccare ma è altrettanto vero che sulla mia scrivania c’è una circolare del Mef, il ministero per l’Economia e le Finanze, che fa appello al senso di responsabilità delle amministrazioni regionali. Qui parliamo complessivamente di 20 miliardi fermi nelle casse regionali, usandoli per assurdo tutti e 20 i conti con cui il Paese si presenta in Europa si sballerebbero del tutto. Noi chiediamo di poterne usarne una piccola percentuale». E il riferimento normativo è la 196 del 2009 in cui si prevede che il Mef abbia facoltà di fermare l’attuazione di provvedimenti che «rechino danno agli obiettivi di finanza pubblica».
E sul caso friulan-giuliano, va detto che l’assestamento di bilancio è impugnabile dalla presidenza del Consiglio dei Ministri entro oggi. «Se il Governo non impugnerà, - conclude Forcolin - procederemo». Ieri il ministro Erika Stefani ha annunciato per domani una Conferenza StatoRegioni straordinaria per confermare lo sblocco. E gli alleati di governo che dicono? «Si tratta di una misura - dice Raphael Raduzzi, M5s ,Commissione Bilancio alla Camera - per dare spazio alle Regioni virtuose». (m.za.)