Conte: «Avanti con l’autonomia»
Presto la bozza in Consiglio dei ministri. Il costituzionalista Bertolissi: «Quota tasse al Veneto? Legittima» Premier determinato, ma Salvini avverte: «C’è qualche collega pentastellato che frena»
«Nel contratto di governo c’è grande attenzione per questa prospettiva di maggiore e concordata autonomia e il Veneto è a buon punto». Così il presidente del consiglio Giuseppe Conte, nelle cui mani il ministro per gli Affari regionali Erika Stefani recapiterà a giorni la bozza d’intesa sull’autonomia. Ma il suo vice, Matteo Salvini, avverte: «Alcuni ministri del Movimento 5 Stelle non vogliono cedere competenze».
«Da parte di tutti i colleghi VENEZIA è ferma la volontà di rispettare il contratto di Governo». Il ministro per gli Affari regionali Erika Stefani l’ha detto ieri, nella sua intervista al Corriere del Veneto, ammettendo però che non tutti hanno mostrato in questi mesi di lavoro matto e disperatissimo la sua stessa determinazione («Ma si sa - ha sorriso - io sono leghista e sono veneta...»). Alla vigilia della consegna nelle mani del premier Giuseppe Conte della bozza d’intesa tra lo Stato e la Regione sull’autonomia, le sue parole suonano come un avviso ai naviganti e certo assumono un peso ancor più grave se accostate a quanto dice oggi il vicepremier Matteo Salvini: «Noi e i Cinque Stelle abbiamo posizioni differenti sull’autonomia. Io l’accordo con Zaia l’avrei già firmato - allarga le braccia il segretario della Lega - ma c’è qualche ministro del Movimento che invece non vuole cedere poteri e competenze». Nomi Salvini non ne fa ma diversi ministeri chiave per la devoluzione delle 23 competenze sono in mani pentastellate, dalla Sanità all’Ambiente, dai Beni culturali ai Trasporti; senza contare il ministero per il Sud, occupato da Barbara Lezzi.
Salvini, che riferisce di aver «incontrato lungamente Zaia giovedì a Roma», apre dunque un fronte con gli alleati, smarcandosi e costringendoli a venire allo scoperto su uno dei punti chiave del «contratto», ma allo stesso tempo promette al suo governatore: «Entro l’autunno porteremo in Consiglio dei ministri la richiesta d’autonomia del Veneto. Sarà un passaggio storico nell’anniversario del referendum. In un anno probabilmente riusciremo a fare a fare quello che non si è fatto in 40 anni di storia delle Regioni». E anche dal premier Conte arrivano rassicurazioni: «Il discorso sulle autonomie va affrontato globalmente ma ci sono Regioni, come il Veneto, che già da tempo hanno avanzato le loro richieste in un quadro rispettoso dei principi costituzionali, e ora si trovano in una fase avanzata del percorso. Nel contratto di governo c’è grande attenzione per questa prospettiva di maggiore e concordata autonomia».
Intanto con le ultime determinazioni del ministero dell’Economia inizia a delinearsi il meccanismo di finanziamento su cui si reggerebbe il trasferimento delle 23 materie chieste da Zaia (e concesse dal ministro): una compartecipazione al gettito Irpef e Iva prodotto sul territorio regionale. «Un sistema perfettamente costituzionale - spiega il professore dell’università di Padova Mario Bertolissi - perché in linea con quanto previsto dall’articolo 119 secondo cui le Regioni “dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio”. Un meccanismo che da Francesco Saverio Nitti in avanti viene indicato da tutti gli esperti di scienza delle finanze come il migliore per responsabilizzare la classe politica sull’uso delle risorse pubbliche».
Detto che le aliquote sono ancora tutte da definire, e verranno stabilite in base al costo storico (in questa prima fase, in base ai costi standard in quella successiva) solo quando si conosceranno le competenze devolute, si può dire fin d’ora che si tratta di cifre cospicue: il gettito Irpef in Veneto è di 13 miliardi l’anno (altri 5 se ne vanno in detrazioni fiscali), somma che viene interamente incassata da Roma con l’eccezione dell’addizionale “regionale” - in realtà è imposta dallo Stato - che ammonta a 830 milioni; il gettito Iva è invece di 11,5 miliardi e già esiste una forma importante di compartecipazione regionale, pari al 50% ( è la voce d’entrata tributaria più importante per l’ente). Con l’autonomia si andrebbe a incidere qui, alzando la quota di compartecipazione all’Iva ed introducendone una ex novo per l’Irpef.
L’accordo con Zaia l’avrei già firmato, ma alcuni ministri M5S non vogliono cedere poteri e competenze