Juwara, talento puro Per il «Guardian» tra i top 60 al mondo
La leva calcistica del 2001. C’è il figlio VERONA di Lilian Thuram, Khéphren, centrocampista del Monaco. C’è il Neymar croato, o almeno così si chiacchiera di Antonio Marin, della Dinamo Zagabria. C’è quel Rodrygo prossimo a salutare il Santos per vestire il bianco del Real Madrid. E poi, dentro i migliori sessanta giovani talenti al mondo della classe 2001, raggruppati dal quotidiano inglese The Guardian, c’è Musa Juwara. Che per raggiungere l’Italia dal Gambia si è fatto il Mediterraneo in barcone e per giocare nel Chievo ha dovuto battere la Figc al Tribunale di Potenza: revoca del tesseramento in quanto extracomunitario non accompagnato dai genitori naturali, da lì il ricorso presentato dalla madre affidataria Loredana Bruno insieme all’avvocato Vittorio Rigo e, nell’inverno scorso, l’«ok» del giudice Francesco Rossini (la chiave, spiegò Rigo, fu «l’aver fatto valere l’aspetto discriminatorio della norma: fosse stato un italiano in affidamento avrebbe potuto essere tesserato»). Da allora, 19 partite e otto gol con la Primavera del club della Diga, allenata da Paolo Mandelli. Chi è Musa? Piede mancino, veloce, buon tiro, bene nell’uno contro uno, fisicamente invece ancora «fresco» e si sa che nel calcio dei big non ci si entra senza il pass dei muscoli. Secondo il Guardian, in ogni caso, Musa nella Top 60 dei 2001 ci sta. Ancora adesso il sito online del giornale britannico lo tiene nella home page alla voce «Football». Dell’acquario italiano, Musa è il terzo «pesciolino» pescato dai media britannici: della Juve si cita la punta Nicolò Fagioli, dell’Inter Eddy Salcedo Mora, punta anche lui, in prestito dal Genoa. Dire dove possa arrivare Juwara, oggi, è esercizio impossibile. Il presente, però, è nitido: quest’estate ha fatto il ritiro con la prima squadra, vive a Veronello dove si allena con la Primavera e chissà che pure Gian Piero Ventura, ogni tanto, non gli chieda di fare un salto nel campo di là. Della serie: il tempo c’è e qualcosa sulla bontà dell’inchiesta del Guardian, prima o poi, lo potrà dire.