«Difendo Padovani. Zelger? No agli oltranzismi» Il direttore di Verona Fedele: «Il Pd non metta in discussione la libertà di coscienza»
«Avrei critiche sui cattolici del Pd, che su questi temi non si espongono. Ma avrei critiche anche su colui che ha proposto quella mozione, Zelger, perché c’è modo e modo di esprimersi». A parlare, circa la mozione sull’aborto votata in consiglio comunale dalla Lega anche con il sì della capogruppo del Pd, Carla Padovani, è il direttore di Verona Fedele, don Stefano Origano, dal giugno scorso alla guida del settimanale diocesano.
Dice, Origano: «Su questi temi sensibili si scatenano sempre bufere anche eccessive. Credo che la libertà di coscienza non vada mai messa in discussione, soprattutto nel Pd, dove la pongono tra i principi fondamentali. Stupisce che siano stati tutti allineati, o nel condannare Padovani o nel dire ch’è stata disattenta, sciocca. Di cattolici nel Pd veronese ce ne sono: non si può rimanere sempre lì sulla soglia, se sei cattolico devi cercare di parlare».
Parla anche del consigliere leghista Alberto Zelger, Origano, e delle sue frasi choc contro donne e omosessuali: «Non sono per gli oltranzismi, su ciò vorrei essere chiaro. Non è che Zelger sia il padreterno e il fatto che “Verona Fedele” abbia preso le difese della Padovani non significa essere a favore dello stesso Zelger e contro il Pd. Abbiamo riserve su certe dichiarazioni: pur capendo le motivazioni altissime che possono esserci dietro, c’è modo e modo di esprimersi. Ci pare solo – prosegue – che quando si va su certi temi scattino meccanismi strani per cui si perdono ragionevolezza e senso del limite. Noi continuiamo a portare avanti la dottrina della chiesa sui temi etici. Ma ciò non vuol dire che dobbiamo calpestare i diritti delle persone. Serve un dialogo civile».
Dialogo che Origano vorrebbe trovare anche sui temi della famiglia. «Le frasi del ministro veronese Fontana sulle famiglie arcobaleno che non esistono? Io sono sacerdote e quando parlo della famiglia l’intendo in un certo modo. Questo però non vuol dire che tutti gli altri siano da demonizzare. Io devo cercare di vedere se nell’altra parte c’è, e c’è senz’altro, quell’elemento positivo su cui costruire la base per un dibattito. Se vedo tutto bianco o nero, far crescere la società diventa impossibile».
Intanto diventa d’attualità, a «Verona Fedele», il tema dell’ipotesi del taglio ai contributi pubblici per l’editoria, carta agitata dal governo M5S-Lega: «Il nostro contributo è di 100 mila euro. Abbiamo la base di abbonati e una Diocesi che ci ha sempre aiutati. Se dovessero tagliarlo non rischieremmo di non farcela, ma di doverci ridimensionare, per foliazione e collaboratori. Il punto è che se togliamo l’informazione limitiamo anche la democrazia».